Applausi alla disobbedienza
La ginnasta tedesca Sarah Voss ha dimostrato al mondo come sia possibile esibirsi con grazia anche in tuta intera
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La ginnasta tedesca Sarah Voss ha dimostrato al mondo come sia possibile esibirsi con grazia anche in tuta intera
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La ginnasta tedesca Sarah Voss ha dimostrato al mondo come sia possibile esibirsi con grazia anche in tuta intera
Anche il regolamento dell’Associazione cantonale ticinese di ginnastica (ACTG) ha sempre parlato chiaro: ai maschi, perlomeno ad anelli, sbarra e parallela, la possibilità di scegliere fra pantaloni corti o lunghi, alle femmine (e qui vale la pena aprire le virgolette) “A tutti gli attrezzi è permesso solo il costumino sgambato. Nessun tipo di pantaloncino sarà concesso”.
Questa perentorietà in odore di discriminazione di genere non fu sufficiente a evitare il dileggio nazionale (sì, nazionale!) nei confronti delle coraggiose deputate PS Gina La Mantia e Tatiana Lurati quando, nel 2019, presentarono un’interpellanza al Consiglio di Stato a questo proposito. E non sono stati sufficienti neanche i numerosi racconti di ragazze penalizzate sul punteggio delle gare per avere indossato i proibiti pantaloncini causa ciclo mestruale. E nemmeno il fatto che prima delle gare le ragazze si spalmino la colla sulla pelle per appiccicare la tutina, affinché non scivoli, o che quando questa invece scivoli, il gesto di rimetterla al suo posto comporti un’ulteriore riduzione di punteggio. Last but not least, nulla hanno potuto in questo senso nemmeno i tristi abusi a sfondo sessuale nella Federazione ginnastica USA e alle nostre latitudini.
Applausi dunque alla donna Sarah Voss, che con la naturalezza e il coraggio sereno di chi sa di essere nel giusto, perché in linea con la propria integrità morale, è riuscita con un semplice gesto, là dove tutti hanno preferito negare e volgere lo sguardo altrove.
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