E dagli addosso a quel partito!
Le colpe, reali o presunte, del Partito socialista, e le argomentazioni, fondate o presunte, di coloro che lo fustigano
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Le colpe, reali o presunte, del Partito socialista, e le argomentazioni, fondate o presunte, di coloro che lo fustigano
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Le colpe, reali o presunte, del Partito socialista, e le argomentazioni, fondate o presunte, di coloro che lo fustigano
Ciò che colpisce in questi atteggiamenti critici sono tre fatti.
Il primo sembra quello di volersi semplicemente accodare ad alcune strategie che fanno la fortuna di altri partiti, soprattutto di quello che va per la maggiore: il popolo ha sempre ragione, con il popolo non va giocato il contropelo, non dire al popolo che quella iniziativa o proposta, se seriamente applicata, impone un cambiamento, non può essere gratuita, implica un costo (che suona tassa) o forse una rinuncia (che suona risparmio). La constatazione, generalizzabile (in tutta Europa), è che se non applichi quelle strategie sei perdente.
C’è quindi innegabilmente o facilmente dimostrabile una correlazione inversa tra senso o richiesta di responsabilità e successo elettorale. A maggior ragione se il popolo risulta poi male informato e non ha la curiosità, o gliela si toglie, di verificare se ciò che gli viene detto e ripetuto è vero o falso. Andrebbe aggiunto, ultimo ma non meno importante, che avendo assunto il mercato a misuratore di tutti gli scambi e il denaro a generatore simbolico di tutti i valori, va da sé che la politica finisce sempre per esserne invischiata, tanto da non poter decidere senza un occhio di riguardo sull’economia.
Il secondo è quello di una perdita netta della democrazia. Dapprima perché, in evidenza o in sottofondo continuo (come il bordone in un’orchestra) predomina una preoccupazione che finisce per essere esiziale: fare voti, eleggere, conquistare seggi. Dimenticando (come osservava puntualmente un illustre politologo, Giovanni Sartori) che pensare di essere in una democrazia per il solo fatto che periodicamente dobbiamo eleggere qualcuno non è ancora un segno compiuto di democrazia, ma solo un modo per eleggere dei capi. Poi perché, quasi sistematicamente, tutto ciò imprigiona o taglia le ali a idee, proposte, progetti che possono disturbare, indurre a seria contrapposizione sia all’interno del partito sia nella più ampia arena politica e intralciare così il proprio cammino elettorale. Infatti, quasi sempre, solo da chi è sincero e pronto anche a perdere arrivano le idee e le proposte più interessanti e dirompenti. (È significativo che è ciò che capita anche nel giornalismo quando è arena di democrazia).
Il terzo atteggiamento potrebbe essere di carattere storico. Pensiamo al deprecato partito socialista. Stando al complesso del harakiri o del sol dell’avvenire non avrebbe dovuto lanciare l’iniziativa popolare contro la speculazione fondiaria (1967), contro l’abuso del segreto bancario e della potenza delle banche (1984), o l’iniziativa “la salute a un prezzo abbordabile, con premi delle casse malati proporzionali al reddito” (2003), o l’iniziativa per la proibizione di esportare materiale di guerra (1997), o un nuova iniziativa “per una sana assicurazione malattia in funzione della capacità finanziaria, aumentando i sussidi della Confederazione”(1994). Tutte respinte più o meno sonoramente da popolo e cantoni.
È pressoché superfluo cercarne le cause. E molto probabilmente quelle cause (che richiedevano particolare impegno o sconvolgevano situazioni che erano posizioni di reddito lucrative) davano già per scontato, con tutti i partiti borghesi contro, che si sarebbe perso. Bisognava quindi evitare l’harakiri o sperare in un altro sol dell’avvenire? Che infatti ci sono stati, ma in altra maniera. Sull’abuso del segreto bancario ci hanno pensato gli altri, dall’esterno, a cambiarci; sulla potenza delle banche, idem; sull’esportazione del materiale da guerra, siamo ancora lì, incerti e ipocriti, con mancanza di chiarezza; sui premi delle casse malati si annuncia un aumento del 6 – 12 per cento anche quest’anno che aggraverà chi ha meno reddito. E sbagliava forse, il fronte socialista nella recente votazione, con il suo distinguo fondamentale di cui non si è voluto tener conto ma che riemergerà anche quello con tutti i suoi problemi insoluti di cui non si è voluto tener conto, dapprima, in sede parlamentare?
E si continuerà a dire che il popolo, ben manovrato dai soliti noti, ha sempre ragione e che i socialisti non ne indovinano una. Oppure, con un paradosso, che c’è talmente bisogno di socialismo nella nostra democrazia… che è meglio non averne.
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