Pistoni, vendette, tradimenti, cadreghe e aghi della bilancia
Amenità della politica locale nel dopo-elezioni
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Amenità della politica locale nel dopo-elezioni
• – Marco Züblin
Nonostante le aperture introdotte in aprile, nelle ultime settimane i contagi in Svizzera stanno scendendo
• – Riccardo Fanciola
La svolta di Biden annunciata ieri; ma s’è perso tempo prezioso (e altro se ne perderà) prima di cancellare una grande ingiustizia
• – Aldo Sofia
Latitanti, anni di piombo e dottrina Mitterrand
• – Marco Züblin
Piccola storia di una canzone che sta diventando… virale
• – Enrico Lombardi
Chi sbaglia paga. Anche i medici che mettono in pericolo la vita dei pazienti?
• – Redazione
La storia svizzera e ticinese non è interamente "fatta in casa"
• – Marco Marcacci
Prima 'rappresaglia', Bruxelles esclude le FFS da un programma di ricerca. Berna in passato cedette, e oggi?
• – Daniele Piazza
Lo stallo con Bruxelles inguaia le FFS
• – Franco Cavani
Cambio alla presidenza del Consiglio di Stato; repetita purtroppo non iuvant, ma io insisto
• – Marco Züblin
Amenità della politica locale nel dopo-elezioni
Oltraggio, supremo affronto. Appena uscito dal camiciaio, il presidenterrimo(*) dei democristiani ha accusato i liberali di non essere affidabili, e anzi di aver giocato uno sporco tiro, a lui personalmente e in subordine al partito. Diciamo che i liberali sono attualmente in cerca di tante cose, ad esempio dei propri valori fondanti, di qualche idea vera per il futuro del Cantone, di un paio di politici di razza, di un po’ di elettori da blandire; e quindi che l’affidabilità non è proprio il primo dei loro crucci, anzi che uno sgambetto fatto ad altri può far dimenticare il clamore di qualche loro ruzzolone. Siamo come al ballo dell’imperatore, con le due ormai anzianissime ex favorite del sovrano a massacrarsi a colpi di stampella davanti all’attonita coorte degli invitati.
L’origine di tanta rancorosa doglianza presidenziale è, al solito, una cadrega; anzi uno scranno, minore ma scranno comunque. I liberali sono accusati di aver sostenuto una autocandidatura selvaggia (anche un po’ arrogantella, a dire il vero), snobbando quindi la deputata che era giunta…unta dal partito ma che dal conclave di palazzo delle Orsoline uscì mestamente cardinale dopo esservi entrata vice-papessa.
La giovane e brava gran consigliera, ora anche vicepresidente del Gran coniglio grazie a quel golpe, alle Comunali era stata immolata senza molti complimenti e senza cristiana pietas (né una parola di scusa, ben s’intende) sull’altare di una logica anch’essa tutta poltronistica, ma certo un poco miope, che ha consistito nello scegliere l’usato, anzi l’usatissimo, ma di tagliare così rami e pianta di un futuro che già sembrava poco gremito di promesse, e che ora se non è un deserto ci assomiglia parecchio. Appena raffreddatosi il piatto, la consigliera non solo ha consumato la propria vendetta ma si è presa una bella rivincita, ottenendo a Bellinzona un po’ di quello che i suoi le avevano negato a Lugano. Ma anche lei sa che la battaglia non è la guerra; e sa bene che dovrà inghiottire parecchio dai suoi compagni di partito (e ringraziare tangibilmente coloro che l’hanno voluta) per magari poterla vincere, la guerra, e diventare presidente al momento venuto.
Una vicenda che ricorda un po’ quella, sul fronte liberale, che ha visto riconfermato (non banalmente) un municipale grazie a un bell’aiuto leghista. Gli verrà presentato il conto, a non averne dubbio, e potrebbe essere il nuovo ago della bilancia in Municipio, sostituendo nel ruolo il surreale democristiano che tanto aveva fatto, negli ultimi tempi del suo mandato, per essere rapidamente dimenticato o, peggio, per essere… ricordato.
Intanto, a Bellinzona, si improvvisa un certame cavalleresco per la nomina del sindaco, sparando a salve e soffrendo come cani per trovare differenze, o meglio sfumature, da far intuire agli elettori disorientati; qui, “bonnet blanc et blanc bonnet”, come dicono i francesi
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