Ticino, un paese per vecchi
Nel 2025, le persone di 65 anni e oltre rappresenteranno il 26% della popolazione a sud delle Alpi e nel 2050 oltre il 34%
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Nel 2025, le persone di 65 anni e oltre rappresenteranno il 26% della popolazione a sud delle Alpi e nel 2050 oltre il 34%
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Nel 2025, le persone di 65 anni e oltre rappresenteranno il 26% della popolazione a sud delle Alpi e nel 2050 oltre il 34%
Il Ticino è la regione più longeva d’Europa. Secondo l’ufficio statistico europeo Eurostat, l’aspettativa di vita media dei suoi abitanti è di 85,7 anni. Nel 1910 era di circa 52 anni.
Perché si vive così a lungo in Ticino? “È difficile dirlo. Per la qualità della vita? Il clima, la cucina mediterranea?”, afferma Daniele Stival, direttore dell’Ufficio cantonale degli anziani e delle cure a domicilio (UACD). Il Ticino, sottolinea, detiene il record di longevità nella Confederazione, ma ha anche una piramide dell’età diversa da quella del resto della Svizzera: nel 2025 le persone con più di 65 anni dovrebbero rappresentare il 26% della popolazione e nel 2050 il 34,2%.
“Probabilmente la forte emigrazione dei giovani per studiare e/o lavorare all’estero, il basso tasso di natalità – circa 1,5 figli per donna – e l’immigrazione di pensionati svizzeri e stranieri spiegano la maggiore percentuale di anziani a sud delle Alpi”, afferma. Questo ha comunque permesso al Cantone di sviluppare competenze nella gestione dell’invecchiamento della popolazione.
“La grande sfida è garantire agli anziani servizi qualitativamente e quantitativamente adeguati alle loro esigenze, con le risorse umane e finanziarie disponibili”, aggiunge Stival. “InTicino ci sono circa 70 case per anziani, ma la strategia cantonale è quella di favorire la possibilità di restare nella propria casa” sottolinea: “ meno di una persona su sei di età superiore agli 80 anni vive in una casa di riposo”.
“Inoltre, il mercato dell’assistenza domiciliare – sia per i servizi privati che per quelli pubblici – è in piena espansione”. Per prolungare la vita a casa, il Cantone finanzia, ad esempio, le visite di una badante o un intervento che limiti gli ostacoli in casa. Questo approccio, che aiuta a contenere i costi, è stato adottato 20 anni fa, come nella Svizzera francese, dice. “Così che oggi, nelle regioni latine, il tasso di persone collocate in strutture specifiche è significativamente più basso rispetto alla Svizzera tedesca”.
Stefano Cavalli, sociologo e responsabile del Centro di competenza per gli anziani della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), riconosce che le sfide che attendono il Ticino – e poi la Svizzera nel suo complesso, uno dei Paesi più anziani al mondo – sono numerose. “In particolare, entro il 2030, più di 10.000 anziani potrebbero vivere in condizioni di povertà. Nel 2050, il Cantone avrà 64 persone con più di 65 anni per ogni 100 persone in età lavorativa, con un aumento del 78% rispetto alla situazione attuale”, sottolinea.
“L’invecchiamento della popolazione pone enormi sfide anche al settore dell’assistenza a lungo termine, in termini di capacità, costi e organizzazione dei servizi”, afferma. Costi più elevati, certo, ma anche nuove opportunità di lavoro nel settore socio-sanitario, senza dimenticare che gli anziani sono anche una risorsa preziosa per le famiglie e la società, da un punto di vista pratico, finanziario ed emotivo: “una risorsa spesso trascurata e non ancora pienamente riconosciuta”. Si riferisce in particolare al contributo delle mogli: “La loro costante presenza permette a molti uomini di rimanere a casa nonostante condizioni di salute che portano ad una loro perdita di autonomia”.
Il sociologo sottolinea anche che la popolazione over 65 è “estremamente eterogenea e in continuo cambiamento”. “Lo stato di salute, le risorse, i bisogni, gli interessi, i valori e gli stili di vita degli anziani cambiano nel tempo”.
Quella del mondo degli anziani è una realtà su cui si concentra l’attività di Paolo Nodari, direttore della sede ticinese e del Moesano di Pro Senectute, che osserva come uno dei principali obiettivi debba essere quello di “cogliere l’evoluzione dei bisogni”. In passato, questi erano più legati a bisogni primari, materiali. Oggi c’è un forte bisogno di socializzazione, per evitare l’esclusione, sottolinea. “Non possiamo più soddisfare solo i requisiti minimi; la salute psicologica e sociale e la qualità della vita sono diventati imperativi. Di conseguenza, l’offerta sta cambiando. “Per esempio, qualche anno fa i corsi di cultura e di lingua avevano molto successo. Ora c’è una richiesta di contenuti più tecnologici”.
Paolo Nodari nota anche che la domanda di servizi sociali è aumentata in modo significativo. “L’anno scorso abbiamo dato consulenze – rispondendo a domande su diritti, preoccupazioni finanziarie, problemi di salute… – a 5.000 persone, rispetto alle 3.780 di dieci anni fa”. Più la società si evolve, più le esigenze diventano complesse, sottolinea, aggiungendo però che “la stragrande maggioranza delle persone di 65 anni e oltre è indipendente o ha una dipendenza limitata”.
Gianluca Casella, direttore dell’Associazione ticinese per gli anziani (ATTE), che si dedica a queste persone indipendenti e organizza escursioni, attività sportive e manuali “per favorire la socializzazione e combattere l’isolamento”, indica un settore in cui il Ticino si distingue particolarmente: il gran numero di centri diurni. Questi luoghi di incontro esistono in due forme: quelli per gli utenti con un leggero bisogno di assistenza e quelli di natura terapeutica, dove vengono forniti servizi medici.
I centri diurni gestiti dall’ ATTE sono “molto frequentati”, afferma. “Facciamo prevenzione primaria, per la salute fisica e cognitiva. Circa il 15% degli utenti del centro ha più di 85 anni. “Molti sono indipendenti e viaggiano da soli. Se non sono del tutto indipendenti, forniamo servizi come il trasporto da casa loro”. Sette su dieci sono donne, che sono anche molto attive nel volontariato. Il valore del loro lavoro è inestimabile; molte attività non sarebbero possibili senza di loro”, spiega, aggiungendo che “spesso la salute degli anziani dipende dal loro modo di affrontare la vita”.
Traduzione a cura della redazione
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