Le parole non dette (dalla sinistra)
Ambiente, futuro, speranza, solidarietà, nodi cruciali per un discorso politico che immagini un futuro non consegnato al neoliberismo imperante. Parole evocate a gran voce a Lisbona
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Ambiente, futuro, speranza, solidarietà, nodi cruciali per un discorso politico che immagini un futuro non consegnato al neoliberismo imperante. Parole evocate a gran voce a Lisbona
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Certo, la realtà non ispira ottimismo e viene quindi da chiedere con urgenza all’Europa, rovesciandone i disvalori che la accompagnano da troppo tempo: “verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo?” E di domandare ancora – pensando alla politica, ormai incapace di proporre una visione per il domani, se non quella neoliberale che pianifica una società sempre più darwiniana, basata solo sulla competizione di mercato, quindi antisociale e antidemocratica e profondamente illiberale: “quale rotta segui, Occidente? La tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo, da sola non basta; tanto meno bastano le armi più sofisticate, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale” e non quello a cui pensano economicisticamente e utilitaristicamente i neoliberali.
Dunque: “Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”. E ancora: “Verso dove navigate, Europa e Occidente, con lo scarto dei vecchi, i muri col filo spinato e le stragi in mare?”
Serve dunque aprire i tre cantieri citati all’inizio. L’ambiente, con “gli oceani che si surriscaldano e con i loro fondali che portano a galla la bruttezza con cui abbiamo inquinato la casa comune. L’oceano ci ricorda che la vita dell’uomo è chiamata ad armonizzarsi con un ambiente più grande di noi, che va custodito con premura, pensando alle giovani generazioni. Come possiamo dire di credere nei giovani, se non diamo loro uno spazio sano per costruire il futuro?”. E quindi il secondo cantiere, appunto il futuro, con tanti fattori che invece scoraggiano i giovani “come la mancanza di lavoro, i ritmi frenetici in cui sono immersi, l’aumento del costo della vita, la fatica a trovare un’abitazione e, ancora più preoccupante, la paura di formare una famiglia”. Servirebbe una “buona politica”, totalmente diversa da quella neoliberale e tecno-capitalista egemone ormai da 50 anni e che trasforma lo stato in un’impresa e la società umana in mero mercato. Una buona politica “chiamata non a detenere il potere, ma a dare alla gente il potere di sperare. E quindi chiamata, oggi più che mai, a correggere gli squilibri economici di un mercato che produce ricchezze, ma non le distribuisce, impoverendo di risorse e certezze gli animi. Chiamata a riscoprirsi generatrice di vita e di cura, a investire con lungimiranza sull’avvenire, sulle famiglie e sui figli, a promuovere alleanze intergenerazionali, dove non si cancelli con un colpo di spugna il passato, ma si favoriscano i legami tra giovani e anziani”.
Infine, il terzo cantiere di speranza, quello fondato sulla fraternità e sulla solidarietà”. Senza le quali è impossibile avere speranza di futuro e tutela dell’ambiente. Senza dimenticare la tecnologia, pensando soprattutto ai giovani: “Tanti oggi sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato”. Dietro e dentro ai social “si nascondono sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare”.
E ora la domanda (anche se qualcuno avrà già capito di chi sono le frasi virgolettate – e solo quelle, il resto è commento nostro – citate fin qui): chi ha pronunciato queste parole – ambiente, futuro, speranza, solidarietà, governo dell’innovazione tecnologica e dei mercati? La risposta dovrebbe essere facile, se le parole avessero ancora un senso e fossero piene di contenuti: la sinistra, quella europea (e quindi anche svizzera) – e non solo. La speranza di un mondo migliore – quindi di una società migliore, quindi di un futuro umano e non capitalistico, quindi nuovamente migliore e da costruire tutti insieme – non era infatti un elemento fondativo del socialismo e del pensiero illuministico? Uscire dal mercato e dallo sfruttamento dell’uomo e della Terra da parte del capitale non dovrebbe essere un altro obiettivo/cantiere del socialismo, comunque di tutti quelli che si dicono di sinistra? E la solidarietà non dovrebbe essere un’altra delle parole-chiave delle sinistre, di ieri e di oggi?
Tutti progetti / cantieri / obiettivi che appunto dovrebbero essere di sinistra. E invece, chi ha pronunciato quelle frasi? Papa Francesco, a Lisbona per la ‘Giornata mondiale della gioventù’. Questo significa che hanno dunque ragione i suoi oppositori e i fascisti cattolici integralisti, che lo accusano di essere di sinistra? Certo che no, Francesco è un papa finalmente e splendidamente umanista (e lo diciamo da non credenti). Le sue encicliche Fratelli tutti e Laudato si’ sono dense di critica sociale ma anche e appunto di umanesimo e di speranza.
È la sinistra che invece dovrebbe profondamente vergognarsi di non sapere più dire parole simili a quelle – umanistiche – pronunciate da Francesco. Una sinistra che si è fatta più neoliberale dei neoliberali, più antisociale delle destre, totalmente incapace di generare speranza in un cambiamento, ormai accettando il capitale e la tecnica come dati di fatto immodificabili – e quando, aggiungiamo, le sinistre saranno capaci di fare una critica simile anche dei social, strumenti essenzialmente di propaganda e di manipolazione delle coscienze, oltre che iper-capitalistici e mercificanti, che stanno distruggendo intere generazioni di giovani, uccidendo insieme democrazia e libertà e speranza e responsabilità?
Francesco sembra rimasta la sola coscienza critica del mondo di oggi. Propone una visione umanistica, ma comunque legata a valori religiosi (pensiamo alla sua insistenza sui temi della natalità in un mondo già troppo sovrappopolato), anche se di un cattolicesimo radicalmente diverso da quello integralista di un Ratzinger e di un Giovanni Paolo II (che sostenne indecorosamente il regime fascista del cileno Pinochet e il pensiero antisociale neoliberale).
La sinistra è capace di dire qualcosa di analogo a Francesco, ma partendo da un umanesimo laico e illuminista e progressista?
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