Grazie, giovane donna che hai avuto il coraggio di denunciare
Una recente condanna fa riemergere antiche ferite
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Una recente condanna fa riemergere antiche ferite
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È notte fonda. Ripenso alla sentenza pronunciata ieri mattina dalla Corte di Appello e di Revisione penale che ha riconosciuto i reati per l’ex funzionario del DSS di coazione e violenza carnale ai danni della vittima.
Non riesco a dormire. Forse neppure la giovane donna che ha avuto il coraggio di denunciare. Forse neppure le molte donne che nel corso della propria vita hanno subito una delle molte forme di violenza di genere. Una donna su tre, si stima.
Turbinano ricordi dell’adolescente turbolenta ed esuberante che ero. 14 anni. Scoprivo il mio corpo che si trasformava, e con esso lo sguardo degli uomini. Le canzoni cantate a squarciagola parlavano di amore e passione. A scuola arriva un giovane docente e metà di noi ragazze è cotta di lui. Piacergli sembra la nostra missione. I complimenti rubati lusingano il nostro ego traballante e, anche se non ricordo con chiarezza le circostanze, un mercoledì pomeriggio assolato vado a trovarlo perché malato.
Mi apre, è in accappatoio. Poi mi sorprendo a trovarmi in camera sua. Si infila nel letto, è nudo. Sono impietrita. Mi fa avvicinare, mi spoglia e mi mostra il suo pene in erezione a cui avvicina la mia testa, invitandomi ad aprire la bocca. Eiacula subito. Vado in bagno, sputo. Lui mi accarezza la testa dicendomi che non c’è niente di male. Mi vesto veloce e esco.
La cotta per quell’uomo è passata all’istante. Non racconto a nessuno di quel pomeriggio. La pancia mi dice che c’è qualcosa di sbagliato in quello che è successo. Ma non so spiegare cosa. Ho archiviato l’episodio nella cartella mentale “esperienze sbagliate da dimenticare” ma quanto successo si chiama abuso sessuale, abuso di potere. Anni dopo, leggendo testimonianze di molestie, abusi e stupri, capisco che è la vergogna a segnare quel silenzio.
Già sentirsi lusingata da un suo complimento mi rendeva colpevole ai miei stessi occhi. Avevo interiorizzato l’idea che “me l’ero cercata”. Presto ho capito come evitare quella tipologia maschile, ne avvertivo quasi l’odore di predatore, affascinante narcisista manipolatore che in fondo, contrariamente a quanto dichiara, disprezza le donne e se non può usarle per il proprio piacere e interesse le umilia. Il piacere sessuale è un’altra cosa e può essere condiviso solo quando c’è consenso. La passione non è sopraffazione.
È questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli, come madri, come padri, come scuola, come società.
Grazie, giovane donna che hai rotto il silenzio. Sei stata ascoltata, sei stata questa volta creduta. Non te l’ho detto subito, perché avevo bisogno anch’io, dopo tanti, tanti anni, di non provare più vergogna.
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