Smart working, il ribaltone di Zoom
I collaboratori della società di videocomunicazione sono stati richiamati al lavoro in azienda
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I collaboratori della società di videocomunicazione sono stati richiamati al lavoro in azienda
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I collaboratori della società di videocomunicazione sono stati richiamati al lavoro in azienda
Di Irene Scalise, La Repubblica
Per molti è il vero segnale della fine dello smart working. Zoom, la società di video comunicazione sinonimo di lavoro a distanza e che, come nessun altro, ha fatto affari durante la pandemia, ha chiesto al suo personale di tornare in ufficio in presenza. Una sorta di De profundis del lavoro tra salotto e tinello. La notizia non è passata inosservata e tutti i principali giornali e agenzie straniere ne hanno dato notizia in prima pagina. L’azienda — riporta la Bbc — volta pagina e ritiene che un “approccio ibrido strutturato” sia più efficace e che le persone che vivono entro 50 miglia (80 chilometri), da una qualsiasi sede dell’ufficio, dovrebbero lavorare in presenza. Quanto? Almeno due volte a settimana. Zoom, in realtà si è semplicemente allineata alla politica di una lunga serie di aziende, da Amazon a Google a Disney, che richiedono ai lavoratori la presenza alla scrivania.
La società di software con sede a San Francisco non ha di fatto messo totalmente la retromarcia. Zoom ha ridefinito i suoi nuovi requisiti di lavoro, un approccio progettato per mettere l’azienda «in una posizione migliore per utilizzare le tecnologie, continuare a innovare e supportare i nostri clienti globali». E in una nota ufficiale, ha aggiunto che «continuerà a sfruttare l’intera piattaforma Zoom per mantenere i dipendenti e i team dispersi connessi e lavorare in modo efficiente».
Zoom ha conosciuto il suo momento di gloria durante il Covid. Le azioni dell’azienda (sino ad allora molto meno conosciuta di Skype) erano balzate di 15 volte rispetto al prezzo di offerta pubblica iniziale l’anno prima della pandemia. Il suo valore di mercato azionario ha raggiunto un picco di oltre 140 miliardi di dollari, rendendo l’azienda la regina del settore tecnologico dalla crisi del Covid-19. Moltissime aziende si sono rivolte alle sue riunioni video per riuscire a mantenere il ritmo del lavoro quando gli uffici erano stati costretti a chiudere.
La società ha registrato una crescita dei ricavi nell’ultimo trimestre del 3%, ben lontana dalla crescita di oltre il 400% registrata nel 2020. «Penso che il lavoro ibrido rimarrà, creando una nuova opportunità di business per l’azienda», ha spiegato l’amministratore delegato Eric Yuan agli investitori, «lasciare che i dipendenti lavorino ovunque è diventata una moda, e sarà difficile costringerli a tornare indietro del tutto». L’azienda tecnologica ha chiarito che la nuova politica sarà implementata fra agosto e settembre, e varierà in base al paese. E comunque non si fermano le assunzioni per una realtà che continuerà ad «assumere i migliori talenti, indipendentemente dalla posizione». Alla fine di gennaio Zoom dava lavoro a circa 8.400 persone, più della metà delle quali negli Stati Uniti. Le sue azioni valgono circa 68 dollari, in calo rispetto agli oltre 500 dollari del picco di ottobre 2020.
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