Tatiana Valovaya: “Dobbiamo intensificare i nostri sforzi e lavorare insieme per portare la pace in Ucraina”
È la sua prima intervista dall’inizio della guerra. Dal suo ufficio al Palazzo delle Nazioni, parla la diplomatica russa Tatiana Valovaya, direttrice delle Nazioni Unite a Ginevra.
Di Kasmira Jefford“Geneva Solutions” – Versione dall’inglese a cura della Redazione
Nominata nel 2019 dal segretario generale dell’ONU Antonio Guterres a dirigere la sede europea dell’organizzazione – prima donna a farlo – la diplomatica, economista ed ex giornalista russa rilascia la sua prima intervista dall’inizio della guerra in Ucraina. La sua fedeltà è saldamente all’ONU, dice Valovaya. “Siamo tutti qui all’ONU per dare un buon esempio di come possiamo lavorare tutti insieme”. In questo incontro racconta l’attuale situazione globale e il ruolo della Ginevra internazionale nell’aiutare a superare le crisi attuali.
La ristrutturazione del Palazzo delle Nazioni è stato uno dei compiti più importanti che lei ha dovuto supervisionare durante il suo incarico e ha avuto la sua parte di ostacoli, tra cui i ritardi dovuti al Covid. Come descriverebbe i progressi fatti finora e come hanno risposto gli Stati membri?
Tenendo conto della pandemia di Covid, dei problemi sui mercati e dei rischi di interruzione della catena di approvvigionamento a causa del blocco di Covid, eccetera, credo che finora stiamo facendo molto bene. (…) Quando i nostri predecessori decisero, più di 100 anni fa, di costruire questo straordinario Palazzo, volevano davvero costruire un luogo per il multilateralismo – un palazzo per la pace, un palazzo per le nazioni. Dobbiamo proteggerlo, ma dobbiamo anche trasformarlo in un edificio adatto al XXI secolo. Per noi, quindi, le sfide sono due: farne un moderno centro congressi, ma allo stesso tempo preservarne il patrimonio.
Questo è un momento difficile per il multilateralismo e per le istituzioni che promuovono il multilateralismo. Fra i più recenti eventi tenutisi qui a Ginevra, vi è la seduta dell’OMC, da cui sono scaturiti accordi molto blandi. Il multilateralismo ha un futuro?
I risultati della conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio hanno inviato un messaggio molto forte e positivo, perché si è riusciti a trovare un accordo su questioni su cui non si era finora trovato un accordo sul medio-lungo periodo. Questo dimostra che il multilateralismo è ancora vivo, che è necessario e che gli Stati membri siano pronti a lavorare su soluzioni multilaterali. Ma naturalmente sappiamo tutti che il multilateralismo è sotto attacco, e lo è proprio quando ne abbiamo più bisogno. A causa di tutte le sfide che stiamo affrontando in questi giorni – che si tratti di cambiamenti climatici, conflitti geopolitici, insicurezza alimentare, mercati, pandemia – se vogliamo trovare delle vere soluzioni globali, queste soluzioni possono essere solo multilaterali. Non possiamo avere soluzioni nazionali o regionali se una sfida è globale: devono essere attuate dall’intera comunità internazionale.
Lei ha parlato spesso di un “multilateralismo rinnovato”. Cosa intende dire e che ruolo ha Ginevra nel plasmare il futuro del multilateralismo?
