“Questa bottiglia è la mia interpellanza!”
Si deve parlare di Paolo Poma, perché è stato un politico eccezionale e non abbastanza ascoltato
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Si deve parlare di Paolo Poma, perché è stato un politico eccezionale e non abbastanza ascoltato
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Si deve parlare di Paolo Poma, perché è stato un politico eccezionale e non abbastanza ascoltato
Paolo Poma, morcotese, impiegato della posta, parlamentare cantonale socialista, già presidente del Gran Consiglio, ha combattuto per oltre vent’anni contro l’inquinamento delle acque dei laghi e dei fiumi, pretendendo serie politiche di salvaguardia e onerose opere di depurazione. Lo fece anche a livello transfrontaliero (giunse persino a chiedere che le rimesse dei frontalieri fossero assegnate ai comuni limitrofi italiani con l’obbligo di utilizzarle nelle opere di depurazione!). Fu deriso, sbeffeggiato, considerato una sorta di maniaco lacustre, di psicopatico politico. Sostenuto da pochi deputati (lo capirono e lo sostennero due liberali, non a caso radicali: Barchi e Salvioni).
Fece clamore una sua denuncia simbolica, ma concreta (novembre 1981): portò una bottiglia di acqua quasi melmosa prelevata nel Ceresio sotto l’occhio attento di alcuni colleghi deputati e la presentò in Gran Consiglio dicendo: ”Questa bottiglia è la mia interpellanza; non mi sono rimasti altri mezzi per farmi capire”. Riuscì a farsi capire nel 1983, dopo vent’anni di battaglie, ottenendo con un suo rapporto l’unanimità del parlamento che accettava finalmente un investimento di 30 milioni annui su tre anni per sanare laghi e corsi d’acqua.
Tre lezioni-valori si ricavano da questa storia dimenticata. La concretezza, la lungimiranza, la tenacia di un politico (allora semplice impiegato di posta), “contra bestias et universas pecoras” (direbbe Merlin Cocai) nella difesa di un bene comune, l’acqua. Il simbolismo politico (la bottiglia) molto concreto, nell’interesse e per il benessere di tutti, e non contro qualcuno o per accalappiamento elettoralistico (ratti e pecore, divenuti di moda). Il coraggio politico di un forte investimento (e già allora l’indebitamento era tema corrente) perché si trasmetteva alle generazioni future non un peso, ma un patrimonio di incalcolabile valore, che a quarant’anni di distanza possiamo goderci. Qualcosa da imparare c’è, da Paolo Poma (che ha pubblicato nel 2012, con la collaborazione del collega Raimondo Locatelli, un corposo e interessante volume: Morcote e i miei ricordi, dedicatomi, con la sua semplicità, con la scritta ”questi autentici squarci di quotidianità”).
Nell’immagine: Paolo Poma mostra in Gran Consiglio la bottiglia con l’acqua del Ceresio (dal documentario di Werner Weick “Paolo Poma: confesso di aver vissuto”)
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