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Alessandro Speziali, presidente del PLR ticinese, ha rilasciato sabato 25 giugno una articolata intervista al quotidiano “La Regione”, che gli ha posto alcune domande a proposito della vicenda delle tasse di circolazione, oramai a tutti nota.

Speziali spazia in argomentazioni che riaffermano concetti assoluti e di peso come la “responsabilità”, lo “spirito critico”, la “sostenibilità”, le preoccupazioni per il calo del gettito fiscale, eccetera. 

Afferma, sempre il presidente del PLR, che i liberali vogliono abbassare le imposte (non è una novità), ma vogliono farlo “bene” (ma per chi?),  vogliono “mantenere i posti di lavoro e rendere la vita meno cara” (ma finora con scarsi risultati), vogliono “sgravare le aziende da lacci e lacciuoli” per evitare la corsa al rialzo dei prezzi (finora sempre con scarsi risultati), e per fare qualcosa di un po’ “sociale” vorrebbero legare i prezzi delle casse malati alla loro deducibilità dalle imposte (misura di straripante fantasia e di perfetta equità sociale !). Oltre a ciò il PLR si chiede “ogni giorno cosa sia etico e giusto per il futuro (si suppone il futuro del Cantone, ci mancherebbe). Tutto questo senza essere né un giubbotto antiproiettile del Consiglio di Stato, né tantomeno gli “utili idioti in parlamento”. 

Ora, poiché si è sempre l’idiota di qualcuno, lasciamo perdere il sostantivo e occupiamoci dell’aggettivo: è forse più interessante – e meno offensivo –  chiederci se  il PLR sia un partito veramente “utile”  al Paese (in Ticino, ma anche in Svizzera).

Al proposito vale la pena ricordare un poco di storia, anche se “spicciola”. Il PLR, al di là di una breve sbandata scissionista dal 1934 al 1946, è stato il motore della rivoluzione che ha fatto del Ticino un Cantone moderno, in particolare dagli anni venti agli anni ottanta del secolo scorso. 

Poco dopo la loro entrata in Governo, passato un breve periodo di “alleanza” con conservatori e agrari, i socialisti hanno cominciato a collaborare in modo organico e duraturo con i liberali-radicali. Quell’intesa, oggi forse dimenticata, ha voltato il Cantone come un calzino, facendolo uscire da un Ottocento cupo per aprirgli le porte di un Novecento di progresso e di benessere grazie a leggi fondamentali (come quella tributaria) e a iniziative moderne e dinamiche. Erano, è vero, tempi eccezionali (anche se attraversati da un conflitto spaventoso) e c’erano uomini eccezionali che oggi i giovani politici oramai non conoscono più, e che purtroppo non sono stati rimpiazzati da altrettante personalità. 

Si può dire che socialisti e liberali-radicali sono stati senza dubbio “utili” al Paese. Le cose sono poi progressivamente mutate alla fine degli anni sessanta, con l’apparizione dei movimenti studenteschi e la susseguente scissione socialista, che ha portato il PST a rompere quell’alleanza, che comunque era oramai con il fiato corto. In effetti essa svolse ancora per qualche tempo un suo ruolo puntuale, grazie soprattutto ai politici radicali di allora (in particolare Ghisletta, Zorzi, Righetti, Cioccari) , che ne allungarono oggettivamente la vita e che ottennero ancora parecchi risultati “utili” per il Cantone. 

La striscia benefica (o, se vogliamo, utile) si interruppe di botto con la nascita della Lega, all’inizio degli anni Novanta. I socialisti hanno dovuto attendere l’arrivo di Pietro Martinelli per avere un Consigliere di Stato carismatico e competente, i liberali hanno avuto Buffi, scomparso troppo presto: pochino. Ma la politica è per sua natura mobile, e l’apparizione di un movimento quantomeno strano (e anche strampalato) come la Lega avrebbe dovuto essere un momento di riflessione profonda sulla funzione e la necessità della Politica, di un progetto politico per gli anni a venire, sulla necessità di un rafforzamento delle pratiche democratiche legate allo sviluppo del Paese: in altre parole, sulla necessità di concordare o di riaffermare  un progetto di società che invece la Lega non aveva (e ancora non ha). 

Così non fu. Tutti, indistintamente, si preoccuparono di perdere meno voti possibile: la democrazia è, alla fin fine, anche una questione di conteggi. Tutti, indistintamente, furono colti dal panico dell’erosione del proprio elettorato a favore della Lega, e in un sistema di concordanza l’”ognuno per sé” non è mai buona cosa né per i partiti, né per il Paese. Si dà il caso che il fondatore della Lega fosse un liberale (si dice generoso con il partito) e quindi apparve comprensibile  che i liberali stessero… a guardare. 

