Tra Pechino, Usa e Africa cambiano i prossimi equilibri
La rivalità sino-americana e le sue conseguenze diventano cruciali per l’Europa
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La rivalità sino-americana e le sue conseguenze diventano cruciali per l’Europa
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La rivalità sino-americana e le sue conseguenze diventano cruciali per l’Europa
Di Adriana Castagnoli, Il Sole 24 ore
Il «differenziale di contemporaneità» (Sidney Pollard) costituisce uno dei fattori più potenti nella storia del continente eurasiatico e dell’economia mondiale. Le differenze culturali, religiose, di attitudini sociali, di governo e altre mutano nel tempo, ma condizionano il modo in cui il cambiamento economico e tecnologico viene gestito e recepito. Anche se la stessa tecnologia, la stessa ideologia o, persino, le stesse condizioni di mercato sono presenti contemporaneamente in molte regioni, ogni luogo possiede istituzioni, culture e mezzi differenti per affrontarle.
La quarta rivoluzione industriale ha cambiato gli strumenti di potere con cui gli Stati possono difendere autonomia e proiettare influenza nel sistema internazionale mediante il potere economico, il potere militare, il soft power e il controllo sulla comunicazione. La sovranità tecnologica è cruciale per le grandi potenze. Riducendo la propria dipendenza economica dagli altri e, invece, aumentando la dipendenza degli altri, esse creano asimmetrie nelle relazioni economiche che vengono utilizzate per rafforzare il proprio potere politico. Lo Stato si colloca come un attore fondamentale per la creazione di un sistema di sviluppo tecnologico che risponda sia alla domanda interna di riorganizzazione della società sia alle sfide esterne.
L’incapacità degli Stati di affrontare la crescente disuguaglianza economica e la frammentazione delle strutture e delle istituzioni sociali tradizionali ha generato insoddisfazione e risentimento. Il vuoto ha creato le condizioni per il diffondersi di nuove e opposte ideologie, di populismi radicali che sembrano offrire una risposta alla domanda di profonda riorganizzazione della società tanto all’interno quanto all’esterno degli Stati. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie per la comunicazione e l’organizzazione politica permettono ai governi di competere tramite i social network con le potenze straniere per stabilire narrazioni in grado di attrarre, persuadere e unificare.
La Cina è emersa come il principale sfidante degli Stati Uniti per la sua perizia e determinazione ad affermare la leadership tecnologica, il suo controllo sulle leve geoeconomiche del potere e la spinta a sviluppare la sua forza militare. A livello economico, la Cina ha cercato di modellare il suo ordine “mondiale” mediante giganteschi investimenti in infrastrutture (con la Belt and Road Iniziative come primo esempio), un’arte coercitiva di governo economico, il perseguimento della leadership globale nelle tecnologie della quarta rivoluzione industriale. L’Africa è strategica per la Cina. La competizione internazionale per il settore estrattivo e per le risorse agricole, i problemi di sicurezza alimentare e le enormi esigenze di importazione alimentare in Cina sono altrettanti fattori trainanti l’impegno di Pechino in Africa, sia come bacino gigantesco di manodopera, giovane e a basso costo, sia come piattaforma per le imprese manifatturiere cinesi che si collegano con le catene del valore cinesi.
Poiché le nuove tecnologie permettono di capovolgere il rapporto funzionale fra consumo crescente di energia e crescente sviluppo che è stato alla base della nostra civiltà industriale, la spinta per l’energia verde segnerà la geopolitica del prossimo decennio. La Cina è il primo Paese per emissioni di carbonio ma è anche prima per i vantaggi economici che possono derivare dalla produzione di energia rinnovabile su larga scala, oltre che primo produttore delle terre rare. Gli Stati Uniti, a modo loro, sono un petrostato. L’invasione russa dell’Ucraina ha fatto precipitare il mondo in una situazione di crisi energetica globale. Washington ne ha tratto un enorme beneficio. Ma l’era della trasformazione e della crescita aggressiva dello scisto statunitense sta volgendo al termine con conseguenze imprevedibili. Per andare avanti occorrono nuovi imponenti investimenti. L’incognita più grave sembra annidata nei meccanismi della finanza.
La rivalità sino-americana e le sue conseguenze diventano cruciali per il mondo e per l’Europa. Problematiche planetarie come il cambiamento climatico che possono creare sinergie fra Stati Uniti e Cina, si intersecano con la geopolitica. La transizione verde richiede lo spostamento di enormi capitali dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Poiché la maggior parte delle banche di sviluppo esclude l’energia nucleare e idroelettrica, in gran parte a causa delle obiezioni ambientali delle nazioni donatrici, il finanziamento dello sviluppo oggi limita di fatto le aspirazioni di sviluppo dei Paesi più poveri per le energie rinnovabili.
La Cina e l’India sono due modelli alternativi di trasferimento verso le energie rinnovabili. La cooperazione commerciale ed economica, divenuta una priorità nei rapporti tra Russia e Cina, e il nuovo omni-allineamento di piccoli e medi Stati, molti dei quali produttori di petrolio come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e altri che partecipano sia alle istituzioni multilaterali guidate da Washington sia a quelle dei suoi rivali, impongono di creare nuove mappe mentali. Piccoli Stati e medie potenze scelgono di essere in istituzioni e partnership diverse dell’una e dell’altra grande potenza a seconda di priorità, convenienze e principi ibridi. La tecnologia sembra modellare anche questi accordi e collaborazioni: non sistemi binari contrapposti, ma partnership con relazioni quantistiche.
L’articolo è uno stralcio dal nuovo libro di Adriana Castagnoli “Terre di mezzo” (ed. Il Sole 24 Ore)
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