Donna Coraggio vs. Trump
Ora è a rischio di ritorsioni. Ma non ha taciuto
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Sono alcune delle rivelazioni esplosive di Cassidy Hutchinson, Prove che tuttavia per Trump non esistono: “La conosco a malapena, è una falsa totale e una delatrice”, ha scritto sui suoi social, negando la ricostruzione della super testimone e attaccando l’inchiesta “farsa”.
Un’udienza a sorpresa con un effetto devastante, che ricorda quella annunciata nel luglio del 1973 dalla commissione senatoriale che indagava sul Watergate con un testimone di secondo piano che cambiò però le sorti dell’ indagine: Alexander Butterfield, responsabile dell’agenda giornaliera di Richard Nixon, che rivelò l’esistenza di apparecchi di registrazione nell’ufficio Ovale, portando poi al loro sequestro e alla ‘smoking gun’ contro il presidente.
Anche Hutchinson non ha un alto profilo ma lavorava vicino o dentro le stanze del potere, tra lo studio Ovale e l’ufficio del chief of staff, ascoltando telefonate e conversazioni dell’inner circle del presidente. E la sua deposizione shock con resoconti di prima mano è sembrata cristallina, scevra da ogni pregiudizio o risentimento, infliggendo finora il colpo più potente, potenzialmente fatale alla ricandidatura di Trump, nell’inchiesta della Camera sull’attacco al Capitol.
Hutchinson ha raccontato che la sera del 2 gennaio 2021 Rudy Giuliani, l’avvocato di Trump, le disse che il 6 gennaio i supporter di Trump sarebbero andati al Capitol, confermando così il sospetto di un piano preordinato per bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden. L’assistente andò quindi da Meadows, che le disse di essere preoccupato per quello che sarebbe potuto succedere quel giorno: anche lui, quindi, era a conoscenza del piano. In un crescendo di tensione, la testimone ha poi sganciato la ‘bomba’: Trump sapeva che c’erano persone armate e con giubbotti anti proiettili al comizio che aveva organizzato il 6 gennaio, poco prima di incitare la folla dei suoi fan a marciare sul Capitol. E lo sapeva anche Meadows ma ignorò i moniti di un altro dirigente della Casa Bianca, Tony Ornato, limitandosi a chiedere: “Quanto deve parlare ancora Trump?”. Il tycoon inoltre chiese di rimuovere i “fottuti metal detector” al suo raduno: “E’ la mia gente, non sono qui per farmi del male”.
Poi, come se non bastasse, il presidente chiese al secret service di portarlo in mezzo ai manifestanti in marcia verso il Congresso ma quando gli fu negato per motivi di sicurezza non esitò a prendere per le spalle e per la gola l’autista della ‘Beast’ tentando di afferrare il volante. Un gesto di ira e disperazione, come quando lanciò un piatto dopo che il ministro della giustizia William Barr gli disse che non c’era alcuna prova alle sue accuse di brogli. Dalla deposizione è emerso anche che Trump voleva concedere la grazia ai rivoltosi e che alcuni parlamentari repubblicani coinvolti negli sforzi per ribaltare il voto gliela chiesero, così come Giuliani e Meadows.
Hutchinson ha ammesso di essere rimasta inorridita dal tweet con cui Trump aveva intimidito Mike Pence perché non certificasse il voto: “Da americana, ero disgustata. Era antipatriottico. Era anti-americano. Assistevamo al Campidoglio che veniva deturpato per una menzogna”. Dopo la deposizione, Liz Cheney, vice presidente repubblicana della Commissione inquirente, ha denunciato tentativi di intimidazione dei testimoni da parte di Trump e i suoi. “Il presidente vuole che ti faccia sapere che sta pensando a te. Sa che sei leale”, si legge in un messaggio indirizzato ad uno dei testi che Cheney ha mostrato in aula, ringraziando Hutchinson per il suo coraggio. “La nostra nazione – ha sottolineato – è tenuta in vita da coloro che rispettano il loro giuramento di fedeltà Costituzione. La nostra nazione è tenuta in vita da coloro che conoscono la differenza fondamentale tra giusto e sbagliato. Voglio che tutti gli americani sappiano che quello che fatto oggi miss Hutchinson non è facile. La via più facile era nascondersi dai riflettori, rifiutarsi di farsi avanti, tentare di minimizzare o negare quello che è successo”.
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