Tutto o tanto del Moretti che conta
A proposito de “Il sol dell’avvenire” l’ultimo film di Nanni Moretti, acclamato a Cannes con tredici minuti di standing ovation
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A proposito de “Il sol dell’avvenire” l’ultimo film di Nanni Moretti, acclamato a Cannes con tredici minuti di standing ovation
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A proposito de “Il sol dell’avvenire” l’ultimo film di Nanni Moretti, acclamato a Cannes con tredici minuti di standing ovation
Indiscutibilmente è autoreferenziale “Il Sol dell’Avvenire”. Il nuovo film dell’attore e regista romano sembra infatti un “greatest hits” poiché contiene citazioni dei suoi film precedenti e dei “clichés” morettiani – dalla coperta di “Sogni d’oro” all’importanza delle parole, passando dal ritrovamento di cartoni di pizza, dal giro per Roma (stavolta di notte e in monopattino), da una danza di gruppo con girotondi individuali (riecheggianti il musical del “pasticciere trotzkista” di “Caro diario” e “Aprile”), arrivando fino alle canzoni cantate in macchina. Magari ci sono altri richiami che mi sono sfuggiti…
Naturalmente non mancano l’amore per il cinema e soprattutto il tema della fede politica, col protagonista principale uomo di sinistra in crisi, e nella sorprendente scena finale compaiono alcuni degli attori che hanno interpretato le altre pellicole di Nanni.
Il lungometraggio racchiude insomma tutto o tanto del Moretti che conta, e se molti fan sfegatati lo ameranno, tanti noteranno al tempo stesso lo sguardo di un uomo che vede il proprio passato con qualche rimpianto. D’altra parte Nanni ha quasi 70 anni, un’età che può portare ad un atteggiamento nostalgico.
Eppure “Il Sol dell’Avvenire” riesce ad essere contemporaneamente di grande attualità. In fondo mostra un artista coerente con se stesso; riafferma ciò che ha sempre sostenuto, gli ideali che lo hanno accompagnato per tutta la vita (l’utopia di una sinistra alla base di una società veramente diversa, egualitaria). I propri “tic”, i temi e i “clichés” di cui si diceva sono un modo per giocarci, ribadendo però che crede tuttora in una certa visione del mondo, alla fine in una speranza. E la Storia, come dice, si può fare anche coi “se” e i “ma”!
La pellicola di Moretti propone un film nel film. Il suo personaggio di Giovanni è un regista che sta girando una storia ambientata nel 1956, quando in un quartiere romano giunge un circo magiaro. Nei giorni della permanenza in Italia degli artisti circensi avviene però la repressione sovietica dell’Ungheria: un fatto che sconvolge i militanti (la base) del PCI, che comprendono poco a poco che resta il socialismo la vera via da seguire (quel socialismo mai veramente realizzato a cui lo stesso Nanni Moretti ambisce) e non il comunismo dittatoriale dell’URSS. Nella vita “vera” Giovanni sta inoltre attraversando difficoltà con la moglie (a sua volta produttrice cinematografica) che vuole lasciarlo, mentre Netflix e distributori coreani paiono i soli partner a cui doversi affidare per lavorare.
La guerra attuale in Ucraina, che divide la sinistra italiana in sostenitori di aiuti militari e in oppositori, pare sovrapporsi a ciò che vediamo sullo schermo e crea un parallelo con la percezione e l’impatto, nel “Sol dell’Avvenire”, dei fatti del ’56 in Ungheria.
Moretti ribadisce, anche in questa sua opera, di essere un artista che con coraggio e onestà intellettuale porta avanti gli obiettivi per cui si è sempre battuto. La bellezza del film sta proprio nel permettere allo spettatore di leggerlo in una duplice prospettiva, sul piano dell’evocazione malinconica ma anche su quello della proiezione al futuro. Come per la vita.
Il trailer del film
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