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Aldo Sofia
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• 6 Gennaio 2023 – Aldo Sofia

Inevitabile che la memoria vada a quel 24 dicembre 1914, su un preciso punto del fronte occidentale della prima guerra mondiale. 

Asserragliati nelle rispettive trincee, soldati tedeschi e inglesi. Il grande conflitto  (“l’inutile strage”, l’aveva scomunicata papa Benedetto XV) era cominciata otto mesi prima e aveva già provocato un milione di morti (alla fine furono 16 milioni). Ma avvenne quello che passò alla storia come ‘il miracolo di Natale’, e non certo per merito di governi e generali. Arrivò dal basso, dai semplici militi, quelli che sul filo spinato lasciavano le loro vite, e i corpi martoriati (20 milioni i feriti e gli sciancati in quattro anni). 

Del tutto inatteso, quella notte, si alzò il canto ‘Stille Nacht’, fanti nemici uscirono dalle loro fosse, ci fu qualche abbraccio, lo scambio di doni simbolici, vennero illuminati pochi alberelli – sopravvissuti chissà come alle bombe nella sconvolta terra di nessuno. Tregua insperata. Breve durata. Il rapido tempo di un’illusione che non diventò rivolta contro la prevedibile mattanza, prima che i plotoni si accanissero anche contro i disertori veri o presunti.

Soltanto qualche riga per i libri di Storia.

Che viene rievocata inutilmente (e fors’anche arbitrariamente) mentre dal Cremlino l’invasore propone alle sue vittime ucraine una tregua di ben… 36 ore. Dopo oltre 300 giorni di bombardamenti che hanno come bersaglio principale città, villaggi, popolazioni civili. Scenari siriani, centri rasi al suolo e ridotti in sabbia, un crescendo di crudeltà. 

Ma suvvia, è Natale. 

Il patriarca di Mosca, Kirill, che ha predicato la sua jihad anti-occidentale, chiede dunque al suo zar e sodale di proclamare il breve cessate il fuoco. Subito accettato, visto che oltretutto fa bene all’immagine internazionale e costa poco a un esercito russo in evidente difficoltà, anche per l’incompetenza dei suoi comandanti, oltre che per la resistenza (armata da Ovest) degli ucraini, popolazione compresa.

Però… però è solo per il Natale: poi, pregato per una manciata di ore e invocato l’intervento dell’altissimo, si tornerà a macellare, come avvenne dopo quell’improvvisato e breve “miracolo” di oltre un secolo fa.

Però… però vale soltanto per il Natale ortodosso, perché quello cattolico (nonostante gli appelli venuti da Roma, e nonostante una parte dell’ortodossia ucraina sia ‘cattolico-romana’) è ormai l’espressione di un “Occidente degenerato e in disfacimento”.

Però… però nel suo appello il milionario-patriarca Kirill ha precisato che “russi e ucraini” devono poter pregare in sintonia perché fanno “parte dello stesso popolo”: la stessa tiritera per ribadire putinianamente che nemmeno esiste “la piccola Russia”, a cui lo sciagurato Lenin (per il neo-zar) diede almeno formalmente dignità nazionale, sperando comunque di incatenarla per sempre a quella “Grande” e imperial-sovietica.

Però… però proprio mentre si propone di far tacere per un po’ le armi, il vice e mazziere di Putin, l’immancabile Medvedev, che ha detto di “odiare gli occidentali” (pur mandando la figlia a studiare a Londra) dichiara che Mosca sta facendo “un bel regalo” di Natale all’Ovest mettendo in mare una nave da guerra russa provvista finalmente dei devastanti super-missili “Sarmat” (minacciosamente soprannominati “Satan”)

Però… però si tratta della proposta di cessate il fuoco che sui social russi la voce dei ’falchi’ – sempre e non stranamente autorizzata, perché l’altra dissidenza deve tacere imbavagliata – commenta con sospetto, se non con esplicita critica, temendo che un piccolissimo passo possa  diventare qualcosina di più

Però… però i vertici di Kiev denunciano “l’ipocrisia” del nemico e ribadiscono che una tregua può seguire unicamente “al ritiro totale dell’esercito russo” (da Donbass e Crimea), mentre Mosca ribadisce che “non può essere cambiata la realtà sul terreno” (alla faccia…). Allora, una pur minima occasione mancata dalle due parti di far tacere cannoni e missili?

Però… però anche da Washington il “commander in chief” Biden dice che per il Cremlino si tratta solo del tentativo di avere “un po’ di ossigeno” per riorganizzarsi militarmente: davvero, in sole 36 ore?

Tutto troppo fragile, troppo paradossale, troppo ingannevole. E per ora troppo compromesso dall’odio per ripetere quel piccolo ‘miracolo di Natale’ di oltre un secolo fa. Quindi, nulla di nuovo sul fronte orientale.

Nell’immagine: il “regalo all’Occidente”, l’incrociatore russo armato con i supermissili Sarmat






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