I Simpson diventano una famiglia di deportati ebrei
Davanti al Binario 21 di Milano il murale per il Giorno della Memoria
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Davanti al Binario 21 di Milano il murale per il Giorno della Memoria
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Davanti al Binario 21 di Milano il murale per il Giorno della Memoria
Di Lucia Landoni, La Repubblica.it
I Simpson ritratti nei panni di una famiglia ebrea di deportati, prima con la stella gialla appuntata sul cappotto per essere ben distinguibili a prima vista dagli “ariani” e poi con le divise a righe che i prigionieri erano costretti a indossare nei campi di concentramento e di sterminio nazisti: sono le opere dello street artist aleXsandro Palombo apparse all’esterno del Memoriale della Shoah al Binario 21 della stazione Centrale di Milano, in via Ferrante Aporti. Palombo ha scelto i personaggi inventati da Matt Groening come protagonisti dei due murales “Binario 21. I Simpson deportati ad Auschwitz”, collocati ai due lati dell’ingresso del Memoriale in occasione della Giornata della memoria del 27 gennaio.
“Queste opere sono un inciampo visivo che ci costringono a vedere quello che non vediamo più – spiega l’artista, che già in passato aveva messo i Simpson in relazione al tema dell’Olocausto nel suo progetto ‘Never again’ – Le cose più terribili possono diventare realtà e l’arte ha il dovere di ricordarle perché è un potente antidoto ai rischi dell’oblio”. Proprio dal Binario 21 partivano infatti i treni che condussero centinaia e centinaia di ebrei nei campi di concentramento di Auschwitz – Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Flossenbürg, Ravensbrück, Fossoli e Bolzano.
Nei murales Homer, Marge e i figli Bart, Lisa e Maggie vengono raffigurati prima e dopo la deportazione: se nella prima opera le loro espressioni si limitano a tradire la preoccupazione per il futuro, nella seconda i Simpson appaiono chiaramente sofferenti, emaciati e scheletrici, ma soprattutto privati della dignità da parte dei loro aguzzini. Attingendo come sua abitudine dalla cultura pop e utilizzando il linguaggio dei cartoon, aleXsandro Palombo si rivolge in particolare ai più giovani: “Bisogna trasmettere senza filtri l’orrore del genocidio ebreo alle nuove generazioni per proteggere l’umanità da altri orrori come la Shoah” sottolinea lo street artist. “A volte le parole non sono sufficienti per raccontare gli orrori dell’Olocausto” scriveva l’anno scorso sulla sua pagina Instagram, postando un’altra sua opera in cui i Simpson si trovano fuori dall’ingresso di Auschwitz, sovrastati dalla tristemente famosa scritta “Arbeit macht frei”.
In occasione della Giornata della memoria 2022, Palombo aveva scritto: “Solo la consapevolezza dell’orrore di quel periodo può creare gli anticorpi necessari a prevenire l’antisemitismo”, ma anche a “risolvere i problemi contemporanei, combattendo il razzismo, l’antisemitismo, l’omofobia e tutte le forme di intolleranza che minacciano la nostra società, la nostra libertà e il rispetto di tutte le diversità”. I lavori dello street artist sul tema della Shoah sono stati pubblicati e analizzati in vari saggi internazionali, tra cui “Holocaust Icons in Art: The Warsaw Ghetto Boy and Anne Frank” scritto dalla storica israeliana Batya Brutin, critica d’arte e ricercatrice di arti visive della Shoah in Israele e nel mondo, vincitrice dello Yad Vashem Award alla carriera nel campo dell’educazione all’Olocausto.
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