Tina Turner, la regina del rock & roll
Un ricordo e un ritratto della grande cantante scomparsa mercoledì a Küsnacht, nel canton Zurigo
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Un ricordo e un ritratto della grande cantante scomparsa mercoledì a Küsnacht, nel canton Zurigo
Di Elisa, pubblicato su Facebook
Grande Tina, ricordo sempre la tua dolcezza.
Con me sei stata gentile e professionale e da subito ho letto nei tuoi occhi un profondo orgoglio e rispetto per me che ero una giovane compositrice e produttrice che si era imbattuta nel miracolo di incontrarti ed essere in uno studio con te.
In quella giornata a Zurigo, davanti al lago, eri come una fata del rock’n’roll. Con le tue ballerine tigrate ai piedi e le tue gambe sempre bellissime fasciate nei fuseaux neri lucidi.
Hai cantato la canzone che avevo scritto per noi, in mezz’ora avevi finito. Umile come pochi. Una forza della natura, nessun autotune e nessun effetto. Tu e la tua aura.
Accendevi ogni parola e ogni nota, le infiammavi. Come una leonessa. Una forza gentile, però. Saggia. Materna. Una protettrice.
Io ero poco conosciuta all’estero, non avevo nessun team di discografici e manager internazionali a sponsorizzarmi, e avevo appena fatto un disco prodotto da Glen Ballard, ma in cui per l’ennesima volta non ero scesa a nessun compromesso e avevo fatto quello che sentivo e basta, affrontandone le conseguenze nel bene e nel male come sempre.
Caterina aveva fatto in modo che ti arrivasse il mio demo.
Tu eri lì perché ti era piaciuta la canzone, e credevi in quel progetto. Il nostro duetto è nato in totale libertà artistica. Mi hai detto che eri felice di vedere giovani donne come me scriversi le canzoni e arrangiarsele e prodursele da sole. Mi hai detto che era un passo in avanti, che quando eri giovane tu, questo non esisteva perché era tutto in mano agli uomini.
Ci sono tanti tipi di violenza, e tutti lasciano dei segni.
Ma anche la gentilezza, la dolcezza, accompagnate dalla determinazione, lasciano un’eredità. Lasciano un bene.
Tu lasci un bene grande.
Grazie per aver creduto in me.
Grazie per la gentilezza e la dolcezza.
TVB per sempre.
R.I.P.
Eli
Il video di “Teach me again”, scritto e cantato da Elisa con Tina Turner per il film “All the invisible children” (2006)
Di Brittanx Spanos e David Browne, Rolling Stone.com
“Tina Turner, la ‘Regina del Rock & Roll’, si è spenta serenamente oggi all’età di 83 anni dopo una lunga malattia nella sua casa di Küsnacht, vicino a Zurigo, in Svizzera”, ha dichiarato la sua famiglia in un comunicato di mercoledì. “Con lei, il mondo perde una leggenda della musica e un modello di comportamento”. La causa del decesso non è stata resa nota immediatamente, anche se negli ultimi anni la Turner aveva avuto un ictus e aveva lottato contro un’insufficienza renale e un cancro all’intestino.
Sin dalle sue prime esibizioni con l’ex marito Ike, la Turner ha iniettato nel pop tutta l’energia di una presenza scenica dirompente e vulcanica. La sua influenza sul canto e sulla performance rock, R&B e soul è stata incommensurabile. La sua voce ha influenzato tutti, da Mick Jagger a Mary J. Blige, e la sua presenza scenica (condita da una serie di parrucche che sfidano la gravità) è stata raccolta da personaggi come Janet Jackson e Beyoncé. Il messaggio della Turner, che ha risuonato in generazioni di donne, era in sostanza che in quanto artista donna poteva tenere testa sul palco a qualsiasi uomo.
