A Lugano il Municipio fa le scarpe all’arte orientale
Nella storica Villa Heleneum sarà ospitato il Museo delle calzature Bally
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Nella storica Villa Heleneum sarà ospitato il Museo delle calzature Bally
• – Enrico Lombardi
Libertad, non mi costringere ancora a fare cose che non vorrei
• – Redazione
Dopo le accuse di Marco Chiesa: la guerra contadina dell'UDC è infondata
• – Redazione
• – Franco Cavani
Nello sport e nell'arte è la tecnologia che assicura il rendimento
• – Silvano Toppi
In 6 mesi deforestazione +17% - Appello internazionale per boicottare le importazioni dalle regioni devastate dagli incendi programmati
• – Redazione
• – Franco Cavani
Isteria socio-mediatica contro uno degli animali più belli, e più… necessari
• – Marco Züblin
Una proposta PLRT che alleggerirebbe le casse del Cantone, e del tutto fuori contesto
• – Redazione
Alla ricerca della credibilità perduta, tra il garrire di bandiere e i flonflon del 1° agosto
• – Marco Züblin
Nella storica Villa Heleneum sarà ospitato il Museo delle calzature Bally
La notizia è del “Corriere del Ticino” e pare, per ora, un’anticipazione o un’indiscrezione, confermata verbalmente dal sindaco Borradori: nella sua seduta dello scorso 29 luglio il Municipio di Lugano ha deciso di “consegnare le chiavi” di Villa Heleneum alla nota azienda svizzera di calzature Bally, che vi trasferirà il proprio storico “Museo della scarpa” che da quasi 80 anni ha sede a Schönenwerd, nel Canton Soletta.
Una decisione, per la verità, che giunge un po’ “a sorpresa”, visto che fino ad ora di questo progetto si era parlato ben poco. Molto di più si era detto a proposito della possibilità che a Villa Heleneum, già sede del Museo delle Culture Extraeuropee, dopo qualche anno di pausa approdasse una delle più importanti raccolte di arte orientale (giapponese, in particolare) al mondo, di proprietà di Jeffrey Montgomery, un facoltoso ed appassionato collezionista americano residente da tempo a Lugano.
Di questa ipotesi, sostenuta dal parere favorevole di un centinaio di personalità del mondo imprenditoriale e culturale ( fra cui Mario Botta, Sergio Ermotti, Marco Solari) aveva fra l’altro parlato ancora in tempi recenti ai microfoni di Rete Due l’attuale Direttore del Museo delle Culture di Villa Malpensata, Francesco Paolo Campione.
Insomma, sembrava fatta, nel nome di un’iniziativa che avrebbe contemplato non solo un’esposizione permanente di particolare rilievo, ma anche la creazione di un centro studi (con tanto di biblioteca) dedicato alla storia e alla cultura orientali per fare di Villa Heleneum un luogo ideale anche come cornice di eventuali ed auspicati “eventi” incentrati sulle relazioni (certo, anche economiche) con personalità dei paesi dell’estremo Oriente.
Ora, niente di tutto questo, anche se pare che il sito della RSI non se ne sia del tutto accorto, visto che, riprendendo la notizia dell’opzione Bally fornita dal CdT, correda la propria pagina online con la riproposta della stessa intervista a Campione che parla della collezione Montgomery.
Vabbè, un po’ di confusione, che sarà mai. Oppure no, davvero a nessuno era venuto in mente che a Palazzo Civico, anche in questo caso, si riuscisse nell’esercizio ormai rodato di rivedere improvvisamente idee ed orientamenti per andare a passi felpati (e un po’ sottotraccia) verso tutt’altra decisione.
Tanto più che, guarda un po’, una terza opzione pare giacesse sul tavolo: quella di fare della storica Villa che si affaccia sul lago la sede di una sorta di “ideatorio culturale”, un laboratorio multidisciplinare volto a sviluppare diversi progetti da estendere sul territorio.
Ma no, meglio le scarpe. E perché? Difficile capirlo, tanto più che un comunicato ufficiale circa la decisione del Municipio ancora non è apparso. Quel che afferma il sindaco ci dà comunque qualche traccia: scarpe sì, ma dentro il contesto del “Lifestyle Tech Competence Center” di Manno.
