Burj Al Babas, storia di un ecomostro – Quando passare da villaggio di lusso a città fantasma è un attimo
Il progetto immobiliare più ambizioso di sempre, divenuto un flop in soli due anni
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Il progetto immobiliare più ambizioso di sempre, divenuto un flop in soli due anni
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Il progetto immobiliare più ambizioso di sempre, divenuto un flop in soli due anni
Sapere che il villaggio di tutte le fiabe esiste ed è in realtà una città fantasma potrebbe essere spiazzante. Eppure, in un angolino della Turchia a metà strada tra Istanbul ed Ankara, le cose stanno proprio così. Si tratta di Burj Al Babas, un ambizioso progetto iniziato nel 2014 e abbandonato in fase di costruzione per il sopraggiunto clima di incertezza instauratosi nel Paese a partire dal 2016. Il complesso residenziale, infatti, avrebbe dovuto essere costituito da più di settecento palazzi costruiti a mo’ di castello e pensati per ricchi investitori esteri: tutto però si è tramutato in un disastroso flop dopo aver poggiato l’ultima pietra della seicentesima villa. Oggi, tuttavia, c’è chi ancora pensa che un giorno verrà portato a termine.
Con Burj Al Babas Villa si intende un villaggio residenziale iniziato nel 2014 e situato nel nord-ovest della Turchia a poche ore da Istanbul nel distretto di Bolu. Secondo il progetto originario, il complesso avrebbe dovuto avere 732 edifici identici l’uno all’altro e costruiti in stile francese a forma di castello. Il tentativo degli immobiliaristi turchi, infatti, era quello di rivolgersi a un pubblico di investitori russi e arabi proponendo immobili di lusso coerenti se visti dall’esterno, ma personalizzabili nell’interior design a spese degli acquirenti.
Tuttavia, prossimo al completamento del cantiere, il villaggio non ha mai visto la luce ed oggi è un’affascinante e spettrale località fatta di case disabitate che difficilmente verranno comprate da qualcuno. Dopo aver costruito quasi tutte le ville in soli due anni, infatti, la crisi economica, l’incertezza politica e l’inflazione vissuta nel Paese hanno portato i finanziatori dapprima ad arenarsi e poi a rinunciare all’intero progetto lasciandolo così incompleto. È dal 2018 che nessuna impresa torna sul luogo.
A inizio degli anni Duemila, il mercato immobiliare del lusso era florido e presentava tutti i segnali per essere considerato un ottimo settore di investimento: in quel periodo, infatti, la crescita economica della Turchia aveva portato numerose famiglie facoltose ad acquistare pezzi di terreno sulle coste dell’Egeo con la volontà di costruire fastose ville da riservare alle vacanze. Non solo: la stessa Istanbul si era affermata come meta per eccellenza del turismo mondiale. Era normale, dunque, che in un contesto di questo tipo molti potessero vedere l’occasione per gonfiare i propri conti in banca a colpo (quasi) sicuro: tra questi c’erano sicuramente Mehmet Emin e Mezher Yerden, fratelli e colleghi del Sarot Group che, insieme al socio Bulent Yilmaz, decisero di sfruttare la situazione progettando una struttura ricettiva di lusso e sviluppando in un secondo momento la pazza idea di creare una piccola città fatta di castelli.
Armati di carta e penna (in realtà, all’inizio si trattava di un foglio di fortuna recuperato durante una delle loro prime conversazioni) i tre iniziarono a disegnare l’intero complesso per farsi un’idea dei costi da affrontare per la sua realizzazione. La cifra ammontava a circa 200 milioni di dollari: un investimento così ingente, dunque, doveva nascere in un luogo altamente selezionato. La scelta ricadde su una vallata incorniciata da montagne dove, in epoca romana, sorgevano anche degli stabilimenti termali: l’equidistanza da Ankara e Istanbul, inoltre, la rendeva perfetta come ipotetico luogo di soggiorno e base di appoggio strategica.
Come abbiamo detto, il progetto del complesso residenziale prevedeva all’inizio la costruzione di 732 ville di lusso. Queste avrebbero dovuto essere a tre piani e tutte molto simili tra loro. Gli elementi architettonici sarebbero stati ripresi dallo stile gotico francese, inglese e americano: in questo senso, su quelle effettivamente realizzate è possibile notare la presenza di elementi come l’arco a sesto acuto, le guglie, gli archi rampanti e le torrette cilindriche dotate di abbaini e ispirate alla Torre di Galata della Istanbul medievale.
Ogni castello avrebbe inoltre dovuto avere il riscaldamento a pavimento e vasche a idromassaggio a tutto spiano: il resto dell’arredamento, invece, sarebbe stato completamente personalizzato dal futuro proprietario.
Attorno al 2018, circa la metà delle unità abitative previste erano già state vendute agli investitori arabi, mentre le restanti presentavano ancora il cartello vendesi a una cifra compresa tra i 370 e 500 mila dollari: tutto sommato, prezzi competitivi anche per il Medio Oriente. Tuttavia, nell’arco di pochi mesi tutto si trasformò in una rovinosa disfatta: i lavori vennero sospesi e oggi Burj Al Babas si configura come una sequenza infinita di ville che sembrano essere riflesse da un gioco di specchi, inframezzate da strade sterrate ai cui bordi sono ancora abbandonati i materiali di costruzione.
Diversi finanziatori, infatti, avevano ritirato i propri capitali per il clima di incertezza che imperversava in Turchia a causa del tentativo di colpo di stato nel 2016. Proprio per questo la Bloomberg News, una delle più importanti agenzie stampa del mondo con sede a New York, ha indicato l’intero progetto come uno dei più fragorosi flop immobiliari degli ultimi anni.
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