L’occupazione di un giorno di festa
La Festa nazionale trasformata in un’occasione d’oro per lanciare la campagna elettorale della destra
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La Festa nazionale trasformata in un’occasione d’oro per lanciare la campagna elettorale della destra
• – Enrico Lombardi
• – Franco Cavani
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• – Aldo Sofia
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Gli abitanti del Nagorno-Karabakh non hanno medicine, cibo, carburante: sono sull'orlo di un disastro umanitario
• – Redazione
La Festa nazionale trasformata in un’occasione d’oro per lanciare la campagna elettorale della destra
“Libero?”.
“No, occupato”.
È capitato a tutti di chiedere o di rispondere. Per un posto sul bus o sul treno. Davanti alla toilette. Da ieri, in modo netto ed inequivocabile la domanda e la risposta paiono del tutto lecite anche per quanto riguarda il Primo Agosto, pomposamente evocato come giorno del Natale della Patria.
Proprio ieri, in questa sede, un articolo della NZZ a firma Marc Tribelhorn ricordava come la data del Primo Agosto sia una scelta convenzionale, stabilita nel 1891 per attestare le origini del nostro Paese dentro un antico documento recuperato ad arte per accontentare una parte politica che la guerra civile del 1848 aveva visto chiaramente sconfitta. I liberali, insomma, volevano e dovevano “recuperare alla causa” i cattolici-conservatori e così è stato, con il recupero del mito fondatore nella cattolicissima Svizzera centrale, per la definizione di un quadro statale che dovesse essere “inclusivo” rispetto alle minoranze.
È quanto poi faticosamente successo, nei decenni, verso altre e diverse componenti sociali, progressivamente “incluse” nel quadro della vita politica nazionale (e le donne sanno bene con quanta fatica!). Insomma, magari con ritardo rispetto ad altre realtà europee, il riconoscimento dei diritti dentro l’ambito di un ordinamento democratico ha portato la Svizzera ad essere quella che è, ancora e sempre sulla base di una Costituzione che, per quanto aggiornabile e continuamente discussa, anche dopo 175 anni rimane uno strumento di enorme valore e significato.
La festa del Primo Agosto, al netto del suo più o meno sentito valore simbolico e della retorica di circostanza che ne contraddistingue le tante allocuzioni, è stata finora l’occasione per ritrovare esposti, in un modo o nell’altro, proprio i principi fondanti della nostra particolare “Willensnation”, in cui prima o poi emergono i temi della coesione e della solidarietà nazionale: fra cantoni, fra regioni, fra strati sociali. Principi che si applicano ad una realtà di fatto come quella dell’immigrazione, per esempio, e che fanno sì che la Svizzera sia con il Lussemburgo, il Paese a maggior percentuale di residenti di origine straniera. Un grande attestato di capacità di integrazione, come vuole, del resto, il dettato della Costituzione.
Una festa “aperta”, insomma, per chi voglia crederci e per chi no. Libera, potremmo dire. Ma non quest’anno. No, quest’anno il Primo Agosto, almeno al Sud delle Alpi, è stato pesantemente occupato (okkupato, leggeremmo sul loro foglio prediletto) dall’establishment di destra che in nome di un curioso principio di samaritanismo verso questa propaggine meridionale di Svizzera, si è sentito in dovere di correre in nostro soccorso, per non lasciarci soli. Sono, del resto, le parole del Consigliere Federale Albert Rösti, paracadutato sulla Swissminiatur di Melide per intervenire da par suo ai festeggiamenti organizzati dall’Udc in corpore.
In un contesto davvero singolare come quello del parco in miniatura di Melide, dove diventa un gigante anche Alain Bühler con la sua maglietta rossocrociata e la scritta “Veni, vidi, Schwiizi”, la celebrazione della festa nazionale è diventata palesemente la vetrina elettorale del partito e dei suoi personaggi “di spicco” (si fa per dire) che hanno introdotto l’allocuzione di Rösti: dallo stesso Bühler (in un’ improponibile esecuzione vocale del salmo) al presidente cantonale Piero Marchesi fino al presidente nazionale Marco Chiesa. Ne ha dato conto in streaming la sedicente Webtv “La4 ticinoweb”di Taverne-Bedano, emittente senza programmazione, che diffonde Russia Today ed è vicina ai negazionisti del “Coordinamento 15 ottobre”. Tutti a parlar di elezioni, di seggi da riconquistare, di fiducia da dare all’Udc come partito “della gente che alla mattina si alza per andare a lavorare” (ma tu guarda) e che non ne vuole sapere di immigrazione e di Europa. Il partito degli svizzeri “veri”, eh certo, quelli contro ogni apertura.
Ma c’è di più: la campagna elettorale del Primo Agosto già era stata preparata da una serie di inserzioni pubblicitarie pubblicate dai giornali il 31 luglio, dove ancor meglio e di più si sono profilati i “nemici” che ogni vero svizzero deve combattere: i proibizionisti rosso-verdi, quelli delle tasse e dei balzelli, e chi se no. Quelli evocati (figurarsi) anche a Faido, dove pure il Primo Agosto è diventato il giorno della presentazione della lista dei candidati della Lega per le federali. Anche qui un raduno (intorno al pasto offerto) dei “veri” ticinesi, all’ombra di una statuaria quanto contrita bionda Elvezia con tanto di scudo rossocrociato: quelli, per dirla con la solita tiritera inventata di Quadri, che si battono contro la “maggioranza di centro sinistra in Svizzera”. Quelli, per dirla, ancora, con Gobbi, che credono nella Lega come unico partito che non dipende da una “centrale svizzera”, insomma, un partito “non normale” (e qui c’è da crederci).
Se poi si pensa che a San Vittore anche il Grigioni italiano ha avuto la sua bella full immersion populista con la calata (all’ex-aeroporto militare, dove se no) del pezzo da novanta Magdalena Martullo Blocher, dobbiamo proprio concludere che per altri non c’è posto, in questa giornata non più della coesione e della solidarietà, ma della contrapposizione tra chi è “vero” e persegue la verità e chi no, stranieri ed eco-catastrofisti (rossissimi) in primis.
E allora, tornando al citato articolo della NZZ e alle considerazioni sul dibattito parlamentare per l’introduzione di una seconda giornata di festa nazionale, il 12 settembre (firma della Costituzione) viene un po’ da ripensarci: forse, visto che ormai il Primo Agosto è occupato, lasciamolo ai trastulli di questa destra farneticante, in nome del rispetto dei diritti di opinione di ciascuno.
Quel rispetto tanto spesso disatteso da questi oratori da oratorio, che è sancito appunto il 12 settembre 1848 e a cui gli svizzeri tutti, “veri” o no, dovrebbero sempre far riferimento. Anche, e forse ancor più, il Primo Agosto.
Nell’immagine: un fotogramma dal servizio de Il quotidiano (RSI)
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