Tracce di rosso(verde)
Alla ricerca di segnali concreti di una annunciata strategia a medio termine
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Alla ricerca di segnali concreti di una annunciata strategia a medio termine
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Alla ricerca di segnali concreti di una annunciata strategia a medio termine
“Tracce di rosso” è il titolo di un libro pubblicato lo scorso anno in occasione dei 100 anni di presenza socialista nel governo ticinese, uscito proprio mentre prendeva vita e forma una più stretta collaborazione elettorale fra PS e Verdi, sfociata in un’alleanza programmatica e strategica in vista delle elezioni cantonali che non non è stata priva di “turbolenze”.
Dando all’unione fra i due gruppi un respiro cantonale e l’ambizione di operare insieme all’insegna del perseguimento, congiunto, di giustizia sociale e giustizia ambientale, si è di fatto andati incontro a due specifici effetti: quello di doversi forzatamente chinare sulle difficoltà e le contraddizioni (specie sul piano delle priorità di politica economica) insite in tale binomio, e più concretamente, dal punto di vista della creazione di una lista elettorale paritaria condivisa, a battersi e dibattersi, in casa socialista, sul numero e l’identità delle candidature.
Storia nota, quella evocata ancora ieri, in questa sede, anche da Luca Bellinelli, che ha portato ad una frattura interna al PS con la conseguente creazione di “Avanti” di Amalia Mirante (in verità, ben poco “vittima” e meno ancora “sacrificale”). Il fatto è che dal 3 aprile ad oggi, in sede di commento, si continua a tal proposito ad evocare questa frattura come fonte di quasi tutti i problemi elettorali del fronte progressista, ma ben poco si dice di quanto è progredito e si sia approfondito il discorso di “alleanza sui temi”. Insomma, dove sono le tracce di rossoverde dopo la chiara sconfitta elettorale?
È difficile dirlo, e forse anche prematuro, visto che gli strascichi del dopo urne continuano a manifestarsi ampiamente in casa socialista (si veda la questione dei seggi commissionali) mentre tutto pare tacere nel movimento dei Verdi. Eppure, proprio oggi giunge un segnale, annunciato dalla pagina Facebook del PS e annunciato a sorpresa dal “Corriere del Ticino”: per gli Stati, il prossimo autunno, si candida il Consigliere Nazionale Bruno Storni.
Al di là della curiosa modalità comunicativa, per cui il Corriere anticipa il Partito stesso, si può dire che tale candidatura (che pure va ancora ratificata dal prossimo Congresso dell’11 giugno) potrebbe rappresentare proprio anche un segnale di “attenzione” nei confronti di temi ambientali che hanno in Storni un attento e puntiglioso sostenitore, capace nei quattro anni di attività in Consiglio Nazionale, di far passare diverse sue iniziative. Sappiamo che Storni si profila, in casa PS, come il “tecnico” esperto in questioni legate ai temi energetici, climatici, di “mobilità dolce” e dunque ecco che coerentemente si profila come il nome che potrebbe catalizzare i consensi dell’area rossoverde.
Resta però da chiedersi perché mai, non più tardi di sabato scorso, sia uscita un’intervista rilasciata dal vicepresidente PS Adriano Venuti alla “Regione”, che si apre con una dichiarazione stentorea: «Se io fossi il presidente del Partito socialista chiamerei non una ma dieci volte al giorno Mario Branda, per convincerlo a candidarsi al Consiglio degli Stati». Esternazioni che, a distanza di pochi giorni e di fronte alla decisione del Partito suonano perlomeno stravaganti, nella forma e nel contenuto. Insomma, il vice-presidente non sapeva in che direzione stesse andando la commissione elettorale del partito? Ha provato a forzare la mano, invano, per far cambiare rotta alla decisione? E tutto questo a mezzo stampa? Ma in casa PS non ci si può parlare senza passare dai giornali?
Pare proprio di no, visto che in fondo anche l’annuncio della candidatura di Storni arriva, come detto, da un’anticipazione giornalistica, poi rincorsa dal partito via social. Sta di fatto che la decisione sembra presa, ed ora aspettiamo di capire cosa faranno i Verdi ed in particolare Greta Gysin, che da tempo, in realtà, si era detta disponibile per la corsa alla Camera alta dopo essersi fatta da parte, l’estate scorsa, per le elezioni cantonali.
Se i principi dell’alleanza restano validi, perché non lavorare, ora, nel contesto di liste congiunte, per una “campagna condivisa” che riaffermi la solidità del progetto rossoverde? C’è qualcuno in casa socialista che ci pensa? Oppure si è di nuovo in balìa dell’ansia da prestazione che induce a voler fare delle elezioni di ottobre un momento imperdibile per il “riscatto rosso”?
Naturalmente, anche per i Verdi la lista congiunta può costituire una problematica incognita, visto che quattro anni fa, a livello nazionale, ha causato loro dei seggi in meno, in una parabola, per di più, che anche nei sondaggi di quest’anno, non sembra andare in controtendenza. Resta però il fatto che per intanto si fatica a rinvenire, nelle varie esternazioni dei due schieramenti “alleati” una tangibile strategia comune. Forse, su qualche giornale troveremo maggiori spiegazioni.
Intanto, a proposito di giornali, appare curiosa la recente pubblicazione (Corriere del Ticino 15.5.23) di un intervento di Greta Gysin a favore del sì per la votazione sulla protezione del clima, non tanto in sé ( ci mancherebbe altro), ma perché firmata assieme al capogruppo del Centro in Gran Consiglio Maurizio Agustoni. Ci saranno certamente delle ragioni di opportunità (dar conto di uno schieramento sul tema che va ben oltre il fronte rossoverde), ma possibile che non si potesse trovare modo di uscire con un intervento “d’area”, firmato da Gysin e… da Bruno Storni, per dire?
Quello rossoverde è un progetto a medio termine, certo, che dovrà affinarsi approfondendo i temi, ma dovrà anche sapersi misurare con le scadenze elettorali. Magari un po’ di più e un po’ meglio di così. Un po’ più sottotraccia.
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