In questo “disordine” inedito, caratterizzato dalla crescita di un movimento che non aveva (e tutt’ora non ha) un coerente disegno per il Paese, la sinistra si è globalmente difesa e persino un poco rafforzata, la destra storica e quella progressista (supponendo che i radicali siano solo in letargo) si stanno invece consumando alla rincorsa di Lega e UDC, nonostante l’impegno di parecchi presidenti nel voler ridare al PLR il posto che gli spetta. Il presidente  attuale porta lo stesso cognome di un consigliere liberale-radicale vivace, attivo, profondo conoscitore della storia e degli uomini del Paese, ma Speziali, come molti giovani che affacciano alla politica, è cresciuto (evidentemente non per colpa sua !) in un contesto nel quale è come se una estrema destra maggioritaria fosse un fatto naturale e ovvio, organico alla democrazia, come se le lotte di socialisti e radicali contro le dittature, i nazionalismi, il razzismo fossero oramai un passato che può essere dimenticato o ignorato. 

Forse questo gli impedisce di comprendere alcune cose. Ad esempio che se non c’è nel suo partito un sussulto progressista, democratico, sociale, se il PLR non comprende che quando rincorre Lega e UDC il suo partito è forzatamente  la copia meno interessante dell’originale, se il PLR continua a scimmiottare i Morisoli di turno (quelli che “Friedmann è il futuro dell’umanità”,  quando  invece ha creato milioni di poveri e ucciso qualche democrazia), se non c’è un sussulto di empatia del PLR nei confronti di quella parte di società, sempre più importante,  che sta male, allora siamo messi tutti quanti poco bene. 

Se il PLR crede che per alleviare il peso insormontabile dei premi della cassa malati sia sufficiente una “deduzione dalle imposte” o per diminuire il costo degli affitti sia giusto sgravare i proprietari di immobili, se il PLR crede queste e altre cose, il Paese intero (in Ticino, ma anche in Svizzera) è messo molto male.

In conclusione, i liberali-radicali non sono certamente idioti, e hanno costruito il nostro Paese (in Ticino e in Svizzera), in buona parte anche grazie alla concretezza del ceto operaio, dei sindacati, di imprenditori acculturati e visionari. Purtroppo, da alcuni decenni, oramai i liberali-radicali sono “inutili” al Paese, non dimostrano più capacità immaginativa, da anni e anni sanno solo proporre sgravi fiscali (che, per come sono concepiti e presentati, vanno per definizione a favore di chi sta già bene), che chiedono meno Stato e più libertà (in modo astratto, senza mai dire a chi si riferisca questa libertà…) esattamente come  fa l’estrema destra. La quale  poi  non ha nessuna cura  delle conseguenze delle sue azioni scellerate nei confronti dei deboli (che sguaiatamente dice di voler difendere). A causa di quella politica di rincorsa all’UDC (e in Ticino anche alla Lega) il liberali hanno perso e stanno perdendo centinaia di migliaia di voti in tutto il Paese, hanno perso consiglieri di Stato e presto perderanno anche un consigliere federale.

Il nuovo presidente del PLR dovrebbe sapere che c’è un solo modo per essere “utili” al Paese: è quello di mettersi a lavorare a favore di tutti coloro i quali ne hanno bisogno, che sono sempre più numerosi e sempre più bisognosi. È quello di darsi i mezzi per attuare una politica di inclusione, è quello di smetterla di chiedere sgravi di qua e di là perché quando avranno vuotato le tasche allo Stato per riempire tasche già piene, tutto quanto è stato costruito dai nostri padri e nonni andrà in malora. È quello di rivedere in modo coraggioso una disastrosa politica economica fondata sullo sfruttamento dei frontalieri e l’impoverimento dei ticinesi. È quello di concordare con uomini e donne di buona volontà un progetto di società solidale in un quadro di economia liberale ordinato e senza prevaricazioni. 

Tutto questo è purtroppo l’esatto contrario di ciò che il suo partito va facendo da anni a questa parte. Tutto questo non può essere realizzato né con la Lega né con l’UDC. 

Altro che perdere il proprio tempo con disquisizioni sulla tassa di circolazione, per togliere ancora qualche milione alle casse dello Stato solo per guadagnare o non perdere una manciata di voti. I liberali-radicali non sono idioti, ma sono ancora “utili” al Paese?  Così no.  Con buona pace per l’etica e per il futuro di tutti noi. 

Nell’immagine: Alessandro Speziali. Un uomo, un profilo (Instagram)






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