Viva il “governo maschio” – Significativo vaneggiamento de “La Verità”
Quello che Salvini e Meloni pensano ma non dicono, lo dice "La Verità" senza ritegno
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Quello che Salvini e Meloni pensano ma non dicono, lo dice "La Verità" senza ritegno
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Quello che Salvini e Meloni pensano ma non dicono, lo dice "La Verità" senza ritegno
“Perché farà bene a tutti il ritorno di uno stile maschile al governo”. Si, avete letto bene. È un titolo in prima pagina di “La Verità”, il quotidiano di Maurizio Belpietro, il giornale che si vuole interprete principale, fedele e allineatissimo dei vari Salvini e Meloni. E che sceglie proprio (non casualmente) la vigilia dell’8 marzo per offrire uno spaccato di come la si può pensare da quelle parti: dove in fatto di parità di genere – ancora faticosamente da conquistare – non si marcia sul posto, ma si fanno parecchi passi indietro. È bene saperlo. E allora, ecco alcuni esemplari passaggi dell’articolo a firma Claudio Risè (scrittore, docente universitario, psicoterapeuta!) che naturalmente, fra uno sproposito e l’altro, si premura di farci sapere che il suo non è un attacco al genere femminile, al suo stile di conduzione, alla sua sensibilità. Giudicate voi:
“Con Mario Draghi è tornato a Palazzo Chigi un aspetto assente da molto tempo da quelle parti: il maschile”.
“Non si tratta solo dei ‘modi bruschi’ a cui spesso si pensa… è piuttosto un mondo di riferimento, lo stile di lavoro, i valori paterni, il modo di essere e di fare che viene (ancor più: veniva) spontaneo agli individui maschi, ed è oggi spesso apprezzato anche dalle donne, soprattutto sul lavoro”.
“Torna il maschile, dunque, soprattutto come modus operandi, e… segnala il riemergere di un modo di essere profondissimo, che ha le sue radici nelle diversità innanzitutto biologiche tra femminile e maschile”.
“Queste realtà dell’umano e della natura (compresa la profonda e potente dialettica maschile-femminile) sono tuttavia malviste dalle biopolitiche adottate dagli Stati moderni negli ultimi 50 anni, che hanno aggravato gli attuali e devastanti problemi, compreso proprio il ritorno in grande spolvero di malattie infettive che verso la fine del secolo si davano ufficialmente (OMS) per “quasi definitivamente” vinte e scomparse”.
“La presenza o no di maschile in un leader politico e uomo di governo non è solo una notazione stilistica, ma ha soprattutto una immediata ricaduta sulla capacità decisionale dei governi”.
“Come si è visto nell’azione di Boris Johnson in Inghilterra, che in pochi mesi ha concluso un accordo sulla Brexit che il precedente governo non era riuscito ad ottenere in 3 anni… e ha fatto del Regno Unito il paese più avanzato d’Europa sull’immunità vaccinale” (ndr: il precedente governo era naturalmente quello presieduto da una donna, Theresa May).
Finiamola qua, anche se non mancano altre “perle”. Quindi lo stile di conduzione di una donna che voglia far bene non può che essere maschile. Una particolare sensibilità femminile non é concessa. Come se l’arrivo nel Nord Europa di ben cinque governi tutti con premier donne sia stato possibile solo perché si sono sbarazzate in fretta e furia della loro essenza femminile. E chissà come la prenderanno quelle donne , ancora poche, che hanno raggiunto con fatica e tenacia, posizioni dirigenziali, senza abbandonarsi a spirito ‘machista’.
Naturalmente, come dicono in terra partenopea, ‘ccà nisciuno è fesso’, e infatti dietro questo delirio c’è un attacco anche al governo Conte-Casalino, “lobby gay”, come lo definì Vittorio Sgarbi, un altro della compagnia (“Conte così femmineo” e il suo portavoce omosessuale dichiarato). Un proiettile su due bersagli. E suona anche peggio.
Quindi: coraggio, signore e signori, c’è ancora molto da fare.
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