La nave dei folli – Chi si assomiglia follemente si piglia
Contraddizioni e paradossi in una catena di eventi, notizie, dichiarazioni che paiono avere la follia come comun denominatore
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Contraddizioni e paradossi in una catena di eventi, notizie, dichiarazioni che paiono avere la follia come comun denominatore
• – Silvano Toppi
Il senso della manifestazione di oggi a Bellinzona per l’aiuto ai media cantonali in grosse difficoltà: proposte per anni rimaste nei cassetti della politica - Di Roberto Porta
• – Redazione
Quando anche la presenza alla Buchmesse di Francoforte di Carlo Rovelli, uno scienziato autorevole ma scomodo, induce a ricorrere al concetto di “patriottismo”
• – Paolo Favilli
Se non vogliamo che disastri come quello della Romagna si ripetano dobbiamo, tutti, capire che il riscaldamento globale è il più grave problema che l’umanità abbia mai avuto nel corso della sua storia
• – Redazione
• – Franco Cavani
Un inno all’Emilia-Romagna in una bellissima canzone di Francesco Guccini
• – Redazione
Rileggendo “I Promessi sposi”, a centocinquant’anni dalla morte di Alessandro Manzoni
• – Aurelio Sargenti
Bambini costretti a sfilare in divisa sovietica per la parata del 9 maggio Studenti che inviano lettere ai soldati impegnati nell’invasione ucraina. Ecco la macchina della propaganda nella Russia dello zar Vladimir
• – Redazione
La regola aurea della democrazia è il riconoscimento del pluralismo. Ma se il Parlamento è un’efficace tribuna di denuncia, anche l’opposizione di piazza deve trovare legittimità
• – Redazione
In un podcast prodotto dal giornale “area”, le testimonianze di lavoratori e lavoratrici del commercio al dettaglio di fronte alla prossima votazione sugli orari dei negozi
• – Federico Franchini
Contraddizioni e paradossi in una catena di eventi, notizie, dichiarazioni che paiono avere la follia come comun denominatore
Capita di leggere giornali e riviste e di accostare casualmente e mentalmente notizie e fatti, riscontrando qualcosa che sotto sotto serpeggia o naviga assieme o li tiene in qualche modo legati e fa supporre che ci debba essere un comun denominatore: che sia proprio la follia? Diamo qualche esempio.
Il messaggio di papa Francesco ai governanti del G7 riuniti a Hiroshima sarà ancora tacciato di ambiguo o di serafico, anche se è chiaro (ed anche logico) come lo è la verità: le armi “rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace possibile”. Gli fa subito controcanto il presidente ucraino Zelensky: “La pace diventa più vicina oggi”. Sottinteso: se mi date subito gli aerei F-16. O, più esplicito, perché al termine pace va sostituito quello di vittoria. Aggiunge invece il presidente di Pax Christi in cammino da Perugia ad Assisi per la pace: “Ora con gli F-16 si imbocca una strada senza uscita”. Sottinteso: che è la guerra e la distruzione totale o a non più finire. Si dirà subito che fa anche lui, ingenuamente, il gioco dei russi. I quali, per bocca del viceministro degli Esteri Alexander Grushko, indirettamente confermano: “Rischi colossali per i paesi occidentali se forniranno a Kiev gli F-16”. Interpretato dagli occidentali, al contrario, come terrore e sicura disfatta.
E così si lasciano i tentativi di pace allo sprovveduto e illuso Francesco e al disarmato Vaticano, all’enigmatico ma abile Xi Jiping automaticamente defenestrato da Washington, al traballante Erdogan che almeno un’intesa sul grano è riuscito ad ottenerla o addirittura dall’ormai immancabile capital-attore Elon Musk che ha fatto affari, pagati anche dall’Europa, e ne farà ancora con l’Ucraina da conquistare e ricostruire.
Ci si può chiedere dove stia la ragione che non si usa o dove stia la democrazia che si vuol difendere se la stragrande maggioranza delle persone (in Occidente ma anche in Russia) chiede e vuole la pace, anche per non continuare a perderci soldi o lasciarci la pelle o dare sfogo alla destra più estrema. Stanno dalla stessa parte, non c’è dubbio: quella della follia (a maggior ragione, aggiungono ora gli amici italiani, toccati sul vivo, quando “stiamo finanziando una guerra mentre il nostro Paese affonda”).
È con la crisi del 2008 che si impose il commento e poi si coniò l’espressione: dopo aver privatizzato gli utili, si sono socializzate le perdite. Quanto a dire: alcuni ci guadagnano sempre, i cittadini contribuenti ci perdono sempre. Quanto a dire, alla resa dei conti attuali: non è cambiato niente; anzi, in fatto di miliardi, è peggiorato.
Meraviglia oggi leggere che, dal 2010, il governo belga è riuscito a fare ciò che il governo svizzero non riuscirà mai a fare. Le imprese belghe sono costrette a dichiarare ogni anno i pagamenti che versano nei cosiddetti paradisi fiscali. Stando agli ultimi dati pubblicati le imprese belghe hanno dichiarato di aver versato 383 miliardi di euro nei paradisi fiscali, principalmente a Dubai (dove, detto tra parentesi, campeggiano molte società finanziarie svizzere): una somma che rappresenta l’84 per cento del prodotto interno lordo del Belgio. Una fuga colossale. E questi trasferimenti riguardano solo 765 imprese, ossia lo 0.21 per cento delle imprese belghe.
Si dice che lo Stato belga sia sull’orlo del fallimento (disavanzo annunciato per il 2023: 27.4 miliardi di euro, 4.8 per cento del prodotto interno lordo). E quindi si annunciano grossi tagli nella socialità e nei servizi pubblici. Ma intanto, nella megacoalizione governativa detta Vivaldi, vi è chi ora pretende anche un limite di tempo più ristretto nella concessione delle indennità di disoccupazione…per lottare contro la frode sociale. E nel frattempo ogni giorno scompare nel paese, senza che nessuno se ne accorga o batta ciglio, un miliardo di euro.
“Abbiamo bisogno del vostro sostegno, cari patrioti e abitanti di Ispahan, vi chiediamo di non lasciare che ci uccidano”. È il messaggio che tre giovani hanno scritto su un pezzetto di carta dalla prigione di Dastgerd (Ispahan), in Iran. I tre giovani, arrestati nel novembre del 2022 durante una manifestazione sono stati condannati alla pena di morte per “moharebeh”, termine che secondo la terminologia della Repubblica islamica significa “guerra contro Dio” ed è, appunto, passibile della pena capitale. I tre giovani sono stati impiccati il 19 maggio, come annuncia il sito del Ministero della giustizia, “Mizan Online”. Nonostante le manifestazioni della sera prima e della notte e gli scontri con la polizia.
Secondo il rapporto di Amnesty solo nel 2022 l’Iran ha “giustiziato” 582 persone, posizionando il paese poco dopo la Cina e poco prima dell’Arabia saudita.
La Repubblica Islamica d’Iran è da poco stata nominata presidente del Social Forum 2023 del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (e ha firmato negli scorsi giorni proficui trattati con Cina e Arabia Saudita: chi si assomiglia follemente si piglia?).
Il foglietto dei tre condannati a morte iraniani
Si tiene oggi a Mosca un evento sempre più tenuto d’occhio e temuto dal regime putiniano, la “Restituzione dei nomi”, organizzata dall’associazione che ha recentemente ricevuto il...
Se non cambiano le parole sulle donne