Evgenij Prigozhin, il “rivoluzionario” bloccato da Putin
Putin reagisce alle esternazioni del capo sempre più popolare della Wagner contro esercito e burocrazia; ora le notizie sui mercenari saranno considerate fake punibili penalmente
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Putin reagisce alle esternazioni del capo sempre più popolare della Wagner contro esercito e burocrazia; ora le notizie sui mercenari saranno considerate fake punibili penalmente
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Putin reagisce alle esternazioni del capo sempre più popolare della Wagner contro esercito e burocrazia; ora le notizie sui mercenari saranno considerate fake punibili penalmente
Evegenij Prigozhin, il fondatore dell’esercito privato russo “Wagner”, ha cessato da tempo di essere un personaggio misterioso, almeno per gli addetti ai lavori. Definito dalla stampa americana il “cuoco di Putin”, un lustro fa, quando iniziò ad emergere non solo come proprietario di una catena di ristoranti ma anche l’animatore di quella che è ormai la compagnia di contractor più famosa del mondo, ha ormai da tempo un ruolo politico centrale non solo nella guerra in Ucraina ma nello stesso scacchiere politico interno di Mosca. E i piatti che propone sono sempre più piccanti anche per il Presidente russo.
Classe 1961, calvo, fisicamente massiccio, poco aduso ai convenevoli, in era sovietica aveva passato 9 anni nelle patrie galere perché coinvolto in alcuni racket criminali. La sua stella iniziò a brillare una decina di anni fa, quando Putin, con gli interventi in Siria, nel Donbas, oltre che in Libia e nella Repubblica Centroafricana, decise di tornare in grande stile scena internazionale. La Federazione Russa – che formalmente non riconosce la possibilità che esistano milizie private sul suo territorio – si trovò poi a fronteggiare la crisi della scorsa estate, quando non fu più in grado di tenere il fronte ucraino e dovette varare un vasto reclutamento di mercenari.
Il 14 settembre, poco prima dell’inizio della “mobilitazione parziale”, Prigozhin apparve su un canale Telegram in cui in una prigione russa reclutava alla luce del sole uomini per il fronte. Dopo che il video fece il giro del mondo in poche ore, fu lo stesso Prigozhin ad ammettere cinicamente che il suo reclutamento come “carne da cannone”: “o loro o i vostri figli”, disse ai russi anche se poi ciò non impedì che la “mobilitazione parziale” venisse promulgata nel giro di sette giorni.
Da allora le esternazioni di Prigozhin sono diventate sempre più frequenti, fino alla creazione di un canale in proprio del Telegram ufficiale, su cui il capo della Wagner fa dichiarazioni a tambur battente (ormai fino a 10 al giorno) in cui attacca apertamente il Ministro della Difesa, lo Stato Maggiore e tutta quella che egli definisce la “burocrazia moscovita” che impedirebbero di sviluppare la politica di profonda “denazificazione” in Ucraina, come annunciato nella fase iniziale dell’attacco russo.
Un inciso: quando Prigozhin parla di “burocrazia”, non intende qualcosa di “trotzkista”, una élite politico-sociale posticcia, ma dà voce a quell’avversione tipica del populismo di destra “trumpiano” per gli apparati amministrativi codardi, inetti e corrotti che finisce per coinvolgere, volenti o nolenti, lo stesso Vladimir Putin. Si tratta di una comunicazione che trova ascolto e seguaci in modo crescente, in un’opinione pubblica russa sempre più disorientata e che conosce in prima persona i mali che affliggono il Paese.
Prigozhin parla alla Russia profonda e alla sua pancia. Qualche giorno fa è arrivato a sostenere che se “non si cambia ci sarà un nuovo 1917”. Si tratta di un messaggio tutto politico, che tra l’altro parla anche – in parte – alla società ucraina.
“Siamo entrati in Ucraina da maleducati, abbiamo marciato per tutto il paese alla ricerca dei nazisti. Mentre cercavamo i nazisti, abbiamo rotto il cazzo a tutti quelli che potevamo. Ci siamo avvicinati a Kiev – lo dico in russo, ci siamo cacati addosso e ci siamo allontanati… L’Operazione militare speciale è stata attuata per la “denazificazione”, invece abbiamo fatto dell’Ucraina una nazione conosciuta in tutto il mondo, loro sono come i greci o i romani dei tempi migliori. Quanto alla “smilitarizzazione”: se all’inizio dell’operazione speciale loro avevano circa 500 carri armati, ora ne hanno cinquemila. Se prima in ventimila sapevano combattere, ora ve ne sono quattrocentomila. Come l’abbiamo smilitarizzata, l’Ucraina? Ora si scopre che noi, al contrario, chi cacchio sa come, abbiamo militarizzato l’Ucraina”.
Il “cuoco” ora si è trasformato anche in un piccolo Lenin che tra l’altro torna a minacciare di lasciare Bakhmut – dopo averla conquistata – in mano ucraina già nei primi giorni di giugno. Che al Cremlino ormai con lui la misura sia colma è divenuto persino ufficiale: sabato l’Ufficio Informazione del Ministero della Difesa ha annunciato che ogni divulgazione di notizie legate a Prighozin o alla Wagner verranno considerate “fake” e derubricate a reato penale in “quanto discredito delle Forze Armate”.
Lo scontro tra i due eserciti russi – che comunque sono ormai anche vere e proprie fazioni politiche – è ormai totale. E nessuno ne uscirà illeso.
Yurii Colombo è corrispondente da Mosca
Nell’immagine: un fotogramma dal video di inizio maggio in cui Prigozhin attacca la leadership militare russa
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