È un’eredità intimamente legata alle tristi vicende private della cantante che nel periodo trascorso con Ike, bandleader e chitarrista esigente e spesso drogato, il marito -padrone che spesso la picchiava e la umiliava. La sua successiva rinascita, a partire dal popolarissimo disco Private Dancer, vincitore di un Grammy nel 1984, l’ha resa un simbolo di sopravvivenza e rinnovamento.
Nata col nome di Anne Mae Bullock il 26 novembre 1939, la Turner è cresciuta a Nutbush, Tennessee, un’area rurale e non inclusa nella contea di Haywood, di cui parla nella sua canzone “Nutbush City Limits”. Secondo la Turner, la sua famiglia era composta da “agricoltori benestanti” che vivevano bene grazie alla mezzadria. Tuttavia, insieme alla sorella maggiore Ruby Aillene ha dovuto affrontare il problema dell’abbandono quando i genitori sono partiti per lavorare altrove.
“Mia madre e mio padre non si amavano, quindi litigavano sempre”, ha ricordato la Turner in un’intervista a Rolling Stone del 1986. La madre se ne andò per la prima volta quando Tina aveva 10 anni, decisa a voler vivere a St. Louis; il padre se ne andò tre anni dopo. La Turner si trasferì a Brownsville, nel Tennessee, per vivere con la nonna.
Dopo la scuola superiore, iniziò a lavorare come assistente infermiera nella speranza di accedere presto a quella professione. Spesso Tina e sua sorella si recavano nei locali notturni di St. Louis e East St. Louis, ed è in uno di quei locali che vide per la prima volta Ike Turner esibirsi come bandleader dei Kings of Rhythm. La diciottenne si innamorò del chitarrista di otto anni più grande e della musica del suo gruppo. Una sera, il batterista passò il microfono a Turner mentre lei era tra il pubblico. Ike invitò Tina a diventare la vocalist ospite del gruppo e la istruì sul controllo della voce e sulla qualità dell’esibizione. Con il nome di “Little Ann”, canta insieme a Carlson Oliver in “Box Top” di Ike Turner, la sua prima registrazione in studio.
Nel 1958, lo stesso anno in cui esce “Box Top”, la Turner dà alla luce il suo primo figlio, Raymond Craig, con Raymond Hill, sassofonista dei Kings of Rhythm. Poco dopo, Tina si trasferisce da Ike per aiutare a crescere i due figli del musicista, dopo la rottura con la madre. Ne seguì una relazione di anni fatti di luci e cdi ombre, anche se nel 1984 la Turner dichiarò a RS di non essere stata inizialmente attratta da lui: “Mi piaceva come fratello”, ha detto. “Non volevo una relazione. Ma è cresciuto con me”. Ispirata dal serial cinematografico Sheena, Queen of the Jungle, la Turner cambiò il suo nome d’arte su richiesta di Ike.
Nel 1960, Ike e Tina Turner pubblicano il loro singolo di debutto, “A Fool in Love”. Il successo fu immediato e raggiunse la Top 30 della Billboard Hot 100. L’anno successivo pubblicarono un altro singolo di successo, “It’s Gonna Work Out Fine”, che portò alla loro prima nomination ai Grammy per la migliore performance rock and roll. L’Ike and Tina Turner Revue si impegnò in un rigoroso programma di tournée nell’ambito del circuito chitlin all’inizio degli anni Sessanta e si fece notare per la qualità del suo spettacolo e per il numeroso pubblico che riuscì ad attirare negli stati del Sud.