Quando parliamo di rafforzamento del multilateralismo, poniamo sempre l’accento sul fatto che vogliamo sviluppare e dare forma a un “multilateralismo rinnovato”. L’anno scorso, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha pubblicato il rapporto “Our Common Agenda”, in cui parla della necessità di avere una “Nazioni Unite 2.0” e di avere un multilateralismo inclusivo. Cosa significa inclusivo? Innanzitutto, abbiamo molti più Stati membri di quanti ne avessimo al momento della creazione delle Nazioni Unite, e le voci di tutti questi Stati membri dovrebbero essere prese in considerazione.Per promuovere questo multilateralismo inclusivo, dobbiamo anche promuovere nuovi modi di lavorare, compresa la possibilità di conferenze ibride, in modo che tutti possano partecipare a tutte le attività. Gli Stati membri rimangono gli attori principali nell’arena internazionale, ma non sono gli unici. Abbiamo molte organizzazioni internazionali e regionali; abbiamo il settore non governativo, senza il quale non possiamo implementare soluzioni per tutte le sfere delle nostre attività.Abbiamo il settore privato, di cui abbiamo bisogno per attuare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, e abbiamo anche bisogno del sostegno del mondo accademico.Ci sono poi diversi gruppi, come le organizzazioni femminili, ad esempio, che sono i nostri migliori partner nell’affrontare sfide come la discriminazione di genere e i diritti delle donne. Qui a Ginevra siamo esattamente nel luogo in cui possiamo plasmare il multilateralismo in modo inclusivo e integrato, perché abbiamo tutti gli attori chiave che ho menzionato.E quello che stiamo cercando di fare qui è mostrare come tutti noi possiamo lavorare insieme.
Con la paralisi del Consiglio di Sicurezza, il Consiglio per i Diritti Umani ha assunto un ruolo più importante come forum in cui gli Stati membri possono prendere posizione e votare su questioni senza diritto di veto – come la decisione di sospendere la Russia dal Consiglio stesso. Inoltre, molte delle questioni globali più urgenti riguardano oggi i diritti umani.Come può l’ONU a Ginevra fare un lavoro migliore nel valorizzare il CDU?
Ginevra è considerata a ragione la capitale dei diritti umani, perché qui non c’è solo il Consiglio per i diritti umani, ma anche altri organismi speciali. Abbiamo anche, come ho detto, organizzazioni non governative che lavorano in questo ambito; e tutte lavorano insieme per promuovere e proteggere i diritti umani. E all’inizio della pandemia, quando molte organizzazioni hanno chiuso le loro attività in presenza, qui a Ginevra siamo stati praticamente i primi a ricominciare le attività congressuali già nel giugno 2020. Questo perché gli Stati membri del Consiglio per i diritti umani ci hanno chiesto di riprendere le attività in quanto, a causa della pandemia, vi erano questioni urgenti da affrontare. Siamo quindi molto orgogliosi di essere stati in grado di sostenerli e, di conseguenza, direi che il Consiglio per i diritti umani è stato forse l’unico organismo internazionale qui a Ginevra a realizzare il 100 per cento del suo programma.È stato anche molto importante che in questo periodo (2020-2021) il Consiglio per i diritti umani abbia lavorato spesso in modo ibrido. Mi è stato detto che, ad esempio, molti piccoli Stati membri del Pacifico che in precedenza non avevano mai potuto inviare una delegazione speciale al Consiglio dei diritti umani, hanno potuto partecipare online. Quindi vediamo che Ginevra è molto attiva in materia di diritti umani e penso che questo sia il motivo per cui il segretario generale Antonio Guterres ha scelto Ginevra per lanciare il suo appello all’azione sui diritti umani nel 2020.
Teme che la politica di potere e l’emergere di due blocchi opposti – le democrazie occidentali da una parte e la Cina e la Russia con gli Stati a loro vicini dall’altra – possano paralizzare le agenzie delle Nazioni Unite in generale e il CDU in particolare?
