Se Fidinam finisce nei Pandora Papers
Perché la società fondata dall'avvocato Tito Tettamanti fa parlare di sé nello scandalo mondiale delle off shore; anche se ha agito nella legalità
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Perché la società fondata dall'avvocato Tito Tettamanti fa parlare di sé nello scandalo mondiale delle off shore; anche se ha agito nella legalità
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Perché la società fondata dall'avvocato Tito Tettamanti fa parlare di sé nello scandalo mondiale delle off shore; anche se ha agito nella legalità
«Abbiamo riportato ordine e legalità» ha dichiarato Karin Valenzano Rossi subito dopo la distruzione dell’ex macello. Chissà oggi cosa pensa la municipale di Lugano dopo aver visto affiorare il nome della Fidinam sui giornali di mezzo mondo in relazione all’inchiesta giornalistica dei “Pandora Papers”, lei che da oltre due anni siede nel suo CdA? La fiduciaria è finita sotto la lente dei giornalisti dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) per il suo ruolo nell’apertura e nella gestione di società offshore da parte di persone implicate in vicende di riciclaggio e reati patrimoniali. Fidinam si rivela per quello che è: una discreta società svizzera specializzata nella creazione di strutture offshore. Non è certo una novità. Tanto che, a Lugano, le recenti rivelazioni non hanno suscitato grosse reazioni. D’altronde la fiduciaria è specchio e anima della città: il suo CdA è da sempre un ritrovo dei poteri forti, da quello bancario a quello della costruzione, che hanno plasmato Lugano fino a farne una triste Montecarlo sul Ceresio.
I Pandora Papers hanno il merito di mostrare l’ampiezza di questa industria e di metterne in evidenza i punti critici. Dall’inizio degli anni 2000 Fidinam ha lavorato con lo studio legale Alcogal, basato a Panama, per creare più di 7.000 società di comodo per la sua clientela internazionale. Secondo l’ICJI le autorità hanno indagato almeno 30 dei loro clienti comuni per presunti crimini finanziari.
Abbiamo agito «conformemente alle leggi e alle norme vigenti» hanno subito fatto sapere dalla Fidinam. D’altronde, nessuno ha mai detto il contrario. Anche perché quando si ha a che fare con la fiduciaria fondata da Tito Tettamanti occorre fare attenzione: in passato diversi giornalisti sono usciti con le ossa rotte dalle battaglie giudiziarie intentate per avere associato Fidinam ad alcuni affari poco limpidi.
Ma se la legge è stata rispettata, il problema, forse, è proprio la legge. Facciamo un esempio, utilizzato anche dalla Tribune de Genéve. Fidinam ha assistito alla creazione di alcune società offshore per conto di Paulo Roberto Costa, ex direttore dell’azienda petrolifera Petrobras, dal cui arresto è partito lo scandalo Lava Jato. L’uomo ha poi ammesso di avere riciclato 23 milioni di dollari di mazzette in Svizzera. La vicenda ha interessato la giustizia elvetica: l’intermediario finanziario che gestiva i conti di Costa è stato condannato per riciclaggio dal Tribunale penale federale, mentre due delle banche elvetiche presso cui il dirigente brasiliano aveva aperto i conti – la PKB e la Cramer (guarda caso di Lugano) – sono ancora oggi oggetto di un’inchiesta penale da parte del Ministero pubblico della Confederazione. Chi ha messo a disposizione le società di comodo su cui poggiavano questi conti, però, può dormire sogni tranquilli.
Come è stato ribadito in questi giorni, la legge sul riciclaggio svizzera permette a fiduciari e avvocati di incorrere in pochi rischi legali in Svizzera. Anche quando i loro clienti sono finiti nelle maglie della giustizia penale. Come i due fratelli di origine marocchina condannati a Ginevra nel 2013 per un enorme affare di riciclaggio. Persino Mossack Fonseca, lo studio legale all’origine dei Panama Papers, li aveva abbandonati. Fidinam non si è fatta di questi scrupoli. Il che, lo ribadiamo, è perfettamente lecito.
In caso contrario Karin Valenzano Rossi avrebbe chiamato le ruspe.
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