Il fenomeno Zemmour, candidato alla destra della Le Pen
Bugie e ricette del giornalista anti-islam e anti-immigrati che in Francia potrebbe superare la leader dell’ex Fronte Popolare, e sfidare Macron al ballottaggio
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Bugie e ricette del giornalista anti-islam e anti-immigrati che in Francia potrebbe superare la leader dell’ex Fronte Popolare, e sfidare Macron al ballottaggio
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Bugie e ricette del giornalista anti-islam e anti-immigrati che in Francia potrebbe superare la leader dell’ex Fronte Popolare, e sfidare Macron al ballottaggio
Signore e signori, ecco a voi Eric Zemmour, il ‘fenomenale fenomeno’ del baraccone politico e della campagna elettorale per la prossima conquista dell’Eliseo (10 aprile 2022). Anche se, campione di suspense, egli non si è ancora candidato ufficialmente, pur partecipando appassionatamente, anche se a modo suo, alla corsa presidenziale: attraverso i suoi interventi e i suoi libri incendiari, la sua fama di giornalista e vedette televisiva, lasciando che i sondaggi lo inseguano a perdifiato accreditandogli nel giro di pochi mesi uno spettacolare risultato al primo turno, tale da farne il duellante del capo dello Stato Emmanuel Macron, al successivo e decisivo ballottaggio. Naturalmente a spese di Marine le Pen. Lei, la ‘Giovanna d’Arco’ della destra popolare e xenofoba, ancora accreditata del 17-18 per cento; ma lui, l’ebreo che piace anche agli ultrà anti-semiti e che si considera erede della destra borghese e patriota, la tallona al 16-17 per cento. Con possibilità di un clamoroso sorpasso nei prossimi cinque decisivi mesi.
Bottino di intenzioni di voto, non si capisce ancora quanto consolidato, che Zemmour ha conquistato predicando le sue tre principali ossessioni: la Francia destinata a un declino irreversibile se non cambia decisamente rotta; criminalità e insicurezza praticamente provocate quasi per intero dai giovani immigrati di origine africana o araba; e la minaccia della ‘sostituzione’, con l’Islam già quasi in grado di occupare spazio e istituzioni della République. Tuttavia, come recita il titolo del suo ultimo pamphlet, “La France n’a pas dit son dernier mot”, la Francia non ha ancora detto la sua ultima parola, sempre che decida di sposare le sue forsennate, disumane e ultra-radicali ricette. Libro che il suo editore, Albin Michel, ha deciso di non pubblicare, così come non pubblicherà altri scritti di Zemmour, tanta è la virulenza di questo polemista del ‘Figaro’ nei confronti degli immigrati e soprattutto verso i loro figli, francesi per nascita, e in buona parte abitanti delle esplosive, isolate e degradate periferie delle grandi città (come ammesso dallo stesso governo in uno studio di due anni fa): là dove attecchisce il radicalismo islamico.
Già condannato per istigazione all’odio razziale e religioso, nonché denunciato per aggressioni sessuali, colui che si definisce ‘ebreo berbero’ per negare qualsiasi rapporto con la società araba, non si pone limiti. Fino al punto di affermare che “i datori di lavoro francesi hanno diritto di rifiutare un arabo o un nero”, e che importa se la legge non lo consente. Per Zemmour, “ogni donna col velo è una moschea ambulante”, e più in generale “Il potere è una faccenda per soli uomini”. Misogino e omofobo, oltre che razzista e islamofobo, non fa differenza alcuna fra un musulmano e un jihadista, e predica una versione decisamente distorta e provocatoria della storia. “Quando il generale Bugeaud arrivò in Algeria – ha affermato -, cominciò col massacrare i musulmani, e anche una parte degli ebrei. Ebbene, io oggi sono dalla parte del generale Bugeaud: è questo essere francese”.
L’aspetto più impressionante è che, secondo i sondaggi, tra gli elettori che già oggi lo considerano eleggibile e gli affiderebbero la guida della nazione vi sono non pochi giovani, la cosiddetta ‘génération Z”. E sembra che una parte consistente di favori la raccolga fra gli ex sostenitori post-gollisti pronti a votare quattro anni fa per F.Fillon, se questi non fosse stato travolto ed eliminato da uno scandalo pochi mesi prima delle presidenziali, spalancando i cancelli dell’Eliseo a Macron, ora in testa alle intenzioni di voto con il 25-27 per cento al primo turno, in un panorama politico sempre più frastagliato e in cui la sinistra, nelle sue varie forme, tradizionali o di nuovo populismo alla Mélenchon, rimane al palo.
Nessuno crede che in una sfida diretta potrebbe vincere contro Macron. Ma è pensabile che l’incredibile Zemmour arrivi fino al ballottaggio? I sondaggisti rimangono ancora prudenti. Anche se in evidente difficoltà, Marine Le Pen, che ha trascorso gli ultimi anni a rifarsi un’immagine più moderata e meno ‘facho”, ha ancora dalla sua carte che potrebbero rivelarsi decisive per evitare il sorpasso: la vacuità del programma del competitore (“gli slogan non riempiono i piatti dei francesi”), la fedeltà della sua base popolare, lo scarso voto femminile che il rivale di destra è in grado di raccogliere, un profilo politico-personale di Zemmour inadatto a ricoprire il ruolo di presidente della Repubblica secondo la stragrande maggioranza dei francesi. Forse sono gli stessi motivi per cui lui esita a compiere l’ultimo passo, e ufficializzare la sua partecipazione alla gara della prossima primavera.
Comunque, basti, per capire meglio il personaggio, il finale di un articolo che gli ha dedicato lo scrittore Tahar Ben Jelloun, arabo di cultura francese: “Zemmour vuol farsi passare come l’uomo che dice a voce alta quello che tanti francesi pensano senza osare dirlo. Anche se per farlo distorce la Storia. Per esempio quando afferma che il maresciallo Pétain avrebbe ‘protetto gli ebrei’ durante l’occupazione tedesca, dimenticando che fu il suo primo ministro, Laval, a organizzare nel luglio 1942 la retata di 13.152 ebrei di origine straniera, di cui 4.115 bambini: consegnati ai nazisti, che li spedirono tutti nelle camere a gas”.
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