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Marco Züblin
Marco Züblin
Il Polo immobiliar-sportivo, si iniziano le...
• 2 Ottobre 2021 – Marco Züblin

Si sono iniziate le grandi manovre in vista dell’approvazione del monumentale progetto immobiliar-sportivo di Lugano-Cornaredo; “Polo Sportivo e degli Eventi”, opportunamente così lo denominano il Municipio e i fautori del progetto, con furbesca elisione della componente palazzinara e speculativa, che è proprio quella che crea polemica e dissenso. Ed è questa vaga disonestà intellettuale ad irritare un po’, anche se non stupisce troppo dopo anni di opaca e fallimentare gestione della città e dei suoi progetti e interventi (così, a memoria: aeroporto, centro congressuale, autogestione, spiaggette private e terrazze pubbliche, biomedicina, stilisti negrieri, ecc.). Insomma, si parla del buon contorno per nascondere l’indigesto piatto principale.

Non si è ancora messo in campo il pezzo da novanta, cioè il defunto alcalde (al quale qualche spudorato vuole intitolare la mega-struttura), ma diamo tempo ai promotori, guidati con un bel sorriso curiale e poco rassicurante da un ex giornalista prestato alla causa, e con qualche sorprendente apparizione di esponenti socialisti in vena di figuracce; arriveranno anche al defunto, e magari anche ad altro, non facciamoci mancare nulla. Intanto parte il marketing (vi si parla solo di sport, per forza) e la grancassa mediatica, con il gruppo di Muzzano sulle barricate (pubblicità gialloverdi come se piovesse), affiancato dai soliti portalini dei giornalai e financo dal quotidiano gratuito.

E non ci è mancato quasi nulla in questi mesi: dalle intimidazioni para-squadristiche contro chi raccoglieva le firme, al tentativo di delegittimazione del referendum (come si fece per l’aeroporto, auspice addirittura l’ex-giudice Zali) presentato come atto quasi illegale e non lecito esercizio dei diritti popolari, al favoleggiare di alleanze contro natura tra referendisti e grandi famiglie luganesi, a narrazioni mitologiche sui mezzi finanziari a disposizione dei contrari per condurre la campagna (della serie: il bue che dà del cornuto all’asino).

Arrivano adesso i responsabili delle società sportive, a raccontarci l’ovvio e il risaputo, e cioè che la città ha un chiaro deficit a livello di strutture sportive; chi tira le fila si nasconde dietro la loro legittima preoccupazione, facendone “utili idioti” a promozione di una causa che non è la loro. Come se fosse colpa dei referendisti se per decenni Municipio e legislativo comunale hanno colpevolmente dormito, lasciando in sostanza marcire la situazione, e questo nonostante gli appelli delle società sportive e anche delle federazioni; e come se fosse necessario zavorrare il progetto sportivo con una megastruttura immobiliar-speculativa di cui nessuno (se non i promotori privati, e taluni socialisti) sembrava sentire l’esigenza. Mi risulta che diffuso scetticismo sia stato speso sul progetto anche nelle discussioni sul piano direttore comunale; ma ci si tappa le orecchie e si tira dritto, allegramente verso il muro.

Ci si dice che non c’è un piano B, rispolverando una vecchia e poco efficace tattica dell’alcalde buonanima, specialista nel tentare di mettere la gente con le spalle al muro per obbligarla ad accettare l’inaccettabile. Certo che c’è un Piano B, che tutela lo sport cittadino, eccome se c’è; ma non pare bello che lo si sveli adesso, meglio lasciare il popolobestia nell’ignoranza e spingerlo così verso l’agognata soluzione. Insomma, abbiamo anche un insulto all’intelligenza media del cittadino.

Un maggiorente socialista (Ghisletta, per nominarlo), che alla sorpresa generale si sta spendendo parecchio per il progetto nell’incredulità di molti dei suoi, qualche mese fa ha difeso a spada tratta la bontà dell’iniziativa anche sotto l’aspetto finanziario: anche qui belle parole in libertà, che potrebbero far sorgere qualche sospetto nei soliti malevoli. In effetti, un banale confronto con strutture sportive paragonabili in Svizzera permette di capire che lo stadio costerà molto, troppo, e nessuno ha finora saputo spiegare perché. Ma la cosa più grave, e che travalica la discussione sull’opportunità del progetto come tale, è la decisione di mettersi nelle mani dei privati costruttori, ai quali si è peraltro imposto (perché?) un progetto fatto e finito, immodificabile, e di operare in regime di leasing con riscatto: il maggiorente di cui sopra non ha spiegato il motivo per il quale non si sia invece optato per l’emissione di un bond della città (trentennale, allo 0.1% o anche meno) e per un finanziamento in proprio. La scelta del finanziamento privato come modello di business costerà inutili milioni di troppo a Lugano e ai suoi contribuenti, almeno a coloro che accetteranno di rimanerlo; ma, passando alla cassa per anni, qualcuno dovrà pur porsi la domanda perché non si è optato per una praticabilissima alternativa (irricevibile il discorso sul rating, grazie).

Vi sono anche considerazioni di natura urbanistica e di pianificazione cittadina; tra la messe di possibili obiezioni, rileviamo almeno che le ristrutturazioni abitative dei palazzi in centro, lasciati liberi dall’esodo a Cornaredo degli uffici comunali, non sembrano prevedere (come ci si aspetterebbe in un mondo normale) abitazioni per famiglie e per la classe media, ma in gran parte appartamenti fighetti per i week-end di qualche medico o avvocato zurighese. Eggià.

Come succede spesso, e come da tempo immemore si fa in questa bella cittadina, si usano preoccupazioni condivisibili per sdoganare l’inaccettabile. E intristisce parecchio come si sfrutti con bella dose di cinismo l’entusiasmo e la passione degli sportivi per promuovere un progetto in cui lo sport sembra essere pretesto per raggiungere altro.

Nell’immagine: una delle poche visualizzazioni del progetto che rende la volumetria completa delle cosiddette “torri”, normalmente mostrate solo frontalmente






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