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Un libro importante ed un film di cui tutti parlano per pensare al futuro del Pianeta
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Un libro importante ed un film di cui tutti parlano per pensare al futuro del Pianeta
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Un libro importante ed un film di cui tutti parlano per pensare al futuro del Pianeta
“Nel saggio “La nuova guerra del clima” (Edizioni Ambiente, 2021), il climatologo statunitense Michael Mann affronta le insidiose tattiche messe in campo dalle aziende del fossile per ritardare la transizione ecologica. La nuova guerra del clima non è più contro chi nega la realtà dei cambiamenti climatici, ma contro quelli che chiama gli “inattivisti”, coloro che mirano a deviare l’attenzione dalle misure necessarie e a focalizzarsi su false soluzioni.
Il nuovo libro di Mann è una vera e propria guida che insegna a districarsi tra le trappole di chi si proclama “ecomodernista” e propone la geoingegneria come soluzione, di chi fomenta sfide di “purezza” tra chi adotta lo stile di vita più ecologico o ancora di chi si dispera perché “ormai non c’è più tempo”. Sono queste, secondo lo scienziato, le strategie degli “inattivisti”, che hanno un solo obiettivo: distogliere l’attenzione dal cambiamento sistemico e fare in modo che si possa continuare a bruciare combustibili fossili. “
Sono le parole introduttive di un bel contributo del portale “Valigia blu” dedicato al libro di Michael Mann e alla battaglia per il clima nel mondo , in particolare negli Stati Uniti, dove in ambito politico e mediatico sono scesi in campo negli ultimi anni testimonial di vario genere ed orientamento, da Al Gore, a Bill Gates (con la sua propensione per il nucleare, contestata da Mann) fino a Leonardo di Caprio, che nel 2016 aveva fatto da protagonista di un importante documentario – denuncia intitolato “Before the food – Punto di non ritorno” , realizzato da Fischer Stevens per la National Geographic.
Ancora Di Caprio è protagonista ora di una fiction da molti definita il film dell’anno, certamente destinato a vincere premi un po’ dovunque, presentato nei cinema ad inizio dicembre e visibile da Natale sulla piattaforma Netflix.
Titolo: “Don’t look up” , girato dal regista Adam McKay, con un cast stellare, che accanto a Di Caprio può annoverare Jennifer Lawrence, Meryl Streep ed un’inedita Ariana Grande.
La storia è tutto sommato molto semplice: un noto astronomo e la sua dottoranda scoprono che un enorme meteorite, una cometa, grande come il Monte Everest, sta per precipitare sulla Terra: l’impatto sarà devastante e definitivo.
Sul pianeta c’è tempo sei mesi per evitare il disastro totale ed i due scienziati ( interpretati appunto da Di Caprio e dalla Lawrence, entrambi in gran forma) cercano in ogni modo di allertare autorità politiche, militari, lanciando l’allarme attraverso i media ed i social.
Ma qui arriva la chiave del film: nessuno è disposto a prenderli sul serio, o meglio, semplicemente ad ascoltarli per quanto hanno da dire, per rifletterci, muoversi di conseguenza, come vorrebbe la logica. Neanche ai più alti livelli della politica americana, dove troviamo una presidente ( Meryl Streep in formato Trump al femminile) molto più preoccupata della propria campagna elettorale di metà legislatura e dei riflessi (negativi o positivi che siano) che questo ipotetico evento potrebbe causare.
Già, la logica, che qui appare in tutta la sua sconvolgente e brutale attualità, specchio dei nostri tempi, è ormai ridotta ad un nonnulla, schiacciata e sotterrata dalla vacuità dei tornaconti personali, dei giochetti di potere, degli interessi di parte, disinvoltamente dispensati e spregiudicatamente diffusi da un apparato mediatico totalmente asservito alle leggi del più forte e degli indici d’ascolto. Il mondo, insomma, degli “inattivisti” di cui parla Michael Mann.
Una scena chiave del film, in cui appare evidente l’intento del regista di giocare sulla mescolanza di tragico e comico in un’escalation inarrestabile di terrificante ilarità, è quella in cui i due scienziati vengono invitati ad un programma televisivo del mattino dove viene chiesto loro di stare sul leggero e sul divertente, per non tediare o preoccupare il pubblico.
Il conduttore, alla rivelazione fatta dalla dottoranda sulle dimensioni del meteorite, butta addirittura là una battuta: “Speriamo cada sulla casa della mia ex-moglie”. Al che la dottoranda sbrocca, si mette a urlare, e così viene gentilmente accompagnata fuori, fra l’imbarazzo dello studio tv, con la certezza che non sarà mai più invitata.
Dal suo studio ovale, invece, la presidente con il suo caricaturale entourage politico, rassicura la nazione con un “Va tutto bene” diffuso a reti unificate. Basta non guardare in alto.
“Don’t look up” è un film che non può lasciare indifferenti e che nel suo stile apparentemente eccessivo, parodistico, in cui tutti i personaggi, protagonisti compresi, non sfuggono da una disarmante inettitudine, centra invece totalmente e realisticamente tutta una serie diffusa di comportamenti della politica, della società e dei media. Alla “logica” si sostituisce la stupidità, il predominio del banale e del superfluo, il disinteresse per le questioni sociali, l’incapacità di ascoltare ed affrontare i temi cruciali con cui ci confrontiamo tutti i giorni.
Non pochi critici vi hanno visto chiari riferimenti alla situazione pandemica attuale, ma qui la pandemia diventa piuttosto chiaramente l’endemica attitudine a non voler entrare seriamente nel merito del destino del nostro pianeta, non raccogliere il grido d’allarme di una dottoranda tutta particolare come potrebbe essere, nella realtà, Greta Thunberg, per esempio.
Anche Greta, in fondo, va bene solo finché fa audience.
Con “Don’t look up” si ride amaramente, ma molto amaramente. Chissà se il film lascerà tracce di sé non solo nelle omologanti celebrazioni che gli verranno tributate, ma anche in un doveroso ripensamento su quanto spreco d’intelligenza si stia perpetrando sul nostro pianeta, dove domina, in potere economico e di immagine, chi butta i suoi fantastilioni in missioni spaziali che quel pianeta, il nostro, lo vogliono abbandonare.
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