L’umorismo ucraino in tempo di guerra onorato da Charlie Hebdo
Il giornale satirico francese si chiede "come fare un discorso di denuncia di secondo grado con una guerra di primo grado", e pubblica una ventina di vignette di artisti ucraini
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Il giornale satirico francese si chiede "come fare un discorso di denuncia di secondo grado con una guerra di primo grado", e pubblica una ventina di vignette di artisti ucraini
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Il giornale satirico francese si chiede "come fare un discorso di denuncia di secondo grado con una guerra di primo grado", e pubblica una ventina di vignette di artisti ucraini
Da Le Monde e Charlie Hebdo
Vignetta di Olexi Kastovskyi pubblicata in «Holos Oukraïni», il giornale del Parlamento ucraino, e ripresa da «Charlie Hebdo»
La vena dissacrante di “Charlie Hebdo” non poteva lasciarsi sfuggire il forte interesse per quanto accada in questi mesi in Ucraina sullo specifico versante dell’umorismo e della satira attraverso i disegni e le vignette. Ecco dunque che invia un proprio collaboratore, Antonio Fischietti, sulle tracce dei maggiori vignettisti del paese.
Oltre a Kiev, dove risiede Kusto, vignettista del giornale parlamentare ucraino, è a Odessa che Antonio Fischetti ha trovato gli autori e le opere che cercava e che, raccolte per una mostra nata su iniziativa di un circolo di vignettisti, saranno vendute a beneficio dell’esercito ucraino e della difesa territoriale della città portuale. “Mi sono imbattuto in una forma di cultura popolare della resistenza, che è importante per il morale”, dice il giornalista. “Prima della guerra, l’umorismo tradizionale era piuttosto benevolo. Oggi è diventato più feroce, più trash”.
E ancora: “L’unico obiettivo è l’aggressore. Le sofferenze della guerra, la perdita quotidiana di vite umane e la distruzione in corso impediscono, per contro, e comprensibilmente, qualsiasi umorismo nero nei confronti di Volodymyr Zelensky e degli stessi ucraini”.
Soldati russi con il cervello in mano che guardano impazienti Vladimir Putin che fa girare lo zucchero filato a forma di cervello per riempire i loro crani. Bambini nella cassa della sabbia, attenti ai soldati russi che stanno per lanciare una granata da uno scivolo. La maggior parte dei disegni di vignettisti ucraini sono ora pubblicati su due doppie pagine da Charlie Hebdo, nell’edizione di ieri (mercoledì 25 maggio). Sono immagini che si spiegano da sole.
Per Riss, direttore del settimanale francese, la pubblicazione di queste vignette sul giornale che, il 7 gennaio 2015, in un attacco terroristico islamico ha vissuto una tragedia inenarrabile, con 12 morti e 11 feriti, è un atto dovuto e anche un modo per dialogare con i colleghi ucraini e di sentirsi nella stessa condizione: “Quando ci si trova di fronte all’arbitrio, il disegno è un modo per proteggere il proprio territorio di libertà”.
Disegno di Pavel Shulyak pubblicato da «Charlie Hebdo»
Sul sito del settimanale satirico parigino troviamo altre annotazioni di Fischetti. Nonostante l’orrore, l’umorismo è molto presente nella vita ucraina. Attraverso battute, situazioni tragico-comiche o un linguaggio senza peli sulla lingua per mandare a quel paese i russi. E anche tra i vignettisti, come l’Associazione dei vignettisti di Odessa, che sta organizzando una mostra di disegni per rispondere ai missili con una risata.
Raccontare l’umorismo in tempo di guerra in Ucraina non è stato un compito facile. Dopo aver visto immagini orribili in televisione, si ha l’impressione che sia tutto qui. Ma no, la vita va avanti. Passeggiando una domenica pomeriggio a Kiev, si possono vedere persone che cantano (in verità, molti inni patriottici) e persino ballano nelle piazze. La guerra è ovviamente nella mente di tutti, ma in città è visibile solo dai sacchi di sabbia ammassati davanti agli edifici, dalle strade bloccate dai soldati, dalle statue avvolte nelle piazze… E soprattutto dalle sirene, che avvertono di una possibile caduta di missili e dicono alla gente di nascondersi nella metropolitana o nel rifugio più vicino. È vero che può cadere ovunque – cosa che accade ancora ogni giorno nel Paese – basta evitare di trovarsi sotto di essa. Oggi gli ucraini ci sono abituati. La prima volta che ho sentito una sirena nel cuore della notte, sono rapidamente sceso alla reception dell’hotel per dare un’occhiata, ma vista la passività generale, sono tornato a letto, come tutti gli altri. Perché sì, ci si abitua alla guerra: si chiama resilienza ed è essenziale. E l’umorismo ne fa parte pienamente, come testimonia questo abitante di Kiev: “Nei primi giorni di guerra, c’era qualcosa che ci spaventava e ci faceva ridere allo stesso tempo: era vedere il Ministero degli Interni dare la ricetta per fare le molotov, e l’ente pubblico responsabile delle infrastrutture stradali chiedere di nascondere i cartelli stradali per rendere più difficile l’avanzata russa. Era così paradossale.”
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