Samantha Bourgoin – Unire le forze conciliando giustizia sociale ed ambientale, al di là di correnti e polemiche
Intervista alla co-coordinatrice e candidata al Consiglio di Stati dei Verdi del Ticino
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Intervista alla co-coordinatrice e candidata al Consiglio di Stati dei Verdi del Ticino
Samantha Bourgoin, dal mese scorso è ufficiale che per la prima volta PS e Verdi correranno insieme, paritariamente, per le elezioni del Consiglio di Stato. Insomma, si è creata un’area rosso-verde. Sulla base di quali principi prioritari condivisi?
Siamo per cominciare d’accordo su quali problemi si tratterà di affrontare nei prossimi anni nel nostro Cantone. Li cito brevemente: la precarizzazione del mercato del lavoro, i salari medi più bassi della Svizzera e i numerosi giovani che lasciano definitivamente il nostro Cantone per trovare altrove un lavoro pagato decentemente e all’altezza della loro formazione; le crescenti disuguaglianze che fanno del Ticino uno dei Cantoni con più milionari: ricordo che Lugano, dove sono ben 5’000 su un totale di 66’500 abitanti, figura fra le prime 15 città al mondo per crescita di milionari, e ciò mentre un quarto delle economie domestiche del nostro Cantone vegeta con un reddito inferiore alla soglia di povertà; e ancora, l’aumento massiccio dei premi di cassa malati e l’inflazione in generale, la crisi energetica, col Ticino che è il fanalino di coda per quel che concerne il fotovoltaico, e soprattutto il surriscaldamento del clima col suo corollario di ondate di afa, di siccità e di precipitazioni disastrose.
Il nostro obiettivo è chiaro: affrontare di petto queste sfide, conciliando giustizia sociale e ambientale, e per farlo in modo efficace occorre unire le forze. “L’unione fa la forza” non è un semplice detto popolare; ricordo che nelle ultime elezioni federali l’insieme delle liste coalizzate dei partiti dell’area rosso-verde ha ottenuto in Ticino il 28% dei voti, riuscendo a triplicare la propria rappresentanza alle Camere Federali. Questo spettacolare risultato è stato di pochissimo inferiore a quello ottenuto dall’alleanza Lega-UDC, che ha ottenuto il 29.6% dei voti. Ecco perché riteniamo che questa nuova alleanza fra Verdi, PS e società civile sia un passo essenziale per rafforzare l’intera area progressista. Il quinto candidato della lista sarà infatti una personalità di spicco della società civile che sposa i valori dell’area senza indossare né la casacca rossa, né quella verde.
All’interno del PS si sta scatenando la polemica fra aree diverse, interne al partito. È un “dibattito” che riguarda il PS, certo, su cui voi non avete preso alcuna posizione. Perché, visto che correrete insieme, e cosa pensa di quanto sta avvenendo in casa socialista?
Infatti non abbiamo la minima intenzione di prendere posizione sul dibattito interno al PS. I partiti non sono blocchi monolitici ed è quindi fisiologico che vi siano opinioni e interessi diversi e nemmeno noi Verdi ne siamo immuni. I candidati della lista comune al Consiglio di Stato dovranno però sottoscrivere i valori e gli obiettivi della piattaforma politica stilata di comune accordo fra le direzioni dei due partiti, programma che dovrà tuttavia ancora ottenere l’avallo delle rispettive assemblee.
Nei giorni scorsi lei è stata ufficialmente candidata per il Consiglio di Stato dal Comitato Cantonale del suo partito: accanto a lei un’altra donna, Nara Valsangiacomo, esponente dei giovani Verdi. Sembrerebbe una scelta di profili che va parallela a quella del PS: è frutto anch’essa di una strategia comune con i socialisti?
Come noto noi verdi non pratichiamo il culto della personalità. Ci concentriamo piuttosto sui temi, che sono sempre più complessi e che richiedono soluzioni interdisciplinari e condivise. Per questo le nostre candidature intendono coniugare due qualità essenziali per permettere nei prossimi anni al nostro Cantone di orientarsi sulla via di uno sviluppo sostenibile, resiliente e innovativo nel rispetto delle fasce più deboli della popolazione, ossia l’esperienza politica e l’interesse diretto. Nara Valsangiacomo è parte di quella generazione che subirà maggiormente le conseguenze negative dei gravi problemi che affliggono la nostra società, ossia quelli che ho citato sopra. Per quanto mi riguarda, dispongo di un bagaglio di esperienza organizzativa, manageriale e di lotta sia fuori, sia dentro la politica. Il fatto che questi siano gli stessi criteri che hanno guidato la scelta dei candidati del PS mi dice che siamo sulla giusta lista.
Da tempo, ormai, si sente parlare della “candidatura blindata” di Marina Carobbio: insomma, la sua nomina pare assicurata. Cosa significa, per lei, essere in lista accanto ad una candidata, appunto, “blindata”?
