Democrazia diretta in vendita
Nuovo record assoluto: 7 franchi per ogni firma sul libero mercato di referendum e iniziative popolari. Uno scandalo e troppi silenzi
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Nuovo record assoluto: 7 franchi per ogni firma sul libero mercato di referendum e iniziative popolari. Uno scandalo e troppi silenzi
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Nuovo record assoluto: 7 franchi per ogni firma sul libero mercato di referendum e iniziative popolari. Uno scandalo e troppi silenzi
Volete lanciare un’iniziativa tutta vostra, senza impegolarvi con partiti o gruppi d’interesse? Nessun problema, vi sono agenzie che raccolgono per voi le l00.000 firme necessarie. Unica condizione, dovete disporre di un capitale fino a 700.000 franchi.
Sette franchi per ogni firma è infatti il nuovo primato stabilito da un’agenzia specializzata nella raccolta di firme per conto dei più disparati comitati d’iniziativa e referendum.
Di questo passo la democrazia diretta sarà accessibile soltanto ai ricchi, avverte Oswald Sigg, ex vicecancelliere della Confederazione. È uno dei pochi ad avere il coraggio di lanciare il sasso nello stagno di una pratica assai diffusa quanto inconfessabile. Il primo fu il turbolento patron della Denner, Karl Schweri. 25 anni fa pagò 1 franco per ogni firma sollevando un putiferio, si gridò allo scandalo. Tempi passati, adesso sono in molti farlo, ma un po’ di nascosto. Parecchie organizzazioni e partiti come il PS, il PLR o l’UDC comperano almeno una parte delle firme necessarie, in particolare se l’esito è incerto. Ma guai a parlarne, lo fanno nella più grande discrezione che fa da paravento all’ipocrisia. Nessuno vuol prestare il fianco all’accusa di comperare la democrazia diretta. Senza contare l’imbarazzo dei partiti che spesso non trovano volontari nei loro ranghi disposti a scendere in piazza per raccogliere le firme su temi che pure considerano importanti tanto da lanciare un’iniziativa popolare.
L’omertà stende poi un velo sugli inganni. Lo scorso anno la televisione svizzero romanda ha documentato con la camera nascosta alcuni tranelli tesi ad ignari cittadini. Due donne ricorrevano a menzogne e mezze verità per dar l’impressione che raccoglievano le firme per rafforzare il congedo paternità. In realtà era esattamente il contrario, raccoglievano firme per il referendum contro il congedo paternità e si davano da fare per nascondere l’intestazione del formulario. Una di loro ha detto candidamente che era stata istruita a far così. A lei come al suo datore di lavoro importava ben poco il tema in votazione, l’interesse era prettamente finanziario.
E tutto ciò è perfettamente legale, mentire non è punibile e finora soltanto il canton Ginevra ha vietato la raccolta di firme a pagamento. Le autorità federali non vogliono intervenire per garantire, dicono, la più ampia libertà possibile nell’esercizio dei diritti politici. Eh si, è un tema che scotta, meglio sorvolare. E così la democrazia diretta viene data in pasto alla libertà di mercanteggiare le firme, i diritti popolari vengono consegnati al potere dei soldi.
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