Emergenze ambientali e caso Mormont
L’irruzione della polizia non può cancellare il messaggio di un’occupazione pacifica
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L’irruzione della polizia non può cancellare il messaggio di un’occupazione pacifica
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L’irruzione della polizia non può cancellare il messaggio di un’occupazione pacifica
Al di la delle quisquilie politiche e della cronaca di uno sgombero definito “pulito”, ma dietro cui si celano comunque alcune zone d’ombra, le considerazioni da fare sono altre.
L’azione di protesta è la prima in Svizzera basata sul modello della Zad, acronimo per Zone à défendre (Zona da difendere). Le attiviste e gli attivisti che hanno occupato la collina in ottobre, instaurando una sorta di villaggio alternativo sul plateau de la Birette – destinato ad essere divorato dalle ruspe della Holcim per prolungare per al massimo sette anni una cava di calcare ormai giunta nella sua fase finale – hanno posto importanti quesiti di società. Al di là dell’eco mediatico dovuto all’evacuazione, in questi mesi l’azione degli zadisti ha avuto un grande merito: mettere l’accento sull’industria del cemento, sul suo impatto sull’ambiente e sulla nostra eccessiva dipendenza dal beton. Il settore, dominato a livello globale dagli svizzeri di Lafarge-Holcim (proprietari della cava del Mormont), è uno dei più inquinanti, nel mondo come in Svizzera: i più grandi diffusori di CO2 della Confederazione sono tutti dei cementifici i cui forni accesi a 1450 gradi fondono il calcare con la marna per creare appunto il cemento. Una situazione che pone interrogativi a tutti noi, ad un nostro modo di costruire, di abitare, di (non) riciclare che deve essere messo in discussione. Le alternative, è stato ribadito in questi mesi, ci sono: riciclaggio, l’utilizzo di altri materiali a partire dal legno, una pianificazione più intelligente eccetera.
Il dibattito, nel Canton Vaud, è ormai aperto. E questo è senza dubbio il primo merito degli zadisti: l’aver suscitato una discussione, alimentata dai contributi di importanti personalità del mondo universitario losannese – tra cui il premio Nobel della chimica Jacques Dubochet – che hanno ribadito l’urgenza di cambiare paradigma. Un’urgenza che l’azione diretta e pacifica degli zadisti ha messo sotto gli occhi di tutti.
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