Personalmente considero Marina Carobbio un esempio di dedizione e di competenza. Penso che sia bello che una persona preparata come lei si metta a disposizione per favorire la nascita dell’area rosso verde nel nostro Cantone. Che sia blindata lo dicono piuttosto i detrattori. Il congresso PS sarà infatti assolutamente libero di eleggere chi preferisce. Per quel che mi riguarda, sarei molto felice di condividere la lista con lei. È interessante e stimolante che nella lista si possano esprimere tutte le sfaccettature dell’area, che sia la sensibilità ambientale dei verdi, quella sociale dei socialisti o l’espressione del nostro 5° nome in rappresentanza di chi s’identifica nell’area senza portare una casacca di partito. Secondo me quest’alleanza favorirà nuove dinamiche e porterà a nuove soluzioni, fuori dai sentieri battuti. Sono certa che questa ricchezza sarà apprezzata anche dall’elettorato.
Il dibattito interno al PS può anche essere letto come uno scontro fra chi ha come priorità l’alleanza con voi e chi ritiene che le priorità siano altre? È corretto? Che ne pensa?
È chiaro che in un partito, che ha alle spalle 100 anni di storia e che è sempre stato abituato ad andare in battaglia da solo, l’idea di stringere un’alleanza in cui non è più il solo a dettar legge, può causare qualche mal di pancia. Noi Verdi, come detto sopra, non intendiamo comunque inserirci in alcun modo in questo dibattito interno al PS e non accetteremmo nemmeno se succedesse il contrario. Per noi fa stato l’accordo siglato fra le direzioni dei due partiti e questo ci soddisfa pienamente. Ognuno dei due partner di questa alleanza ha infatti potuto inserire nella piattaforma elettorale comune i punti che gli stanno più a cuore. Penso che essa sia molto equilibrata e che rifletta in particolare le richieste storiche del PS per una maggiore protezione dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, come pure le preoccupazioni ambientali e climatiche di noi Verdi.
Non è un mistero che la componente “socialdemocratica” (o di destra) del PS ponga chiaramente una questione che vi concerne direttamente e che potremmo riassumere così: di fronte alla possibilità che le aziende, per sopravvivere in un contesto di crisi energetica, debbano ricorrere a fonti inquinanti per garantire i posti di lavoro, andrà privilegiata la scelta che favorisce l’economia rispetto all’ecologia. Come vede l’ipotesi che nella vostra coalizione voi dobbiate condividere questa opzione?
Se intende riferirsi alla crisi energetica la risposta è semplice: attualmente ci troviamo in una situazione d’emergenza tutt’altro che prevedibile, causata soprattutto dall’aggressione militare della Russia all’Ucraina e non è minimamente l’intenzione di noi Verdi creare ulteriori problemi alle aziende. Nel nostro approvvigionamento in elettricità, i combustibili fossili giocano comunque un ruolo marginale e i Verdi non chiederanno certamente di spegnere domattina le uniche 4 centrali nucleari del nostro paese. Il nucleare è comunque una fonte di energia in netto declino a livello mondiale, perché fino a 5 volte più caro del fotovoltaico, e non dimentichiamo che, anche se la maggior parte dei nostri politici evita accuratamente di parlarne in pubblico, le forniture di uranio per le nostre centrali non sono affatto sicure, perché provengono, come il gas, esse pure in gran parte dalla Russia. Ecco perché, secondo noi, non saranno certamente le energie fossili a salvare la nostra economia, bensì proprio la transizione energetica verso il fotovoltaico e l’eolico, cosa che anche l’economia e le aziende cominciano a capire, magari pentendosi di non essersi mosse in tempo. Io ritengo che oggi, mettere in contrapposizione economia e ecologia, sia completamente superato.
L’acceso dibattito interno al PS sfocerà nel Congresso previsto per il prossimo 13 novembre. Se, per pura ipotesi, quel giorno dovesse affermarsi la candidatura di Amalia Mirante, per voi ci sarebbero conseguentemente delle riflessioni da fare o delle conclusioni da tirare circa l’alleanza elettorale, magari nel vostro Congresso del 27 novembre?
Verdi e PS sono due partiti distinti, partiti che entrambi prendono le loro decisioni in base a procedure interne democratiche. La decisione finale del PS sarà sancita nel suo congresso del prossimo 13 novembre. Noi Verdi invece prenderemo la nostra decisione finale all’assemblea cantonale del prossimo 27 novembre. è chiaro che per noi il fatto che tutti i candidati della lista comune debbano sottoscrivere la piattaforma unitaria è un fatto dirimente. Per ora, comunque, nulla è ancora scolpito nella pietra.
È ancora da definire il nome del quinto candidato della vostra lista comune, quello del rappresentante della “società civile”. Non pare essere un mistero che per voi il nome di Boas Erez andrebbe benissimo. Per quali ragioni?
Per completare una lista paritaria fra Socialisti e Verdi riteniamo che sia necessario un quinto nome che, pur non essendo di partito, possa incarnare i valori dell’area e rivolgersi a quella parte di elettorato non partitico, che condivide le nostre preoccupazioni e che desidera trovare soluzioni alle crescenti disuguaglianze e all’emergenza ambientale. A mio parere, Boas Erez incarna perfettamente queste qualità, con competenza e umanità. In ogni caso non sarò io a decidere, ma saranno i due partiti di comune accordo. La decisione sarà presa prossimamente.
Nell’immagine: Nara Valsangiacomo e Samantha Bourgoin, dal sito RSI.ch
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