Djokovic: “Lei non sa chi sono io!”
Ma il ministro australiano Alex Hawke toglie a lui (e a tutti gli altri campioni) lo statuto di semi-dei al di sopra della legge
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Ma il ministro australiano Alex Hawke toglie a lui (e a tutti gli altri campioni) lo statuto di semi-dei al di sopra della legge
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Ma il ministro australiano Alex Hawke toglie a lui (e a tutti gli altri campioni) lo statuto di semi-dei al di sopra della legge
Già qualche filosofo greco se l’era presa con gli olimpionici sostenendo che la loro fama era eccessiva. Sul loro statuto, sull’importanza che hanno assunto nella nostra società, si può discutere a lungo, o sorvolare, ma non sul fatto che si sentono al di sopra della legge, e lo dimostrano con un comportamento che nessuno di noi potrebbe permettersi: i tennisti, in primis la nostra poco olimpica olimpionica Belinda Bencic, ma anche Djokovic e molti altri, se sbagliano un colpo imprecano e spaccano la racchetta, incapace di accettare l’errore, egocentrici come infanti.
Allo stesso modo i grandi calciatori, da più di 10 milioni di stipendio annuo, non accettano che un semplice arbitro li punisca: lei non sa chi sono io. Inoltre, di recente, hanno eletto lo sputo a norma: “spüdi giò bass!”: a Singapore verrebbero arrestati sul campo, da noi la faccenda sembra ormai un fatto acquisito, in barba ai piccini delle scuole-calcio.
Djokovic ha passato il segno, da notorio No-Vax ha tirato troppo la corda. Già aveva organizzato un torneo di tennis a casa sua in piena emergenza – Covid 19. Il 14 dicembre ha salutato i giocatori di pallacanestro della Stella Rossa e del Barcellona, senza maschera naturalmente. Si è ripetuto il 17 alla premiazione dei migliori giovani tennisti serbi. Dice di aver fatto due test preventivi: uno antigenico, negativo, e poi uno PCR, positivo, di cui dici di aver saputo solo dopo l’evento.
Ma il 18 non annulla l’appuntamento con i giornalisti e i fotografi dell’ “Equipe”. “Non volevo deluderli”. Ammette di aver sbagliato. Il 18 il direttore degli “Open” d’Australia Craig Tiley annuncia che nessuno sarà accettato senza vaccino. Il 4 gennaio Djokovic annuncia la sua partenza per Melbourne con una “esenzione medica concessa a seguito di un rigoroso processo di revisione che coinvolge due distinti gruppi indipendenti di esperti medici”. Forse non proprio indipendenti. Sul tira-molla che segue sappiamo tutto.
Djokovic non l’ha raccontata giusta sulle sue mosse prima d’arrivare in Australia. In particolare ha trapassato l’anno nella sua casa di Marbella: anche la Spagna formalmente pretende la vaccinazione: ma vuoi rovinare la festa a Djoko… La festa l’ha rovinata ora il ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke, “per tutelare la salute e l’ordine pubblico”. L’ultima parte del suo comunicato è abbastanza inquietante: se il tennista fosse entrato in campo… Hawke temeva il peggio fra tifosi di Djoko no-vax e sostenitori del Governo, che per bocca del premier Scott Morrison ha espresso sostegno a Hawke: “questa pandemia è stata incredibilmente difficile per ogni australiano, ma siamo rimasti uniti e abbiamo salvato vite e l’economia. “Gli australiani hanno fatto molti sacrifici e giustamente si aspettano che i loro sforzi non siano vanificati*.
Ora Djokovic potrà ancora ricorrere. Rischia l’espulsione pre 3 anni: in questo caso le sue chances di vincere il 21esimo grande slam, superando Federer e Nadal per sempre e diventando formalmente il migliore, si riducono di molto, anche se forse il serbo è comunque il più forte di sempre: nello sport agonistico non c’è una nota estetica (Federer è sublime) né di comportamento, né di empatia e simpatia.
Djokovic, come i suoi sodali No-Vax, ha sempre detto che le persone sono libere: il filosofo Karl Popper dice che la sua libertà personale finisce sul naso di chi gli sta di fronte: anche se non gli è simpatico non glielo può spaccare con un “uppercut”, un pugno secco. Noi, terre a terre, possiamo dire che non si può fare pipì nel parco, anche parzialmente protetti da un albero, perché scappa.
Chissà sino a che punto i nazionalisti serbi la metteranno sul piano politico. Non sarebbe il caso. Si scateneranno i no-vax. Ma il peggio dobbiamo aspettarcelo, anche se non tutti usciranno allo scoperto, da quei tifoso per i quali lo sport è un “Ersatz”, come diceva il Barba di Treviri della religione, un surrogato per una vita piatta, inesistente, da automi al servizio di un padrone senza volto, e anche con poca pietà.
A loro l’Australia ha tolto l’oppio, il semi-dio nel quale sublimavano le loro quotidiane frustrazioni.
PS1: peggio di Djoko ha fatto la ceca Renata Voronkova, non vaccinata e respinta. Ha preteso il rimborso del viaggio, 2800 euro, e le spese dell’albergo, aggiungendo che spera di avere i soldi senza dover intraprendere un’azione legale. Che sia nel torto non le passa nemmeno per la testa. Come Djokovic quando ha detto che questa faccenda faceva molto male alla sua famiglia.
PS2: Siccome, Andreotti docet, a pensar male si fa male ma molte volte ci si azzecca, non è che questo ore Nole inoltra ricorso con effetto sospensivo e si presenta agli Open? Detto fra il serio e il faceto. Con prevalenza dell’ultima ipotesi, speriamo.
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