Idan Yaron: “Io, infiltrato tra i coloni: regna l’odio”
Il racconto dell’antropologo israeliano e dei dieci anni tra i «giovani delle colline»: «Il movimento kahanista sostiene la supremazia ebraica e tiene in scacco il governo»
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Il racconto dell’antropologo israeliano e dei dieci anni tra i «giovani delle colline»: «Il movimento kahanista sostiene la supremazia ebraica e tiene in scacco il governo»
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Il racconto dell’antropologo israeliano e dei dieci anni tra i «giovani delle colline»: «Il movimento kahanista sostiene la supremazia ebraica e tiene in scacco il governo»
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GERUSALEMME. «Penso che quando guardi i margini capisci meglio cosa è il centro, i valori comuni, le norme, i comportamenti, i modi di pensare. È lungo i “confini” che si verificano i fenomeni più interessanti».
Questa frase riassume il motivo per cui Idan Yaron, sociologo e antropologo sociale, specializzato nell’estrema destra in Israele, ha trascorso gli ultimi dieci anni stringendo legami con i “giovani delle colline”, molti dei quali seguaci e discepoli di Meir Kahane.
Idan Yaron è sposato e ha sette nipoti, ha insegnato all’Università Ebraica di Gerusalemme ed è stato docente senior all’Ashkelon Academic College. È stato riservista nelle unità d’elite delle Forze di difesa israeliane e ha lavorato come consulente organizzativo presso la scuola di antiterrorismo dell’esercito. Ha pubblicato testi sull’etica militare e ora, dopo dieci anni, sta per pubblicare una storia estesa del movimento kahanista in Israele, a partire dall’ascesa della Jewish Defense League fondata dal rabbino Kahane negli Stati Uniti nel 1968, fino all’attuale partito Otzma Yehudit, guidato da Itamar Ben-Gvir, in Israele. «Sono un antropologo, ho fatto dell’osservare, partecipando, la mia missione. Così, faticosamente, sono stato prima tollerato e poi accolto in questi gruppi e ora sono per loro un volto familiare. Quando ho cominciato a raccogliere documenti su di loro tutti pensavano ai kahanisti come un piccolo gruppo stravagante e estremista, e probabilmente nel 2014 erano marginali anche per la destra. Molti non riuscivano a credere che i leader di un movimento considerato così marginale sarebbero così rapidamente arrivati al centro della scena, per quello comincio sempre a studiare dai margini».
Come definirebbe il movimento kahanista per chi, in Europa, non ne ha mai sentito parlare?
Innanzitutto mi lasci dire, da professore, che non si può pensare di capire cosa sta succedendo oggi in Israele e nei territori palestinesi senza sapere chi era il rabbino Meir Kahane e come la sua ideologia stia oggi influenzando il governo. Il dogma kahanista è un dogma di odio, è un movimento di odio come puoi vedere in altri posti del mondo, in particolare gli Stati Uniti, i neonazisti in Europa e alcuni altri gruppi che sono contro gli immigrati. È esattamente lo stesso fenomeno, nessuna differenza. I “giovani delle colline” ne sono espressione. Si definiscono razzisti, vogliono avere la supremazia ebraica nello Stato, una supremazia di destra nello Stato e vorrebbero vedere gli arabi eliminati, in un modo o nell’altro, o per lo meno non presenti nella terra di Israele e quando dicono la terra di Israele intendono il Grande Israele, l’Israele biblico, non l’Israele degli attuali confini. Ma quello che va dal Nilo all’Eufrate, costituito da tutto l’attuale Israele, i territori palestinesi, il Libano, gran parte della Siria, la Giordania e parte dell’Egitto. Vogliono contribuire ad una visione messianica, apocalittica, che raggiungerà la fine dei giorni. Molti dei giovani chiedono uno Stato guidato da un Re e governato da sinedrio, un sanhedrin (l’antico consiglio ebraico che aveva autorità religiosa e giuridica, ndr) sotto la legge della Torah. Questo è il risultato finale nella loro visione.
Nelle sue analisi, ci sono state delle tappe recenti che spiegano questa ascesa al potere?
Guardi, è stato un processo netto e persistente in cui la società israeliana è diventata sempre più di estrema destra. Parlando solo di questi dieci anni ne identifico due. Una è l’operazione Margine Protettivo, lanciata contro i palestinesi nella Striscia di Gaza nel 2014, e più in particolare le onde d’urto che ha generato nelle strade israeliane.
È un momento cruciale perché si è creata un’atmosfera pubblica che è servita come piattaforma eccellente per lo sviluppo di un’organizzazione come Lehava, che era allora agli inizi. (Lehava è un gruppo estremista fondato nel 2015 da Bentzi Gopstein, che chiede l’espulsione dei palestinesi, l’annessione della Cisgiordania allo Stato di Israele, il divieto di matrimoni misti e l’allontanamento dei cristiani dalla Terra Santa). Quell’anno, abbiamo visto la gente di Lehava scendere in piazza, guidare le ricerche di giovani arabi da “punire”. Sulla scia di questi incidenti il movimento si è gonfiato. Poi l’operazione Guardian of the Walls, del 2021, ha confermato la retorica Kahanista. Sostenere che tutti gli arabi sono uguali, che vogliono tutti annientare lo Stato di Israele e che quindi vadano tutti considerati terroristi da combattere. Dunque pensare che oggi alcuni ministri di questo governo vengano dal movimento kahanista, e siano ideologi per la nuova generazione dei “ragazzi delle colline”, dovrebbe allarmare tutti. Non solo gli israeliani che da più di un anno scendono in piazza.
Fa riferimento a Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, leader del partito israeliano di estrema destra Otzma Yehudit, colono, kahanista. Ieri gli Stati Uniti lo hanno accusato di «causare il caos» e «minare la sicurezza di Israele», dopo l’ultima dichiarazione: l’ipotesi della costruzione di una sinagoga sulla Spianata delle moschee.
Nell’immagine: Il ministro Ben Gvir sulla Spianata delle moschee
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