Uganda: chiude definitivamente l’ufficio Onu per i diritti umani
Forte preoccupazione per la sorte di attivisti politici e esponenti della comunità LGBTQ+, per nulla tutelati, anzi perseguiti dalle autorità
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Forte preoccupazione per la sorte di attivisti politici e esponenti della comunità LGBTQ+, per nulla tutelati, anzi perseguiti dalle autorità
• – Roberta Bernasconi
La figura dello studioso marxista appena scomparso, nel ricordo di Christian Marazzi
• – Redazione
Ruolo dei media, ma anche della politica, per un’informazione condizionata negativamente dall’irruzione dei social media - Di Ferruccio D’Ambrogio
• – Redazione
Lo scrittore Giuliano Da Empoli spiega i rischi causati dai social network e dall’intelligenza artificiale: “La Silicon Valley non è libertaria e pecca di arroganza”
• – Redazione
Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh, è allo stremo: «Siamo in 120 mila assediati da mesi, senza gas, luce, pane»
• – Redazione
“I nuovi studi portano alla luce una verità che in molti ancora negano: un filo lega i massacri degli ebrei da parte dei nazisti a quelli subiti dal mio popolo”
• – Redazione
Discriminazioni e diritti calpestati passano più o meno sotterraneamente ogni giorno fra i gesti e le parole di allievi, docenti e famiglie. Urge una nuova sensibilità
• – Adolfo Tomasini
Dopo il “tradimento” di giugno, la milizia privata di Prigozhin continua a operare liberamente, in Bielorussia come in Africa. È la prova che il presidente è ancora vulnerabile
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Attacchi e rimproveri americani alla Svizzera
• – Silvano Toppi
Forte preoccupazione per la sorte di attivisti politici e esponenti della comunità LGBTQ+, per nulla tutelati, anzi perseguiti dalle autorità
Con la chiusura delle sedi secondarie di Gulu e Moroto, avvenute rispettivamente il 30 giugno e il 31 luglio, arriva anche quella della sede principale a Kampala che, sabato 5 agosto, ha cessato definitivamente le sue operazioni nel paese.
Ѐ l’epilogo di un percorso iniziato il 3 febbraio con l’annuncio del governo ugandese di non rinnovare, una volta scaduto, il mandato dell’ufficio Onu per i diritti umani nel paese. «L’Uganda non ha bisogno di agenzie straniere per tutelare le libertà e i diritti», aveva dichirato allora il ministero degli esteri. Una decisione “ovviamente” sostenuta dal presidente Yoweri Museveni, che governa la nazione con il pugno di ferro dal 1986.
Le autorità ugandesi motivano l’espulsione dell’agenzia Onu con il forte impegno del governo per la promozione e la protezione dei diritti umani, la pace prevalente in tutto il paese unita a forti istituzioni nazionali per i diritti umani e una vivace società civile, con la capacità di monitorare, promuovere e proteggere i diritti umani in Uganda. Tuttavia, secondo attivisti politici e per i diritti umani, la chiusura dell’ufficio avrà implicazioni non indifferenti sul paese e solleva apprensioni per il futuro della protezione e della supervisione dei diritti umani in Uganda.
L’Uganda pratica da decenni censura, arresti e detenzioni arbitrarie, torture (in molti casi a morte) e sparizioni forzate di attivisti delle opposizioni e di chiunque – intellettuali, professionisti e giornalisti – non sia allineato al regime, tant’è vero che alcuni di essi sono stati costretti all’esilio. La medesima scelta è stata presa di recente anche da molti cittadini appartenenti alla comunità LGBTQ+. I loro diritti, già minacciati, sono stati del tutto calpestati con l’entrata in vigore, il 30 maggio, dell’Anti-homosexuality Act 2023, una delle leggi anti-LGBTQ+ più dure in Africa e nel mondo.
Con l’uscita dal paese dell’Ufficio dell’Onu la società civile ugandese perde dunque un importante presidio per la tutela dei diritti umani. Un presidio vitale in vista delle prossime elezioni, previste nel 2026. Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha espresso preoccupazione a riguardo.
Le elezioni del 14 gennaio 2021 – concluse con la riconferma alla presidenza di Yoweri Museveni – sono state infatti emblematiche della repressione. Un generale deterioramento della situazione dei diritti umani si è diffuso in tutto il paese, con decine di membri dell’opposizione rapiti, arrestati, picchiati e talvolta uccisi.
In Uganda, la tutela dei diritti fondamentali delle persone rimane dunque nelle sole mani della Commissione ugandese per i diritti umani (Uhcr), un’organizzazione governativa istituita nel 2020 e accusata di tacere su molti casi di repressioni, violenze e abusi.
«Un’istituzione sottofinanziata e con personale insufficiente», afferma Türk, denunciando anche “interferenze politiche nel suo mandato che ne minano la legittimità, l’indipendenza e l’imparzialità”.
Nell’immagine: un funzionario dell’OHCHR a colloquio con alcuni abitanti del Nordest del paese
Note a margine degli esiti delle recenti elezioni cantonali (ma non solo)
Perchè tarda, e non sarà più come previsto, l'intervento terrestre israeliano a Gaza: intervista a Lorenzo Cremonesi da Ashkelon