Nel gennaio 2020, prima della pandemia, il Segretario generale ha parlato al World Economic Forum del livello senza precedenti di tensioni geopolitiche nel mondo. Quindi queste tensioni esistevano ben prima del 2022 e, ovviamente, dobbiamo affrontarle e comprenderne le conseguenze. È la cosa fondamentale che noi, alle Nazioni Unite, stiamo cercando di fare. Perché siamo tutti consapevoli che quando cerchiamo delle soluzioni, dobbiamo prendere in considerazione gli interessi e le opinioni di tutti gli Stati membri. Dobbiamo lavorare insieme per discutere, prendere decisioni e attuarle. Naturalmente, per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo lavorare anzitutto per allentare le tensioni geopolitiche, perché oggi a dominare è una sensazione di grande precarietà. Proprio la settimana scorsa è stato pubblicato il rapporto della FAO sullo stato della fame nel mondo; nel 2020-2021 il numero di persone che soffrono la fame è aumentato di 150 milioni – una crescita immensa. Ora vediamo, a seguito del conflitto in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle forniture alimentari ed energetiche, che mettono a rischio la stabilità dei mercati.È chiaro che le tensioni geopolitiche hanno conseguenze globali. Ecco perché noi dell’ONU e i miei colleghi di molte altre istituzioni qui presenti, ad esempio l’UNCTAD (la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo), che sono all’avanguardia nella valutazione dell’impatto e nella ricerca di soluzioni, stiamo lavorando 24 ore su 24 proprio per ridurre al minimo gli effetti di questi fatti, innanzitutto per le nazioni, le comunità e le persone più vulnerabili.
Dev’essere certamente difficile, in questo momento storico a così alta tensione essere attivi in quanto russi e diplomatici delle Nazioni Unite. Come ha affrontato questa situazione? Le ha creato qualche situazione scomoda?
In effetti, sono una cittadina russa di nazionalità, ma quando sono entrato a far parte delle Nazioni Unite, ho assunto la fedeltà alle Nazioni Unite. I funzionari dell’ONU non rappresentano i Paesi di appartenenza e non ricevono istruzioni [dai governi]. E direi che noi tutti qui all’ONU stiamo dando un buon esempio di come possiamo lavorare insieme in situazioni molto difficili: qui lavoro ogni giorno con i miei colleghi che, per nazionalità, sono americani, francesi, tedeschi, ucraini, portoghesi, georgiani, e così via. E non ho mai avuto un solo momento di disagio perché lavoriamo tutti insieme.Siamo consapevoli di rappresentare le Nazioni Unite e che ora dobbiamo intensificare i nostri sforzi e lavorare insieme per portare la pace in Ucraina e ridurre al minimo le conseguenze economiche e sociali del conflitto per tutto il mondo. E per trovare soluzioni che portino davvero la pace, la prosperità e la fine di questa crisi.
Pensa che la via diplomatica tra la Russia e l’Occidente sia ancora possibile e che Ginevra possa essere un canale per questo?
Come ho detto, lavorando per le Nazioni Unite, credo solo nelle soluzioni pacifiche. Credo nella diplomazia, nei negoziati, nel sedersi attorno a un tavolo e discutere di tutte le questioni. Sono assolutamente certa che ci siano soluzioni alle attuali ostilità, che ci siano possibilità di cooperazione. Il mondo, come ho detto, ha bisogno di ridurre il livello delle tensioni geopolitiche. Credo davvero che dobbiamo lavorare per il futuro e spero sempre che queste soluzioni arrivino al più presto.
Lei è anche segretaria generale della Conferenza sul disarmo. Cosa può fare la CD per uscire dalla sua scarsa incidenza? È fiduciosa sul fatto che un giorno possa prendere l’iniziativa di spingere per il disarmo nucleare?
Sono assolutamente certa che la Conferenza sul disarmo abbia un futuro. È l’unico organismo multilaterale sul disarmo e ogni anno gli Stati membri ripetono di voler preservare e sviluppare questo organismo. Lei ha assolutamente ragione: per 25 anni la Conferenza sul disarmo non ha potuto iniziare a negoziare nel merito e dal 2009 non è riuscita a concordare un programma di lavoro. Ma allo stesso tempo, ci sono altre attività in corso. Ad esempio, quest’anno, nonostante l’attuale livello di tensioni geopolitiche, la Conferenza è riuscita a trovare un accordo sulla creazione di organi sussidiari che potrebbero permetterle di strutturare le discussioni su molte questioni.
