Nella
pagina Facebook del sito “
La Valigia blu” abbiamo trovato ieri un’opportuna segnalazione dell’opera di Gabriele Galimberti, il pluripremiato fotografo italiano vincitore del World Press Photo 2021 per il suo lavoro #Ameriguns.
“La cultura delle armi negli Stati Uniti è un fatto assolutamente trasversale e ancestrale, svincolato da categorie politiche, culturali, religiose, generazionali”. All’indomani dell’ennesima strage nelle scuole d’America, sembrano quanto mai centrate le parole di Galimberti per presentare il suo progetto alla recente edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, dove il fotografo toscano, ha spiegato al pubblico com’è nato il progetto #Ameriguns, un incredibile documento per immagini che prova l’ossessione degli americani per le armi.
“Mi è capitato di fotografare gli arsenali più disparati”, ha detto Galimberti. “Emblematico quello di un CEO di Google a San Francisco, omosessuale, sostenitore di Obama, sulla carta un democratico progressista ma con un arsenale da fare invidia a un convinto trumpiano. Così come sorprendente è stato quello di un pastore protestante star dei social che alterna sermoni su Gesù e sui fucili. L’immaginario delle armi in America è un sentimento profondo che lega gli americani all’esperienza storica dei pionieri con le diligenze nel vecchio far west”.
#Ameriguns si divide in quattro capitoli – Family, Freedom, Passion, Style – proprio a partire dai motivi che spingono le persone a comprare armi. “Ciò che ho riscontrato è un amore per le armi che – come spiega il libro – si lega a tradizioni famigliari trasmesse di generazione in generazione”, spiegava Galimberti in un’intervista a Rolling Stone dello scorso anno. “La maggior parte dei soggetti che ho fotografato hanno iniziato a sparare da bambini semplicemente perché gliel’ha insegnato lo zio o il nonno: come da noi a un certo punto arriva un adulto che ti insegna ad andare in bici, così negli Usa c’è quasi sempre qualcuno della famiglia che ti insegna a sparare, quasi fosse un rito di passaggio. Tant’è che persino tra chi non possiede armi è difficile scovare individui che non abbiano mai sparato, a quasi tutti almeno una volta è capitato, e questo perché le armi sono un po’ dappertutto. Solo che quando viaggiamo non ci pensiamo, perché non ci siamo abituati. Persino io che frequento gli Stati Uniti da 20 anni non mi ero mai reso conto dell’ampiezza del fenomeno: sapevo fosse diverso che in Italia, certo, ma non mi ero mai fermato a riflettere sul serio sul fatto che se vai in un cinema in Texas molto probabilmente ti sederai accanto a uno con una pistola in tasca e metà della sala sarà armata. Idem per strada o al supermercato: se punti lo sguardo e inizi a farci caso poi lo noti, che moltissimi hanno un’arma sulla cintura, nascosta in tasca o altrove“.
“The Ameriguns” è anche un libro, pubblicato recentemente in versione italiana
Questo e altri lavori di Gabriele Galimberti si possono vedere nel suo sito