Amazzonia sempre meno polmone della Terra
In 6 mesi deforestazione +17% - Appello internazionale per boicottare le importazioni dalle regioni devastate dagli incendi programmati
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In 6 mesi deforestazione +17% - Appello internazionale per boicottare le importazioni dalle regioni devastate dagli incendi programmati
• – Redazione
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• – Redazione
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L’allarme è categorico. Ben documentato. Le cifre impressionanti. “Nei primi sei mesi del 2021 la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 17 per cento rispetto al primo semestre dello scorso anno. Mentre in Brasile comincia la stagione meno piovosa, il numero di incendi supera quello del 2020 nello stesso periodo. Questi numeri lasciano presagire che in tutto il numero dei roghi in questa estate raggiungerà nuovi record”. Il forte monito viene lanciato su Le Monde (31 luglio) da un collettivo di rappresentanti di dieci organizzazioni non governative. Che denunciano la passività dell’Occidente, al quale il presidente Bolsonaro aveva lanciato la sfida, sostenendo che l’enorme foresta fluviale, il principale polmone del pianeta, è affare che riguarda solo il Brasile, e non un patrimonio dell’intera umanità. Ai paesi industrializzati, i firmatari della denuncia rimproverano il fatto che le importazioni dei prodotti possibili grazie a una deforestazione selvaggia contribuiscono alla distruzione di ecosistemi fondamentali. Ampie zone di Amazzonia e Cerrado vengono date alle fiamme per far posto a pascoli e a campi di soia, che per esempio la Francia acquista massicciamente.
Il 2020 è stato segnato da incendi che in Brasile hanno investito più di 310.000 chilometri quadrati di territorio, grazie alla ‘benevolenza’ – si potrebbe anche dire della obiettiva ‘complicità’ – del capo dello Stato, Jair Bolsonaro. Per il terzo anno consecutivo, s’è persa una superfice di foresta pari a 10.000 km quadrati, circa un quarto di tutta la Svizzera. “Il ritmo delle distruzioni è tale che gli scienziati lanciano un deciso avvertimento: se non vi saranno azioni immediate, la foresta amazzonica si trasformerà in savana, il che porterebbe alla distruzione irreversibile di questo ecosistema essenziale alla sopravvivenza dell’umanità”.
Questi ecosistemi, unici per biodiversità, sono vitali per l’equilibrio climatico planetario: “Già oggi – rivela e ammonisce l’appello – l’Amazzonia brasiliana non assolve più al suo ruolo di polmone del pianeta. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista scientifica ‘Nature’, la regione emette ormai più anidride carbonica di quanto non riesca a riequilibrare”.
“È urgente agire – insistono le ONG -. Nel 2019 il presidente Macron aveva per esempio riconosciuto la responsabilità della Francia e aveva preso l’impegno di attivarsi per frenare la distruzione dell’Amazzonia. Due anni dopo, un’amara costatazione: le nostre importazioni, risultato della deforestazione, non sono affatto diminuite, mentre la distruzione della foresta s’è accelerata”. La Francia si era già dotata nel novembre 2018 di una ‘strategia nazionale di lotta contro la deforestazione importata’, ma è rimasta lettera morta, per mancanza di volontà politica. L’azione di Parigi rimarrà inefficace fin quando si affiderà alla buona volontà delle società economiche coinvolte”. E come contro-misura viene chiesto di “adottare misure per costringere gli importatori a garantire che i prodotti che arrivano sui nostri mercati non siano legati alla deforestazione o alla distruzione di ecosistemi”.
Al tempo stesso viene sottolineato che il governo francese (evidentemente insieme ad altri governi occidentali) smetta di negoziare accordi che minacciano di aumentare il rischio della deforestazione nell’America latina. Secondo uno studio scientifico commissionato dallo stesso esecutivo, “l’accordo di libero scambio fra Unione Europea e Mercosur (Mercato comune dell’America del sud) accrescerebbe il processo di deforestazione del 25 per cento all’anno per i prossimi sei anni”…
In settembre, la Francia ospiterà il ‘Congresso mondiale della natura’. Ed entro la fine di quest’anno la Commissione europea dovrebbe proporre una norma per la lotta alla deforestazione: le ONG firmatarie chiedono a Parigi di impegnarsi per la firma di una norma ambiziosa e vincolante, visto che oltretutto assumerà la presidenza semestrale europea ad inizio 2022: “Questa legge dovrà costringere le imprese a garantire che i prodotti distribuiti sui mercati europei non siano legati alla distruzione di foreste, savane o praterie, né alla violazione dei diritti umani. Soltanto a queste condizioni la traiettoria distruttrice della deforestazione in America latina potrà essere interrotta, e che venga salvaguardato l’equilibrio ambientale e climatico”.
È proprio quello che chiedono anche le popolazioni native dell’Amazzonia e del Cerrado: prime vittime, insieme alle loro foreste, di una politica ambientale devastatrice, che oltretutto le priva dei loro insediamenti. E dunque della loro identità.
Immagine: Greenpeace
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