Ci ha teso la mano. A noi tutti il compito di esserne degni
Libero Casagrande appartiene a quelle figure umane e culturali che ci hanno consegnato, insieme all’amicizia, una responsabilità
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Libero Casagrande appartiene a quelle figure umane e culturali che ci hanno consegnato, insieme all’amicizia, una responsabilità
• – Fabio Pusterla
Nel nome dello “spirito imprenditoriale”, quello che domina la narrazione economica e politica e che ancora si invoca come soluzione di tutti i mali
• – Lelio Demichelis
Lo sostengono 1500 esperti di tecnologia e informatica in una lettera al Congresso USA
• – Redazione
Uno dei protagonisti assoluti di questa tragicomica esibizione dialettica è Silvio Berlusconi. Amico era di Putin e amico suo è rimasto anche dopo il 24 febbraio 2022
• – Redazione
• – Franco Cavani
Il ticinese scomparso che operò col terrorista Carlos avrebbe collaborato con gli americani nel periodo della latitanza in Grecia: lo afferma uno storico che ha avuto accesso a documenti dell’intelligence statunitense
• – Aldo Sofia
L’esito delle elezioni cantonali di Zurigo e Basilea Campagna fornisce utili indicazioni per quanto potrà avvenire in autunno a livello federale
• – Rocco Bianchi
Dissidenti e oppositori delle più svariate tendenze politiche sono stati costretti improvvisamente a lasciare il Paese su un aereo diretto negli Usa: forse il delirante presidente Ortega spera in un riavvicinamento (necessario) con Biden
• – Gianni Beretta
Dopo una settimana dal dibattito in Consiglio Comunale sul progetto legato all’utilizzo pubblico delle criptovalute, alcune riflessioni legate anche agli echi della stampa - Di Danilo Baratti
• – Redazione
(nonostante noi)
• – Silvano Toppi
Libero Casagrande appartiene a quelle figure umane e culturali che ci hanno consegnato, insieme all’amicizia, una responsabilità
Si è spento nei giorni scorsi, all’età di 93 anni, l’editore Libero Casagrande. Per sua espressa volontà, la notizia è stata data solo a funerali avvenuti. Sulla scomparsa di questa grande figura di “promotore culturale” proponiamo qui un contributo, un omaggio, di Fabio Pusterla, che, come tanti altri autori del nostro paese, deve proprio a Casagrande il proprio esordio letterario con la raccolta poetica “Concessione all’inverno”. (red.)
Libero Casagrande è stato un punto di riferimento importantissimo per tutta la cultura svizzero-italiana, a cui ha fornito un costante e prestigioso sbocco editoriale, in moltissimi campi del sapere: la storia, la storia dell’arte, la storia della lingua, la letteratura. Dopo la prima fase della sua attività, iniziata negli anni ’50, Libero ha iniziato la collaborazione con i principali intellettuali attivi sul territorio, a cominciare da Virgilio Gilardoni (e di questo fondamentale sodalizio basterà ricordare due titoli poderosi: il volume Il Romanico, del 1967, e la ristampa de La Svizzera italiana del Franscini, apparsa nel 1990), a cui si sarebbero affiancati nel tempo Sandro Bianconi, Raffaello Ceschi e molti altri.
Frutto capitale di questo intenso dialogo, protrattosi lungo i decenni, la rivista «Archivio storico ticinese», nata nel 1960 e ancora attiva. Ma per capire a fondo il senso culturale di questo lavoro, che Libero Casagrande ha affrontato con la passione per il lavoro dell’artigiano tipografico e con la lungimiranza dell’editore illuminato, bisogna considerare un altro aspetto. Libero, che era nato nel 1929, apparteneva alla generazione dei nostri padri, biografici e culturali; la generazione, cioè, che aveva vissuto intensamente, e nei casi maggiori drammaticamente, il periodo della Grande Trasformazione, cioè del passaggio da un mondo tutto sommato contadino (che in Ticino, fino alla seconda Guerra Mondiale, aveva significato anche povertà, emigrazione, difficoltà materiali) a un nuovo mondo animato da forze economiche diverse e vieppiù potenti, capaci di travolgere velocemente il passato e persino di oscurare la sua memoria.
A questo mutamento, che su scala italiana sarebbe stato testimoniato, per non fare che alcuni nomi, da Pier Paolo Pasolini, Lucio Mastronardi, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello, le intelligenze che ruotavano attorno alle edizioni Casagrande hanno tentato di accompagnare la coscienza critica, la ricostruzione storiografica, il sogno di un umanesimo non nostalgico bensì volto al futuro, che parlasse un linguaggio profondamente oppositivo rispetto a quello delle grandi speculazioni in atto e al loro sforzo di cancellare il più rapidamente possibile la memoria di un Paese.
Nel campo della letteratura, questo tipo di impegno culturale ci fa subito pensare ai maggiori scrittori di quella generazione: a Plinio Martini, di cui Casagrande pubblicò Il fondo del sacco, un vero e sorprendente successo editoriale, a Giorgio e a Giovanni Orelli, entrambi ben presenti nel catalogo delle edizioni bellinzonesi, a Alberto Nessi e ad altri ancora.
Il nome di Giovanni Orelli ci aiuta però ad avanzare nel tempo: verso la fine degli anni ’70 nasceva infatti la collana “Versanti”, che allora si chiamava anche “dei tre Giovanni”: una collana di poesia diretta appunto da Giovanni Orelli, Giovanni Bonalumi e Giovanni Raboni, un progetto che intendeva idealmente saldare la Svizzera italiana con la Milano di Raboni e con la Svizzera interna (la Basilea di Bonalumi). Il tentativo, coraggioso, era di aprire e rinnovare la letteratura della Svizzera italiana, consentendo ai suoi esiti più promettenti di respirare un’aria più vasta: se l’umanesimo cui si accennava tentava prima di tutto di salvaguardare la memoria storica, dando solide fondamenta al presente, questo nuovo progetto intuiva e sosteneva la necessità di un’apertura che il Ticino regione aperta (questo il titolo significativo coniato da Sandro Bianconi, Raffaello Ceschi e Remigio Ratti per un volume del 1990) rendeva sempre più urgente.
Tra i primi titoli della collana: un poeta dialettale di grande spessore come Ugo Canonica; la raccolta d’esordio di un giovane molto promettente, Antonio Rossi; un libro-dibattito sul tema del dialetto, che metteva a confronto Piero Gibellini, Glauco Sanga e Andrea Zanzotto; e una versione da Ramuz. Negli anni successivi, la collana “Versanti” sarebbe diventata importantissima, soprattutto per molti allora giovani o giovanissimi poeti che da lì avrebbero tentato di prendere il volo.
Proprio in quegli anni iniziava anche il mio rapporto di stima e di amicizia con Libero Casagrande, a cui, come molti altri, devo moltissimo. Ma non degli affetti privati è adesso il momento di parlare, se non per rammentare che Libero appartiene a quelle figure umane e culturali che ci hanno teso la mano, consegnandoci, insieme all’amicizia, una responsabilità. A noi tutti il compito di esserne degni.
Uno scandalo che dice molto di un certo tipo di vuoto edonismo, e di certe teste
Conversazione con Maria Inés Bussi, la nipote dell’ex-presidente cileno Salvador Allende, a cinquant’anni dalla scomparsa