“Scarpe e tecnologia”, per dirla con il titolo dell’articolo del Cdt firmato da Giuliano Gasperi, o forse ancor meglio “scarpe e digitalizzazione”, pensando che dietro o dentro l’ insegna anglofona in questione, sta un’Associazione sostenuta dal Municipio di Lugano, “co-fondata il 16 luglio 2020 da USI, SUPSI, Accenture, Bally, Guess, Microsoft, Hyphen, Dagorà Innovation Hub e Loomish. L’Associazione ha annunciato (…) la prospettiva di una crescita importante delle proprie attività nel corso del 2021, grazie allo sviluppo di progetti di ricerca universitari, ad un piano di “open innovation” finanziato da Microsoft, alla creazione di nuovi posti di lavoro da parte del gruppo Accenture nel 2021 e al sostegno del gruppo UBS.” (v. comunicato ufficiale USI del 14.12.2020).
E infatti ecco, nella foto di rito, tutti i rappresentanti dei partner citati riuniti a Manno durante la presentazione dell’Associazione (un marginale dettaglio, ma che non può sfuggire, di questi tempi: l’unica donna in sala è una modella appesa in fotografia alle spalle dei convenuti!).
A dirigere l’Associazione è Carlo Terreni, fondatore e general manager di NetComm Suisse, organizzazione che da qualche anno promuove lo sviluppo dell’e-commerce soprattutto nel campo dell’abbigliamento e… delle calzature. Quando si dice la sinergia!
Nel corso della presentazione del LTCC Terreni ha fra l’altro affermato:
“I progetti in corso sono ambiziosi e l’Associazione sta prendendo piede, per assurdo, spinta dall’effetto contrario della crisi. Le aziende di tecnologia nel settore LifeStyle stanno crescendo moltissimo, hanno bisogno di assumere, di spazi dove insediarsi e di progetti di ricerca per continuare ad assecondare le evoluzioni del mercato, che in parte la crisi pandemica ha generato”. Inoltre, le scelte di UBS, Microsoft, Dagorà e Accenture di investire a Lugano sono una dimostrazione pratica e tangibile dell’attrattività del nostro territorio nel settore LifeStyle”.
Dunque la Bally che, va ricordato, ha la sua sede storica a Schönenwerd dal 1861, ma quella produttiva ufficiale a Caslano, con ben 250 punti vendita nel mondo e oltre 400 partner internazionali, nell’intento di aggiornare un “brand” che la porti nell’ambito del lifestyle, fashion e del luxury, ha trovato già da qualche tempo, sulla strada obbligata dell’e-commerce, la collaborazione di aziende tecnologiche, istituti scientifici e bancari ticinesi ed ora si vede offerta anche la “vetrina” di Villa Malpensata.
Non si può non pensare che si tratti di una scelta “strategica” anche della città, che con questa decisione, fatta passare per ora un po’ “all’acqua bassa”, troverà certamente il modo di ribadire, come ama fare il sindaco, che si fonda sulla centralità di reti e di relazioni nell’ambito dell’innovazione tecnologica, e via discorrendo. Anzi, come il sindaco ha già detto, permetterà in questo caso, addirittura, di avere un nuovo negozio Bally in Via Nassa. Ma tu pensa! Un museo in cambio di un negozio?
Non si può non sperare che la progettualità e la lungimiranza nelle iniziative culturali della città possano trovare qualche spiegazione un po’ più convincente, magari già con l’annunciato comunicato e si può forse augurarsi, con tutto il rispetto per le scarpe e per chi le fa, che il concetto di promozione della cultura a Lugano, con i soldi pubblici, possa anche prendere altre direzioni rispetto a quella che pare assecondare un mero calcolo economico (a favore dell’imprenditoria privata).
Nell’attesa, prendiamo atto, con tatto e discrezione, di questo tocco di tacco che fa nascere un hub in nome, naturalmente, dell’eccellenza!
Votazione del 13 giugno, perché la legge federale sulle misure di polizia è arbitraria e superflua
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e sulle ragazze: anche le parole contano, per rendere visibili fenomeni spesso ignorati