Elezioni federali e tracce di rosso-verde impercettibili
Dopo la presentazione dei candidati socialisti, aumentano le perplessità circa una reale condivisione di un progetto comune fra PS e Verdi - Di Martino Rossi
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Dopo la presentazione dei candidati socialisti, aumentano le perplessità circa una reale condivisione di un progetto comune fra PS e Verdi - Di Martino Rossi
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Dopo la presentazione dei candidati socialisti, aumentano le perplessità circa una reale condivisione di un progetto comune fra PS e Verdi - Di Martino Rossi
Ha ragione Enrico Lombardi quando lamenta, come ha fatto in questa sede, la difficoltà di individuare “tracce di rosso-verde” in ciò che emerge, per ora, nella preparazione delle elezioni federali di ottobre.
Dopo l’esito deludente della lista comune dei socialisti e dei Verdi per l’esecutivo cantonale e delle loro liste separate per il legislativo, qualche riflessione è stata avviata pubblicamente fra i socialisti, mentre dal lato dei Verdi perdura un imbarazzante “silenzio stampa”. Si sa che un’analisi è stata fatta e il loro comitato cantonale ne ha discusso, ma nulla è stato condiviso e reso pubblico. Non sarebbe stato opportuno intraprendere anche una valutazione congiunta degli aspetti positivi e di quelli problematici del passo avanti verso una convergenza politica più “organica” degli ecologisti e dei socialisti?
I socialisti hanno constatato un diverso grado di adesione al progetto: più convinto quello dei candidati e dei militanti, più differenziato quello degli elettori, in parte disorientati dalla novità non ben chiarita e assimilata. Un fenomeno analogo si è certamente verificato anche fra i Verdi, e forse ancora di più. Eppure quel progetto di maggiore integrazione fra socialisti e Verdi non può essere abbandonato, a meno di rinunciare a una prospettiva politica coerente con le caratteristiche dello sviluppo in corso: crisi climatica e ambientale, crisi della crescita economica generatrice di squilibri e diseguaglianze, crisi della coesistenza e cooperazione pacifica fra i paesi del mondo. Gli organi dirigenti del PS confermano questa linea, ma non è facile vedere decisioni coerenti in questo senso.
I socialisti hanno annunciato per conto loro gli otto nomi per l’elezione del Nazionale e un nome per quella degli Stati, come se non ci fosse stata nessuna concertazione con i Verdi (forse non c’è stata davvero) né sui candidati, né sui programmi, né sulle alleanze (congiunzioni di liste), né sull’impostazione della campagna. Sorprende, ad esempio, che non sia in lizza per il Consiglio degli Stati il candidato più votato (dopo Marina Carobbio) sulla lista unitaria per l’esecutivo cantonale, e il più emblematico del “fronte rosso-verde” in quanto candidato di area e non di uno dei due partiti.
Nell’ordine del giorno del Congresso PS dell’11 giugno per le Federali, uno dei punti proposti è “Presentazione e approvazione alleanze”. La congiunzione della lista socialista e di quella verde per il Nazionale sarà indubbiamente prevista; nessun esponente dei Verdi del Ticino è però stato invitato a rivolgersi al Congresso, mentre lo farà il presidente nazionale del PS. Ciò la dice lunga sulla scarsa valorizzazione della nuova “area” oltre il vecchio partito. Analoga costatazione per il programma elettorale. “Ben” 20 minuti sono previsti per la presentazione e approvazione di una “piattaforma elettorale”, che consiste solo nel programma per le elezioni già approvato dal PS nazionale.
Ci si può chiedere se non sarebbe opportuno, a complemento dei rispettivi programmi nazionali, un breve e incisivo “manifesto” dei socialisti e Verdi del Ticino per evidenziare i punti di convergenza più significativi attorno ai quali costruire una campagna comune tesa a profilare l’originalità dell’area rispetto alla destra (UDC-LT) e al centro (PLR, Il Centro, Verdi Liberali, Avanti), ma anche rispetto ai nostalgici della guerra fredda (PC-POP): quelli che scambiano la Russia clerico-reazionaria di Putin con l’URSS e combattono l’Unione Europea come se fosse l’impero del male, mentre sostengono ogni despota nel mondo che viola i diritti umani, discrimina le sue minoranze nazionali, massacra il suo popolo e aggredisce gli altri, purché sia inviso agli odiati USA e UE.
Congiungere la propria lista con costoro per eleggere un parlamento che dovrà occuparsi anche di politica estera? Si può fare – è l’opportunismo elettorale, bellezza! – ma non rinunciando a denunciare le posizioni aberranti che collocano questi “compagni” più vicini all’estrema destra nazionalista che al “campo progressista”.
Vedremo cosa scaturirà dal Comitato e dal Congresso dei socialisti e come si posizioneranno i Verdi: forse, e lo speriamo, qualche traccia di rosso-verde apparirà…
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