“Il successo e la paura andavano quasi di pari passo”, ha raccontato la Turner a RS, sottolineando in particolare la paura di Ike di perderla dopo “A Fool in Love”. Ike continuava ad andare a letto con altre donne, Tina ne era consapevole e sapeva bene che le sue canzoni parlavano spesso delle sue relazioni sessuali. A un certo punto si rifiutò di proseguire un tour e cantare le sue canzoni; la prima volta che lo fece, lui iniziò a picchiarla. La prima di una lunga serie di violenze. Eppure Tina rimase a lungo con lui: “Mi sentivo molto fedele a Ike e non volevo ferirlo”, ha detto a RS nel 1984. “Sapevo che se me ne fossi andata non ci sarebbe stato nessuno a cantare accanto a lui, quindi ero presa dal senso di colpa. Voglio dire, a volte, dopo che mi aveva picchiato, finivo per dispiacermi per lui. Me ne stavo seduta lì tutto ammaccata e lacerata e mi dispiaceva per lui. Mi ha solo… fatto il lavaggio del cervello? Sì, forse mi aveva fatto il lavaggio del cervello”. I due si sposarono nel 1962 a Tijuana; era il sesto matrimonio di Ike.
Nel 1966, i Turner parteciparono a un programma televisivo rock ormai leggendario, The TNT Show, il cui direttore musicale era il produttore Phil Spector. Dopo aver scritturato il duo per la sua etichetta, Spector produsse quello che considerava il suo capolavoro, “River Deep – Mountain High”, sottoponendo Tina a innumerevoli prove vocali. La canzone non fu un successo come molti pensavano, ma aprì altre porte a Ike e Tina.
Nel 1969, furono il gruppo di supporto dei Rolling Stones durante il tour statunitense della band, poi ottennero un successo di massa con una cover di “Proud Mary” dei Creedence Clearwater Revival che, grazie a Tina, passò da scintillante a infuocata; vinse un Grammy per la migliore performance vocale R&B di un gruppo. (“Ho amato la sua versione”, ha detto John Fogerty dei CCR in una dichiarazione. “Era diversa e fantastica”). Nel 1975, Tina apparve come Acid Queen nella grandiosa versione cinematografica di Ken Russell di Tommy degli Who.
In mezzo a tutto questo, però, il matrimonio dei Turner cominciò a disfarsi, mentre Ike diventava sempre più violento e dipendente dalla cocaina. Tina aveva già tentato di lasciarlo più volte e nel 1968 era giunta ad un tal grado di disperazione da tentare il suicidio. Dopo quello che avrebbe definito “un ultimo atto di vera violenza”, Tina fuggì – letteralmente – in un Ramada Inn di Dallas, dove la coppia si stava esibendo, e chiese alla sua amica, l’attrice Ann-Margret, un biglietto aereo per Los Angeles. A quel punto non tornò più indietro, nonostante tutti i tentativi di Ike: i due dovorziano nel 1976.
“Non sapevo nemmeno come procurarmi i soldi”, disse in seguito. “Ike non pensava che sarei riuscita a trovare una casa, ma ci sono riuscita. Mi mandò i bambini e i soldi per il primo affitto, perché pensava che poi saresi stata costretta a tornare da lui. La prima notte dormimmo sul pavimento. Ho affittato dei mobili e le prime stoviglie”.
Tina Turner ha anche riconosciuto che la forza di andarsene le è venuta anche grazie alla sua adesione alla pratica del buddismo. “Non ho mai smesso di pregare… era il mio strumento”, ha detto a Rolling Stone nel 1986. “Psicologicamente, mi stavo proteggendo, ed è per questo che non ho fatto uso di droghe e non ho bevuto. Dovevo mantenere il controllo. Così ho continuato a cercare, spiritualmente, la risposta”.
Nonostante la sua voce inconfondibile e i risultati musicali ottenuti con l’ex marito, la Turner ha faticato ad affermarsi come artista solista. I suoi primi dischi da solista, a partire da Tina Turns the Country On! del 1974, che precedeva la rottura, non riuscirono ad ottenere alcun successo.
Per mantenere la propria presenza in un contesto che sembrava non voler avere più nulla a che fare con lei, si esibì in scialbi concerti lounge e apparve in spettacoli di varietà e giochi a premi come Hollywood Squares. In una storia scioccante raccontata in un recente documentario biografico, rivelò come un tentativo di ottenere un nuovo contratto discografico negli anni Ottanta è quasi crollato quando un dirigente dell’azienda si era rivolto a lei con un epiteto razzista.
