Un documentario svela le truffe del Secondo pilastro
“Protokoll” mostra come la lobby delle assicurazioni vita private ha ottenuto il controllo della Previdenza Professionale obbligatoria e ha limitato lo sviluppo dell’AVS
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“Protokoll” mostra come la lobby delle assicurazioni vita private ha ottenuto il controllo della Previdenza Professionale obbligatoria e ha limitato lo sviluppo dell’AVS
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“Protokoll” mostra come la lobby delle assicurazioni vita private ha ottenuto il controllo della Previdenza Professionale obbligatoria e ha limitato lo sviluppo dell’AVS
Il documentario “Protokoll”, coprodotto dalla RSI e diffuso nella rubrica DOC lo scorso 27 ottobre con il titolo “Il protocollo” è così presentato nel sito RSI: “Alcuni economisti prevedono un calo delle nostre pensioni nei prossimi anni. Ma perché saranno più basse? Di chi è la colpa? Molto prima della creazione dell’AVS nel 1947, gli assicuratori vita avevano già compreso l’enorme potenziale commerciale del mercato dei fondi pensione privati. Si sono organizzati e hanno sviluppato il concetto dei tre pilastri, che è stato accettato a larga maggioranza in una votazione nel 1972. Questo è un ottimo esempio di lobbismo politico che ha permesso loro di modellare il secondo pilastro in base ai loro interessi privati. Oggi ne stiamo pagando le conseguenze.”
Poco prima della votazione sull’aumento dell’età di pensionamento delle donne ho provato a descrivere i più importanti svantaggi per gli assicurati della Previdenza Professionale (PPP o Casse Pensioni o 2° Pilastro). Ho simulato una partita in 9 round in cui si confrontavano i due pilastri obbligatori del nostro sistema pensionistico. Il risultato AVS batte PPP per 9 a 0 era inequivocabile e lo confermano le rivelazioni di “Protokoll”. Il documentario cita i protocolli segreti concordati nelle riunioni fra le maggiori compagnie di assicurazione vita già negli anni ’70 e fornisce le prove schiaccianti delle loro manipolazioni politiche, delle false promesse e dei furti perpetrati a danno degli assicurati in tutti questi anni.
Si racconta nel documentario come, sotto la pressione delle lobby assicurative, le nostre autorità politiche hanno progressivamente tradito la promessa fatta al momento della votazione sul sistema dei tre pilastri nel 1972, cioè che le rendite dei due pilastri assieme (AVS+PPP) avrebbero “garantito il tenore di vita precedente” con almeno il 60% dell’ultimo salario. Per grantire questo obiettivo nella legge era prevista la “priorità delle prestazioni”, indipendentemente dai contributi versati pariteticamente (che sono un salario differito). Invece dopo pochi anni il sistema è stato riconvertito in “priorità dei contributi”. In altre parole la pensione del 2° Pilastro è limitata a quanto accumulato con i cospicui contributi versati da ogni singolo assicurato e dai suoi datori di lavoro per costituire il suo “capitale di vecchiaia”. Risultato: oggi una pensione del 60% dell’ultimo salario rimane una chimera per molti salariati e soprattutto per le salariate. Mediante la ben nota “Salamitaktik”, come la chiamano oltr’alpe, fetta dopo fetta la legge viene progressivamente svuotata del suo scopo sociale per salvaguardare le esigenze di guadagno delle assicurazioni private e dei loro azionisti. Un esempio?
Si narra nel documentario come nel 2002 scoppiò lo scandalo dei 20 miliardi di eccedenze appartenenti agli assicurati, mai comparsi sui conti delle Casse Pensioni. Un vero e proprio furto ai danni dei salariati, denunciarono allora numerosi parlamentari di vari partiti. Un prelievo inammissibile secondo la liberale Christine Egerszegi, allora consigliera nazionale e presidente della Commissione parlamentare LPP, scandalizzata ancora oggi perché quei 20 miliardi sono spariti nelle tasche degli azionisti invece di arrivare sui conti degli assicurati.
Anche i socialisti allora gridarono allo scandalo ma il documentario rivela che purtroppo il Partito Socialista Svizzero e i sindacati hanno una grande responsabilità in questo disastro perché già nel 1972 sostennero il sistema studiato dalle assicurazioni private. Avrebbero invece potuto sostenere la proposta di sviluppare il primo pilastro (l’AVS, più sociale, economica ed efficiente!) per garantire delle vere pensioni popolari che “mantengano il livello di vita precedente” almeno per i redditi bassi e medi. Oppure avrebbero almeno potuto proporre un 2° Pilastro in mano pubblica e non privata, per preservare lo scopo di assicurazione sociale e l’uso corretto dei risparmi accumulati (oggi più di 1000 miliardi!). Un’idea che già circolava nel PSS.
Il documentario non ne parla ma già si vede che la “Salamitaktik” continua. La prossima fetta, che più preme alle assicurazioni private, è l’ulteriore riduzione dell’”aliquota di conversione”, già approvata dal Consiglio Nazionale, cioè una diminuzione delle pensioni del 12%! Per mandar giù la pillola si propone lo zuccherino delle compensazioni durante i primi anni che seguiranno la “riforma”, ma per i giovani di oggi la frittata è fatta: pagheranno di più per ricevere di meno. Si prevede infatti anche l’aumento dei contributi dedotti dallo stipendio: sia iniziando a pagarli già da 20 anni (e non da 25 come oggi), sia riscuotendoli in % su una parte maggiore dello stipendio mediante la diminuzione della “deduzione di coordinamento”.
Mi auguro che i/le parlamentari impegnati/e nella “riforma” del 2° Pilastro diano prima un’occhiata a “Protokoll” e cerchino soluzioni che pongano un freno al costante dirottamento del risparmio degli assicurati verso l’opaca e costosa gestione delle assicurazioni private. Sono società anonime (o simili) il cui scopo principale rimane la realizzazione di utili e non il benessere sociale degli svizzeri. Dovrebbero accontentarsi di fare affari col 3. Pilastro: il risparmio privato, appunto… per chi se lo può permettere.
Offrire ad esempio a tutti i cittadini la possibilità di trasferire i loro “capitali di vecchiaia” in una Cassa Pensioni federale, in concorrenza con quelle private, converrebbe già solo perché si eliminerebbe il problema del “libero passaggio” e vari inutili costi di gestione. Sarebbe un primo passo nella buona direzione.
Il documentario “Il Protocollo” è visibile sul sito della RSI fino al 27 novembre
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