Biotopi e anfibi: a Lugano si risolve tutto con una ruspa?
Emergono già i primi "effetti collaterali" dei lavori preparatori del progetto luganese del PSE, un Polo destinato a far discutere ancora a lungo - Di Olmo Cerri
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Emergono già i primi "effetti collaterali" dei lavori preparatori del progetto luganese del PSE, un Polo destinato a far discutere ancora a lungo - Di Olmo Cerri
• – Redazione
Il proposto contenimento della spesa pubblica ridurrà servizi e prestazioni, e verrà dunque pagato dalle famiglie e dalle persone più fragili - Di Ivo Durisch
• – Redazione
A picco un altro pezzo dell'immagine di potenza russa; e il Cremlino all'angolo potrebbe diventare ancor più preoccupante
• – Redazione
L'esperto Luca Lovisolo (autore del recente saggio 'Il progetto russo su di noi') commenta l'articolo della Novosti sulla 'denazificazione' del paese invaso, tradotto e integralmente pubblicato da Naufraghi/e
• – Redazione
L'agenzia RIA Novosti, controllata dal Cremlino, pubblica un allucinante piano su ciò che la Russia intende per 'denazificazione' del paese invaso: ci vorranno 25 anni, la popolazione non russofona è stata complice e dovrà pagare e redimersi sopportando le difficoltà della guerra, le élite saranno eliminate, e l'Ucraina dovrà cambiare nome
• – Redazione
Scendono in campo anche tre ex consiglieri federali. Il duello più acceso è fra Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher. Più pacato, ma altrettanto determinato, Kaspar Villiger
• – Daniele Piazza
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Il governo cinese ha imposto un rigido lockdown nella città di 26 milioni di abitanti e in altri centri: i positivi reclusi e ammassati in strutture affollate e poco igieniche; molti abitanti senza cibo protestano contro una pratica totalitaria della ‘tolleranza zero’
• – Loretta Dalpozzo
Video della serata di discussione con Elly Schlein, Marina Carobbio e Greta Gysin Elly Schlein, La nostra parte, Ed. Mondadori Stampa / Pdf
• – Redazione
Perseguire contemporaneamente i due fondamentali obiettivi: intervista alla 'ticinese' vice-presidente dell'Emilia-Romagna, che nel libro 'La nostra parte' indica un tragitto per la nuova sinistra progressista
• – Aldo Sofia
Emergono già i primi "effetti collaterali" dei lavori preparatori del progetto luganese del PSE, un Polo destinato a far discutere ancora a lungo - Di Olmo Cerri
Lo stagno non è inserito nell’inventario dei biotopi e delle zone palustri, il documento redatto dalla Confederazione che determina quali zone umide sono meritevoli di protezione, quindi non era tutelato per legge. Ai responsabili dei lavori sarà probabilmente sembrato possibile cancellare lo stagno senza troppe preoccupazioni. Però, forse, gli stessi responsabili non hanno tenuto presente che, benché lo stagno non fosse protetto, gli anfibi presenti nella pozza invece lo erano. Quelle masse gelatinose di uova appena deposte avrebbero potuto causare parecchi grattacapi al cantiere: ritardi, costi supplementari e chissà cos’altro.
Con i primi caldi è iniziato il disboscamento completo dell’area. Centinaia di piante tagliate in pochi giorni, per lasciare posto ad una distesa polverosa che, presto, ospiterà i mezzi da cantiere. Nessun pannello di segnalazione e nessuna indicazione sul progetto in corso. Nell’operazione speciale sono state tagliate anche tutte le piante attorno al biotopo, che è così rimasto esposto senza protezione al sole e al vento. E con la siccità di questo inverno, l’acqua presente nello stagno si è ridotta sempre di più. I raggi del sole, non più schermati dalle piante che proteggevano la pozza, hanno quasi completamente essiccato anche le ultime zone umide.
Preoccupato da quanto stava succedendo, ho raccontato l’accaduto sui social e ho segnalato il problema all’Ufficio della natura e del paesaggio del Cantone, alla Città di Lugano e al Karch (il Centro per la protezione degli anfibi e rettili in Svizzera) che si sono recati sul posto per capire la situazione. Non potendo che constatare che le ovature erano ormai già inesorabilmente compromesse e non essendoci più anfibi da tutelare, si è deciso che lo stagno poteva essere definitivamente coperto di terra. Anzi questa misura drastica si è resa necessaria e urgente per evitare che le piogge previste nei giorni successivi facessero riempire nuovamente lo stagno d’acqua e richiamasse quindi altre rane pronte a deporre le loro uova, rendendolo così di nuovo un habitat sotto tutela. E così, alla fine, ci ha pensato la ruspa, distruggendo per sempre il piccolo stagno.
La Municipale Cristina Zanini Barzaghi ha risposto sulla sua pagina Facebook e desidera precisare che “non è mai semplice affrontare un cantiere e toccare il verde temporaneamente. Al Maglio abbiamo un accompagnamento ambientale fatto dallo studio Dionea (Stefano Castelli), e per gli anfibi è stato consultato Tiziano Maddalena il massimo esperto degli anfibi dell’ufficio natura e paesaggio. Alla fine dei lavori ci sarà molto più verde di prima perché il biotopo verrà ricostituito con vegetazione adatta e il torrente sull’altro lato che transitava vicino alla “baraccopoli” verrà pure rinaturato. Ho avuto indicazioni sul biotopo che non è inventariato, ma verrà ricostituito appena possibile.” Al di là delle rassicurazioni istituzionali si è comunque deciso di distruggere un habitat prezioso, proprio nel periodo della deposizione, senza ancora aver predisposto un’alternativa. Non sarebbe stato più sensato provvedere al nuovo stagno prima di distruggere quello presente? È sempre difficile capire la relazione di causa-effetto fra le cose: ma è chiaro che si potrebbe ipotizzare che l’abbattimento degli alberi abbia causato un’importante perturbazione dell’habitat, che a sua volta ha favorito e agevolato il prosciugamento dello stagno, causando così una moria delle uova. Se così fosse, si tratterebbe di una violazione dell’ordinanza e delle relative leggi?
Presentato un comitato interdisciplinare con proposte concrete per il rilancio della città, dalla cultura all'abitabilità, dal senso di appartenenza a una diversa narrazione
A proposito di pace e dei criteri per arrivarci su cui bisogna saper distinguere, anche se nel caso dell’Ucraina non ci possono essere dubbi - Di Rolf Schürch