Una luce in fondo al tunnel
Nonostante le aperture introdotte in aprile, nelle ultime settimane i contagi in Svizzera stanno scendendo
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Nonostante le aperture introdotte in aprile, nelle ultime settimane i contagi in Svizzera stanno scendendo
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Nonostante le aperture introdotte in aprile, nelle ultime settimane i contagi in Svizzera stanno scendendo
Insomma, le aperture introdotte il 19 aprile non hanno avuto le conseguenze che gli addetti ai lavori paventavano. Negli scenari presentati dalla Task force scientifica il 20 aprile (che non sono previsioni, ma proiezioni di tendenze in corso) i contagi sarebbero aumentati per settimane fino a superare, tra fine maggio e giugno, i 3 mila casi al giorno.
Personalmente, come saprà chi legge i miei contributi per Naufraghi/e, più dell’apertura delle terrazze di bar e ristoranti, mi preoccupavano le attività in ambienti chiusi (e in particolare nelle palestre: si veda qui). Tanto più che, a oggi, l’Ufficio federale della sanità pubblica ancora non mette l’accento sui rischi di trasmissione del virus per via aerea, nonostante anche l’Organizzazione mondiale della sanità ne riconosca infine il ruolo: “Il virus – si legge da venerdì sul suo sito – può trasmettersi in ambienti chiusi mal ventilati e/o affollati, dove le persone trascorrono periodi prolungati. Questo perché gli aerosol restano sospesi nell’aria e viaggiano oltre la distanza di un metro”. Detto per inciso, è un cambiamento che avrebbe meritato ben altra pubblicità, invece di essere passato sotto silenzio o quasi, in quanto può aiutare a ridurre i rischi e quindi i contagi.
Quali le cause dell’inversione di tendenza è difficile dire: le vacanze scolastiche dell’ultimo mese hanno sicuramente influito, meno le condizioni meteorologiche considerate le temperature di aprile (a sud delle Alpi, ci dice Meteosvizzera, è stato addirittura il mese di aprile più freddo degli ultimi 30 anni). Probabilmente comincia a farsi sentire l’effetto delle vaccinazioni: secondo le ultime cifre dell’Ufficio federale della sanità pubblica, sono state somministrate più di 2 milioni 800 mila dosi di vaccino: in termini percentuali, ciò significa quasi 32 dosi e mezzo per cento abitanti. Di certo, ciò ha contribuito a contenere il numero dei decessi che da fine febbraio, con un paio di eccezioni, sono stabilmente al di sotto delle cento unità settimanali.
La situazione però cambia notevolmente a seconda dell’età, come mostra questo grafico della Neue Zürcher Zeitung (qui, dietro paywall).
Se oltre il 63 per cento degli over 80 sono stati completamente vaccinati, la percentuale scende al 40 tra gli over 70, e precipita per le classi di età inferiori: 13 e 7,5 per cento per quelle successive. Ed è una situazione che si riflette sulle ospedalizzazioni, come ha sottolineato Urs Karrer, vice presidente della Task force scientifica, riassumendo l’ultimo Rapporto scientifico nel Point de presse di martedì: l’aumento dei ricoveri di pazienti fra i 40 e i 60 anni è impressionante e, siccome richiedono in media ospedalizzazioni più lunghe, la pressione sul personale ospedaliero e in particolare quello dei reparti di terapie intensive resta alta. Da qui la necessità di vaccinare al più presto le classi di età più giovani.
Insomma, se si comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel, meglio non farsi illusioni: il cammino è ancora lungo.
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