È molto importante per noi lavorare ad un livello più ampio. Abbiamo bisogno di una maggiore partecipazione femminile, perché le ricerche dimostrano che quando le donne partecipano ai negoziati sulla pace e sulla sicurezza, i risultati sono sempre migliori. Dobbiamo anche lavorare a stretto contatto con la società civile….perché la società civile? Perché le persone, soprattutto i giovani, devono rendersi conto che i rischi di conflitto armato sono molto elevati e la situazione attuale lo conferma. Ecco perché è davvero importante accelerare i lavori della Conferenza sul disarmo, per lavorare sulle questioni che hanno un potenziale impatto negativo sull’infrastruttura del disarmo, tenendo conto dei nuovi tipi di armamenti. Quindi, nonostante la situazione attuale della CD, vedo che gli Stati membri vogliono preservare questo strumento, perché tutti, credo, credono che arriverà il giorno in cui si potrà iniziare a negoziare.
Lei è un’ ex-giornalista. L’ONU a Ginevra ha anche ospitato alcuni importanti dibattiti e discussioni sulle crescenti minacce alla libertà di stampa nel mondo.Cosa pensa dell’attuale situazione dei media e delle crescenti restrizioni alla libertà di stampa, ad esempio in Russia?
Ovviamente dobbiamo proteggere la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti. Questo è il punto chiave. Ha ragione, ho iniziato la mia carriera professionale come giornalista e ho visto i risultati del mio lavoro. È stato un periodo molto interessante in cui i giornalisti guidavano la discussione sulle riforme politiche ed economiche cruciali nel mio Paese e potevamo influenzare molte decisioni politiche. Dobbiamo proteggere i giornalisti e garantire loro pieno accesso alle nostre attività. Ma ciò che è ancora più importante è proteggere la loro sicurezza. Purtroppo, l’elenco dei giornalisti che perdono la vita in molti Paesi è molto, molto lungo ogni anno. Da parte mia, sto facendo tutto ciò che è in mio potere per garantire ai giornalisti l’accesso alle informazioni. Anche durante il picco della pandemia di Covid, quando il Palazzo è stato chiuso in aprile, maggio e giugno 2020, abbiamo permesso a tutti i giornalisti che hanno uffici qui di venire a lavorare. E stiamo davvero cercando di lavorare sodo per fornire ai giornalisti di Ginevra tutti i fatti. Ma come ho detto, la situazione è molto più difficile in molte altre parti del mondo. È una vera sfida, ma la libertà di stampa è una necessità assoluta per una società democratica.
Molte cose sono cambiate da quando lei ha assunto il suo ruolo tre anni fa, e il Covid è stato il principale agente di cambiamento – o di paralisi.Come ha lasciato il segno qui a Ginevra e come definirebbe il suo mandato di direttore generale finora?
Sono venuta a lavorare a Ginevra in un mondo assolutamente diverso da quello attuale. Un mondo prima del Covid e senza crisi e conflitti come quelli di oggi. E naturalmente questo ha avuto un enorme impatto. Ma credo che questo significhi che abbiamo un ruolo molto importante da svolgere. Che le Nazioni Unite, il sistema multilaterale hanno davvero un ruolo molto importante da svolgere, che dobbiamo davvero rafforzare le istituzioni multilaterali, rafforzare il multilateralismo. Perché questi tre anni hanno dimostrato quanto siamo interdipendenti: con lo scoppio della pandemia mezzo mondo è stato costretto all’ isolamento; iniziata la guerra in una regione del mondo, nel giro di pochi mesi, stiamo discutendo della possibilità di soffrire la fame in tutto il mondo; il cambiamento climatico, ne vediamo i risultati in tutto il mondo. Penso quindi che questi tre anni abbiano dimostrato quanto sia necessario il sistema multilaterale, quanto sia importante il nostro lavoro, quanto siano importanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, perché è l’unica tabella di marcia percorribile per un mondo in cui tutti abbiano diritto alla pace, alla prosperità, ai diritti umani e all’istruzione, e in cui nessuno venga lasciato indietro.