Cari ticinesi: la demografia dice che… e non c’è da star tranquilli
L’incertezza demografica, alla lente di “Coscienza svizzera” in uno studio che ne spiega ampiamente la cruciale importanza sociale, economica, politica e culturale
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L’incertezza demografica, alla lente di “Coscienza svizzera” in uno studio che ne spiega ampiamente la cruciale importanza sociale, economica, politica e culturale
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L’incertezza demografica, alla lente di “Coscienza svizzera” in uno studio che ne spiega ampiamente la cruciale importanza sociale, economica, politica e culturale
A fare il punto, ecco ora in libreria L’incertezza demografica, a cura di Ivano Dandrea e Edoardo Slerca (Dadò, 2022). Non a caso il libro fa parte della collana Le sfide della Svizzera, di cui rappresenta il tredicesimo titolo. Il volume raccoglie, in 10 capitoli, altrettanti saggi firmati da 16 ricercatrici e ricercatori che affrontano il tema da vari punti di vista analizzando le cause della decrescita demografica e della denatalità che caratterizzano il nostro Cantone, ma evidenziandone soprattutto le conseguenze.
Conseguenze non da poco, che intaccano il gettito dell’ente pubblico – e dunque le risorse di cui dispone lo Stato per affrontare i propri impegni – condizionano il mercato del lavoro, ridisegnano quello immobiliare, ridefiniscono le necessità nel campo della formazione e della manodopera, senza dimenticare l’aspetto – così sensibile anche nella percezione del singolo – dei flussi migratori e del frontalierato e senza trascurare la futura rappresentanza del Ticino in Consiglio Nazionale, dove ad ogni Cantone spetta un numero di deputate e deputati proporzionale a quello dei suoi abitanti.
Altre conseguenze negative dell’involuzione demografica ticinese – per ora solo paventate – potrebbero toccare la SSR e l’attuale chiave di riparto (che favorisce largamente la Svizzera italiana) o i servizi messi a disposizione a sud del San Gottardo dalla Posta, dalle FFS, ecc. senza dimenticare i complessi meccanismi di perequazione finanziaria intercantonale o un ulteriore aumento dei costi a carico delle Assicurazioni malattia (Casse Malati) confrontate, in Ticino, con una popolazione sempre più anziana e bisognosa di cure.
Fedele al DNA di Coscienza Svizzera, parte del volume propone puntuali confronti con altre realtà del nostro Paese – nella fattispecie il Canton Neuchâtel, che ha addirittura istituito, nel 2019, la figura del Delegato alla domiciliazione per rispondere alle avvisaglie negative – e uno sguardo sintetico alle esperienze di altre realtà del nostro sempre più… Vecchio Continente. Riflettori accesi, dunque, sul tasso di fecondità (in Ticino pari a 1.28, il più basso di tutta la Svizzera) e sul calo delle nascite, più accentuati nell’Europa meridionale che nei Paesi scandinavi e più direttamente legati alle varie crisi economico-finanziarie che si sono succedute negli ultimi decenni.
Tornando al Ticino, se confrontati con quelli della maggior parte dei Cantoni svizzeri, i dati indicano, a partire dal 2016, un andamento demografico negativo, in controtendenza rispetto alle realtà dei grandi agglomerati urbani d’oltre San Gottardo e della Svizzera romanda. Già dal 2012, inoltre, i decessi superano regolarmente le nascite. Nel 2019 il numero di nascite è stato inferiore alla media decennale, mentre quello dei decessi – aumentati ulteriormente nel 2020 e 2021 con il Covid – sensibilmente superiore.
La popolazione, dunque, invecchia costantemente, ciò che richiede contromisure immediate, ma anche politiche a medio-lungo termine: sociali, sanitarie, ospedaliere, pensionistiche. I costi sociali, legati al raddoppio degli ultraottantenni (in meno di 10 anni ed entro il 2030) esploderanno. Le casse statali piangeranno e la competitività fiscale del Ticino nel confronto intercantonale ne risulterà ulteriormente indebolita. Tra le molte cifre negative che il volume mette in rilievo, anche il crollo del saldo migratorio con l’estero – in particolare con l’Italia: dal 2019 ad oggi, il nostro vicino ha visto trasferirvisi stabilmente più cittadini svizzeri rispetto al numero di italiani immigrati nel nostro Paese. Non sarà l’arrivo di qualche centinaio di pensionati benestanti giunti in Ticino per trascorrervi la vecchiaia a ribaltare il trend.
Quanto ai giovani, in età fertile e lavorativa, sempre più spesso – e nonostante la presenza di USI e SUPSI – emigrano per studiare o per trovare, altrove, lavori più qualificati e meglio retribuiti. Come per molti altri aspetti, che il libro sa spiegare anche al profano con abbondanza di dati e il pregio non scontato della comprensibilità, anche in tema di giovani e mercato del lavoro siamo di fronte al classico serpente che si morde la coda: “una società che invecchia” – osserva Ivano Dandrea – “diventa sempre meno attrattiva agli occhi delle giovani generazioni. Senza contare che questa tendenza avrà come risultato (…) un’economia sempre meno propensa all’innovazione, così impellente alla luce della trasformazione digitale in atto nelle economie occidentali”.
Il Ticino è oggi il Cantone più anziano della Svizzera: il 23.3% dei residenti è over 65 (triplicati rispetto all’inizio del XX° secolo). Nello stesso periodo, i giovani di età inferiore ai 15 anni sono scesi dal 30% del 1910 al 13% del 2019.
Di tutto questo si parlerà, fra l’altro, in una tavola rotonda, in agenda martedì 28 febbraio all’Auditorium di BancaStato di Bellinzona, con inizio alle ore 18.
Relatori del dibattito, intitolato Quale politica demografica per il Ticino?, Marina Carobbio, Raffaele De Rosa e Christian Vitta (probabili colleghi di Governo tra il 2023 e il 2027) e Sabrina Aldi, deputata nel Parlamento ticinese.
L’augurio è che non si tratti dell’ennesimo confronto politico un po’ preconfezionato in vista del 2 aprile, ma di un’effettiva presa di coscienza da parte della cosiddetta classe politique del nostro Cantone. Che, in altre parole, sia i politici che la cittadinanza ne aprofittino per confrontarsi, senza pregiudizi, su nuove iniziative politiche di sostegno alle aziende e alle famiglie, in grado di ribaltare la rotta.
Ultima annotazione: se vi capita, di tanto in tanto date un’occhiata al sito dell’Ufficio di statistica. Ammetto, l’ho consultato per la prima volta in vita mia pochi mesi or sono, ma con grande interesse. E tornerò a farlo.
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