Mobilità su rotaia e immobilità della giustizia
Indagini, inchieste e verità nascoste nel buio del tunnel del Monte Ceneri
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Indagini, inchieste e verità nascoste nel buio del tunnel del Monte Ceneri
• – Federico Franchini
Per un un principio di rispetto verso le donne, che consideri come abuso ogni forma di relazione sessuale che non sia condivisa, consenziente e volontaria - Di Simona Arigoni, Io l’8 ogni giorno
• – Redazione
National Rifle As...sassination
• – Franco Cavani
L’ennesima strage negli Usa riapre il dibattito sulle armi, in particolare in Texas dove è possibile trasportarle con sé, anche senza porto d’armi e senza addestramento
• – Redazione
La violenza americana è americana, ma stiamo attenti anche noi
• – Redazione
Dopo la votazione sul “Decreto Morisoli” bisogna dire chiaramente che uno Sato con meno soldi significa una famiglia con meno stipendio e con più difficoltà nel pensare al futuro dei figli: non lo dice la sinistra, ma lo dicono tutte le statistiche del mondo
• – Giusfin
Per approvare l’allargamento della NATO la Turchia vuole poter “spaccare la testa” ai curdi
• – Redazione
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• – Redazione
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• – Silvano Toppi
La guerra in Ucraina accelera una tendenza già in atto e ribadisce uno degli aspetti più assurdi di ogni conflitto: è l’insostenibilità ad ogni livello e allo stato puro - Di Danilo Baratti
• – Redazione
Indagini, inchieste e verità nascoste nel buio del tunnel del Monte Ceneri
Peggio ancora, però, è il silenzio assordante che ha fatto seguito all’inchiesta di Falò. È passato ormai un mese e da quell’ottimo servizio giornalistico non è scaturito nessun dibattito. Soltanto il Partito comunista ha depositato un’interrogazione in cui pone tutta una serie di domande al Governo circa l’operato e i mezzi a disposizione del Ministero pubblico. Dagli altri partiti nessuna presa di posizione. Silenzio stampa. Anche da quel Partito socialista nella cui quota è stato nominato il procuratore incaricato delle indagini.
Nel frattempo, a Mendrisio, gli impresari costruttori hanno deciso di dedicare la propria assemblea annuale ad una tavola rotonda sulle infiltrazioni criminali. Una discussione a cui hanno partecipato anche il nuovo Procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler e la direttrice di Fedpol Nicoletta Della Valle. Agli impresari va dato atto di avere voluto affrontare il tema. Un segnale della gravità della situazione e forse anche della paura che regna nel settore. Paura non tanto verso i criminali, ma piuttosto per il fatto che con un’economia infiltrata dalle organizzazioni mafiose tramite aziende dai prezzi imbattibili si rischia di non battere più un chiodo. Parlarne, comunque, va sempre bene. Anche se poi dalla tavola rotonda a cui hanno partecipato anche il capo della polizia giudiziaria Thomas Ferrari e il Consigliere di Stato Norman Gobbi (quello delle busecche) non è emerso nulla di sostanziale.
«La situazione è seria» ha ricordato Blättler, un ex poliziotto che ha dichiarato di voler mettere la lotta alle mafie al centro delle sue priorità. «Non bastano più le analisi, ci vogliono gli atti d’accusa», ha tuonato il Procuratore generale. Chi lo diceva anni fa, oltre San Gottardo, veniva guardato storto, tanto che nel frattempo ha lasciato i ranghi delle autorità inquirenti.
Certo è che nell’era Michael Lauber, di processi per criminalità organizzata, al Tribunale penale federale di Bellinzona se ne sono visti ben pochi. È arrivato Franco Longo, il banchiere della ‘ndrangheta stabilitosi a Vacallo per conto della nota famiglia Martino, tra i cui membri Domenico ottenne un permesso B nel tempo record di due giorni. Longo è stato sì condannato per organizzazione criminale, ma l’inchiesta non è stata certo esemplare. Come dimostra anche la recente decisione del Tribunale federale di assolvere dall’accusa di riciclaggio del coimputato con Longo, il fiduciario nostrano Oliver Camponovo (che dovrà comunque ripassare da Bellinzona).
Oltre a questa vicenda si può ricordare la condanna di Cosimo lo svizzero, un residente nel Canton Berna che ha partecipato alle attività di una base locale della ‘ndrangheta nella zona di Milano. E poi, salvo qualche altra inchiesta per riciclaggio legata al contesto criminale italiano (Banca della Camorra, affare Höttinger) di atti d’accusa se ne sono visti pochi. Anche perché, finora ha prevalso la tattica spiccia dell’estradizione in Italia dei presunti mafiosi svizzeri (vedi caso Frauenfeld).
L’era Lauber, insomma, non ha lasciato il segno nemmeno in questo ambito. Quando l’ex procuratore nel 2015 scese in Ticino a spiegare la riorganizzazione dell’antenna ticinese dell’MPC parlò della necessità di certificati antimafia per gli appalti pubblici. Una “boutade“ della quale, però, non si fece nulla. Anche perché il Parlamento aveva già respinto l’idea di un casellario giudiziale per le imprese in cui inserire tutte le sentenze penali e i procedimenti penali pendenti.
Da tempo gli esperti dicono che occorre fare attenzione ai cosiddetti “reati spia”, tra cui le violazioni delle norme sulla protezione dei lavoratori e sulla previdenza sociale. Il caso Alptransit è lampante. Si indaga (male) su quei reati, ma non li si colloca in un contesto di potenziale connessione con il crimine organizzato malgrado i segnali e le inchieste estere siano suonati più che semplici campanelli d’allarme.
Così la competenza rimane di ambito cantonale. Frattanto, la Procura federale – quella che dovrebbe occuparsi di criminalità transnazionale – è intasata da tutta una serie di reati bagatella: dalle monete false, agli incidenti di elicottero, fino a chi picchia un controllore del treno. Reati di competenza federale che per la gran parte portano a lievi sanzioni. I grossi cantieri pubblici della Confederazione, come Alptransit, quelli restano di competenza cantonale a meno che non venga corrotto un funzionario federale (vedi caso della strada del Sempione). Forse, qualcosa anche in questo senso andrebbe cambiato.
Il mantra populista e la Costituzione federale svizzera del 1848