Caccia grossa in Africa
Il vertice russo-africano di San Pietroburgo si chiude con la promessa di Putin di regalare il grano ad alcuni paesi del continente nero: che comunque condanna l’uscita di Mosca dall’“accordo del Mar Nero”
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Il vertice russo-africano di San Pietroburgo si chiude con la promessa di Putin di regalare il grano ad alcuni paesi del continente nero: che comunque condanna l’uscita di Mosca dall’“accordo del Mar Nero”
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Il vertice russo-africano di San Pietroburgo si chiude con la promessa di Putin di regalare il grano ad alcuni paesi del continente nero: che comunque condanna l’uscita di Mosca dall’“accordo del Mar Nero”
Dal nostro corrispondente a Mosca
A San Pietroburgo, secondo vertice Russia-Africa. Per Mosca un evento di importanza strategica, annunciato persino da un articolo di ampio respiro firmato personalmente da Vladimir Putin. Nell’intervento, dopo aver ricordato le ottime relazioni che già vi furono tra Continente Nero e URSS, il capo del Cremlino ha segnalato di non “aver mai cercato di imporre ai partner le nostre idee sulla struttura interna, le forme e i metodi di gestione, gli obiettivi di sviluppo e i modi per raggiungerli”. In questo quadro – ha aggiunto – il nuovo ordine mondiale multipolare, di cui già si intravvedono i contorni, sarà più giusto e democratico. E non c’è dubbio che l’Africa, insieme ad Asia, Medio Oriente e America Latina, vi prenderà il suo degno posto e si libererà finalmente dell’amara eredità del colonialismo e del neo-colonialismo”.
Da queste parole risulta evidente che, ancora prima delle relazioni economiche, per il Cremlino in questo momento l’obbiettivo principale è di accrescere verso la Russia il tasso di fiducia dei paesi extra-europei, che hanno assunto nello scorso anno – seppur con diverse sfumature – una posizione di neutralità nel conflitto ucraino. Per quanto riguarda l’Africa non va dimenticato che 17 Stati africani si sono rifiutati di votare per la risoluzione dell’Onu che condannava l’invasione russa; la maggior parte dei Paesi del continente continua ad avere legami economici e commerciali con Mosca nonostante le sanzioni occidentali.
L’“interventismo umanitarista” dell’occidente degli scorsi decenni in Afghanistan, in Iraq e non solo è stato colto nel Sud del Mondo come una nuova forma di imperialismo, che non ha portato né stabilità politica né sviluppo economico. E il Cremlino in questi giorni ha cercato, a modo suo, di fare ponti d’oro ai Paesi presenti all’incontro di San Pietroburgo: nei settori dove la Russia può giocare un qualche ruolo innovativo, come nel nucleare civile e nella chimica, ma soprattutto cercando di impedire che la fuoriuscita di Mosca dall’accordo sul trasporto del grano ucraino alimenti troppi malumori tra i leader africani.
A due settimane dal ritiro della Russia dagli accordi di Istanbul, il problema del mercato globale dei cereali rimane una delle questioni chiave dell’agenda internazionale. Putin ha promesso di spedire grano russo a titolo gratuito per 25-50 mila tonnellate nei prossimi mesi e ha sottolineato che, secondo le sue fonti, in realtà il grano di Kiev va in buona parte ai “paesi ricchi” (il 70% secondo le sue stime, non stando alle rivelazioni dell’ONU). Nonostante il ‘regalo’ preannunciato dallo ‘zar’, molti rappresentanti dei Paesi africani hanno espresso apertamente la loro insoddisfazione per la decisione della Federazione Russa di interrompere il flusso di cereali che gli accordi avevano garantito durante l’ultimo anno.
La fuoriuscita di Mosca dalla cosiddetta “Iniziativa del Mar Nero”, infatti, ha subito influito sui prezzi mondiali del grano. Secondo Samantha Power, capo dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, il costo del grano è aumentato in pochi giorni del 10%. La battaglia sul mercato del grano, per altri versi, si può intendere come uno degli aspetti dello scontro a tutto campo tra i due Stati slavi: attualmente la quota della Russia nel mercato mondiale del grano è di circa il 20%, mentre quella dell’Ucraina si aggirerebbe intorno al 5%, ma Kiev avrebbe un superiore margine di crescita rispetto alla Russia.
La Russia guarda anche all’Africa per esportare fertilizzanti, forse il più grande business del comparto agroalimentare oggi, ma il problema è sempre il solito quando si parla di Sud del mondo: la solvibilità. Putin durante il Forum ha annunciato la cancellazione di crediti con l’Africa per 23 miliardi di dollari (essenzialmente si trattava di insoluti d’epoca sovietica), tuttavia l’Africa avrebbe invece più che altro bisogno di investimenti.
Al Forum è ricomparso, seppur dietro le quinte, anche Evegenij Prigozhin, il capo dei wagneriani. La ragione del “grande ritorno” è evidente. Lui ha da proporre, come in passato nel “caso pilota” della Repubblica Centroafricana, il baratto più conveniente per la Federazione Russa: la protezione da parte dei mercenari russi di regimi corrotti e antidemocratici in Africa in cambio di oro, diamanti e uranio. Guadagni miliardari. Che possono dar fiato alle riserve statali.
Nell’immagine: il vertice
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