Il ritorno in scena della Turner inizia nel 1982, quando gli Heaven 17, il gruppo synth-pop britannico, la reclutano per un remake di “Ball of Confusion” dei Temptations. La canzone portò a un nuovo contratto discografico con la casa discografica Capitol. Il manager Roger Davies, le suggerì di incidere, insieme a Martyn Ware degli Heaven 17, un remake di “Let’s Stay Together” di Al Green, che raggiunse la Top 30 negli Stati Uniti. Grazie a questo, e al sostegno dell’amico David Bowie, la Turner iniziò a registrare in studio i brani del disco Private Dancer.
Rifiutandosi di suonare nel vecchio stile per adattare invece gli arrangiamenti a sonorità più moderne e mettendo in risalto una volcalità che appariva totalmente nuova, con Private Dancer fece si affermò in una veste notevolmente aggiornata e rinnovata, con le sue parrucche, i tacchi a spillo e le calze a rete perfette per MTV, l’ideale per rovolgersi a un pubblico nuovo e più giovane. “What’s Love Got to Do with It” si aggiudicò tre Grammy (tra cui “Disco dell’anno” e “Miglior esibizione pop femminile”).
Il trionfo di Private Dancer fu solo l’inizio del rilancio della Turner nella cultura pop. L’anno successivo, recitò nel ruolo della cattiva Zia Entity al fianco di Mel Gibson in “Mad Max Beyond Thunderdome” – che includeva un altro successo, “We Don’t Need Another Hero ” – partecipò alla sessione all-star “We Are the World” e comandò il palco del Live Aid al fianco di Mick Jagger. (Grazie a tutto questo, scrisse in seguito, “ebbi abbastanza soldi per pagare tutti i debiti che avevo”. Nel 1986 viene pubblicato il suo primo libro di memorie, I, Tina, scritto insieme allo scrittore Kurt Loder, che è diventato un bestseller. “One of the Living”, un’altra canzone da lei incisa per il film Mad Max, vinse un Grammy come miglior performance rock femminile nel 1985.
La Turner aveva parlato per la prima volta del suo travagliato matrimonio con Ike in un’intervista rilasciata alla rivista People nel 1981, ma con I, Tina ha deciso di rivelare molto di più di quel suo triste e travagliato rapporto, e di non nascondere quando aveva subito per anni. Il libro è cosî diventato non solo un bestseller di memorie – che, probabilmente, ha stabilito il modello per altre rockstar che hanno scritto che hanno poi pubblicato libri sulla propria vita – ma anche un libro che ha dato speranza alle vittime di abusi domestici; insomma, TinaTurner ha contribuito in maniera decisiva a far sì che la violenza domestica fosse affrontata nella cultura in generale.
“Non voglio dipendere da un uomo che mi dà dei soldi”, disse a RS nel 1986. “Non voglio più avere paura. Pensavo di dovermi sposare per ottenere le cose che volevo nella vita. Quando ho capito che potevo ottenerle da sola, da sola, ho iniziato a provare piacere. Non dovendo dipendere da un uomo ho capito che con un uomo accanto, un giorno, avrei forse semplicemente potuto condividere l’amore”.
Il 1989 è l’anno di un altro album multiplatino, Foreign Affair, e con esso un altro grande successo, un’interpretazione di “The Best” di Bonnie Tyler. Per la Turner, il decennio successivo è stato un’ulteriore conferma della sua carriera. I, Tina è diventato un film del 1993, “What’s Love Got to Do with It”, con Angela Bassett nel ruolo principale e Laurence Fishburne nel ruolo di Ike. “I Don’t Wanna Fight”, una nuova canzone inclusa nella colonna sonora del film, divenne l’ultimo successo Top 10 della Turner.
