Basta mascherine? Il virus ringrazia!
La richiesta viene dai commercianti al dettaglio (che evidentemente hanno capito ben poco della pandemia)
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La richiesta viene dai commercianti al dettaglio (che evidentemente hanno capito ben poco della pandemia)
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La richiesta viene dai commercianti al dettaglio (che evidentemente hanno capito ben poco della pandemia)
Non solo perché ignora completamente il fatto che il virus si diffonde per via aerea e le mascherine giocano perciò un ruolo fondamentale (in attesa che sensori di CO2, aerazione e filtri garantiscano anche negli ambienti chiusi un’aria libera dal virus). Avere offerto a tutti gli adulti la possibilità di vaccinarsi, in effetti, serve a poco: non solo perché ci si dimentica dei più giovani, che possono comunque contagiarsi e contagiare (soprattutto con la variante Delta), ma perché per mettere fine alla pandemia bisogna che oltre l’80 per cento della popolazione sia vaccinato, ed è un traguardo dal quale siamo lontani oggi e lo saremo anche agli inizi di agosto.
Secondo gli ultimi dati dell’UFSP (l’Ufficio federale della sanità pubblica), attualmente a essere vaccinato con le due dosi è poco meno del 40 per cento degli svizzeri, cui si aggiunge un 12 per cento abbondante che ha ricevuto la prima dose. Per raggiungere la soglia che dovrebbe garantire l’immunità di gregge, e quindi la fine della pandemia, manca un trenta per cento circa: che è tanto soprattutto se si considera che da più di un mese il ritmo delle vaccinazioni sta rallentando e nelle ultime settimane la curva si è appiattita, come mostra il grafico dell’UFSP.
Non a caso, nel suo ultimo policy brief, la Task Force insiste sulla necessità di aumentare il ritmo delle vaccinazioni attraverso unità di vaccinazione mobili, orari di vaccinazione flessibili e campagne informative. Queste ultime, soprattutto, sono più che necessarie perché se in parte il calo è probabilmente dovuto alle vacanze, di certo è anche conseguenza dello scetticismo che i vaccini suscitano in una fascia tutt’altro che trascurabile della popolazione.
Agli inizi di aprile, l’Istituto di ricerche di mercato Sotomo aveva pubblicato una ricerca secondo la quale il 23 per cento degli svizzeri non intendeva farsi vaccinare (assolutamente no il 13 per cento, probabilmente no il 10 per cento, con un 5 per cento di indecisi). Sarebbe interessante avere dati aggiornati, considerato che il tasso di accettazione della vaccinazione anti-Covid è variato sensibilmente sull’arco del tempo, ma se dovessimo basarci su questi dati giocoforza è constatare che nel migliore dei casi riusciremo ad avvicinarci alla soglia dell’80 per cento senza però raggiungerla (in particolare nella Svizzera romanda, dove le risposte negative erano il 30 per cento).
Immunità di gregge a parte, c’è un altro aspetto che dovrebbe preoccupare, come sottolinea Bertrand Kiefer, responsabile della Revue médicale suisse, in un’intervista al sito d’informazione Watson che invito caldamente a leggere: il rischio di assistere a uno scontro tra vaccinati e non vaccinati. “Sono i non vaccinati che affolleranno gli ospedali se ci sarà una nuova ondata”, sottolinea Kiefer, e questo potrebbe causare forti tensioni sociali: “I vaccinati si lamenteranno delle misure che limitano la loro libertà a causa dei non vaccinati e dei costi che essi provocano. E i non vaccinati probabilmente non ammetteranno che a sovraccaricare gli ospedali sono loro perché possono sviluppare una forma grave della malattia”.
È una prospettiva che non può far piacere, checché si pensi dei no-vax. Perché lo scontro di certo non aiuterà a trovare quella via d’uscita in cui tutti speriamo e che, inevitabilmente, passa dalle vaccinazioni. Fatte magari non per convinzione ma per cavarci da questo impiccio di cui tutti siamo esausti.
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