La Bassett, che ha ricevuto una nomination all’Oscar come miglior attrice per la sua interpretazione della Turner, ha dichiarato in un comunicato dopo la morte della cantante: “Come dire addio a una donna che ha accettato il suo dolore e il suo trauma e lo ha usato come mezzo per aiutare a cambiare il mondo? Grazie al coraggio con cui ha raccontato la sua storia, al suo impegno a mantenere la rotta nella sua vita, a prescindere dai sacrifici, e alla sua determinazione a ritagliarsi uno spazio nel rock and roll per se stessa e per gli altri che le assomigliano, Tina Turner ha mostrato agli altri che vivevano nella paura come dovrebbe essere un bel futuro pieno di amore, comprensione e libertà”.
Nel 1999, la Turner ha pubblicato quello che sarebbe stato il suo ultimo album, “Twenty Four Seven”, in parte prodotto dallo stesso team che ha lavorato a “Believe” di Cher. L’album non ottenne il successo commerciale dei dischi che lo avevano preceduto, ma i riconoscimenti e i premi continuarono a piovere. Nel 2005 la Turner, insieme a Tony Bennett, Robert Redford e altri, è stata insignita dell’onorificenza del Kennedy Center dall’allora presidente George W. Bush; Beyoncé ha celebrato la Turner con un’interpretazione di “Proud Mary”.
Tra il 2008 e il 2009 ha intrapreso un tour per il 50° anniversario. Tina, un musical basato sulla sua vita, ha debuttato a Londra nel 2018 e a Broadway l’anno successivo. Adrienne Warren, nel ruolo della protagonista, ha vinto un Tony nel 2020 per la migliore interpretazione di un’attrice protagonista in un musical.
Come la stessa Turner dirà in seguito, però, la continua narrazione della storia della sua vita e del periodo trascorso con Ike – in film, musical e documentari – ha avuto un prezzo. Per quanto i suoi problemi abbiano ispirato altri, lei ha dovuto costantemente riviverli e le è stato sempre chiesto di Ike, anche dopo la sua morte nel 2007. “Mi ha fatto iniziare e all’inizio è stato buono con me”, ha detto nel documentario Tina. “Quindi ho dei buoni pensieri per lui. Forse è stata una buona cosa averlo incontrato. Questo non lo so”.
Nel 1986, Tina incontra il produttore musicale tedesco Erwin Bach; i due, a poco a poco, diventano una coppia. Insieme hanno vissuto in Germania prima di trasferirsi in Svizzera. Tre settimane dopo il loro matrimonio, nel 2013, Tina è vittima di un ictus; ripresasi, scopre poi di aver sviluppato un cancro all’intestino. Guarita, deve di nuovo far fronte a gravi problemi di salute: le viene diagnosticata una insufficienza renale ed il marito le dona un proprio rene per il trapianto, che avviene nel 2017.
“Mi chiedevo se qualcuno avrebbe mai pensato che la donazione di Erwin fosse in qualche modo transazionale”, ha scritto nel 2018 nel suo libro di memorie My Love Story. “Incredibilmente, considerando quanto tempo eravamo stati insieme, c’erano ancora persone che ritenevano che Erwin mi avesse sposato per i miei soldi e la mia fama”.
“Tina era una forza della natura unica e straordinaria, con la sua forza, la sua incredibile energia e il suo immenso talento”, ha dichiarato Roger Davies, manager di lunga data della Turner, in una intervista concessa a Rolling Stone. “Dal primo giorno in cui l’ho incontrata nel 1980 ha creduto completamente in se stessa quando pochi altri. È stato un privilegio e un onore essere stato un caro amico e il suo manager per più di 30 anni. Mi mancherà profondamente”.
Riflettendo sul suo modo di entrare in contatto con il pubblico, nel 1986 la Turner disse a RS: “Le mie canzoni sono un po’ della vita di tutti quelli che mi guardano. Devi cantare ciò a cui possono riferirsi. E là fuori ci sono delle persone violente. Il mondo non è perfetto. E tutto questo sta dentro le mie canzoni ed il mio modo di stare sul palco ed eseguirle”.
Traduzione e adattamento a cura della redazione
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