Un secolo nomade
Un importante studio sul cambiamento climatico ci avverte: sta per accadere qualcosa di sconvolgente
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Un importante studio sul cambiamento climatico ci avverte: sta per accadere qualcosa di sconvolgente
• – Redazione
La condanna della multinazionale svizzera riaccende il dibattito sugli strumenti di lotta alla corruzione d’impresa
• – Federico Franchini
Un luogo dove si eserciti la cooperazione, la comunicazione, la creatività, l’autonomia dell’allievo con maestri normali, né eroi né missionari
• – Adolfo Tomasini
L’agguato, gli spari, la morte dell’amico e collega nel racconto di Corrado Zunino, inviato di “Repubblica”, anch’egli ferito
• – Redazione
Un mondo in cui banca vuol dire finanza e la finanza si muove secondo principi che non hanno nulla di etico
• – Silvano Toppi
Dopo 14 mesi di guerra, la mediazione cinese entra finalmente in contatto con Kiev, ma il vero nodo da sciogliere è fra Washington e Pechino
• – Aldo Sofia
La situazione geopolitica ed i problemi energetici diventano pretesti per aumenti di prezzi immotivati – Lo sostiene Paul Donovan, capoeconomista UBS
• – Redazione
Una proposta "distensiva" che viene dal Financial Times
• – Redazione
Con il rischio per nulla remoto che ci si spari sui piedi
• – Redazione
Luci e ombre del viaggio di Sergej Lavrov in Centro e sud America
• – Yurii Colombo
Un importante studio sul cambiamento climatico ci avverte: sta per accadere qualcosa di sconvolgente
In anteprima le pagine iniziali dell’Introduzione del saggio «Il secolo nomade. Come sopravvivere al disastro climatico» (traduzione di Giuliana Olivero, Bollati Boringhieri) della britannica Gaia Vince, in libreria dal 2 maggio. L’autrice (1973) è scienziata di formazione, ricercatrice onoraria allo University College London e giornalista scientifica.
Un grande sconvolgimento è in arrivo. Trasformerà tutti noi e il nostro pianeta. Nel Sud del mondo, i cambiamenti climatici estremi spingeranno un gran numero di persone ad abbandonare le proprie case, con vaste regioni che diventeranno inabitabili; nel Nord del pianeta, dove il clima è più confortevole, le economie faticheranno a sopravvivere ai cambiamenti demografici, con una forte carenza di forza lavoro e una popolazione anziana impoverita.
Nei prossimi cinquant’anni, temperature più elevate unite a un’umidità più intensa faranno sì che vaste aree del pianeta saranno inabitabili per 3,5 miliardi di esseri umani. In fuga dai tropici, dalle zone costiere e dalle terre un tempo coltivabili, enormi masse di persone dovranno cercare nuovi luoghi in cui poter vivere; e tutti noi, o saremo tra di loro o tra coloro che li dovranno accogliere. Questa migrazione è già iniziata: abbiamo già visto i flussi di persone che fuggono dalle zone colpite dalla siccità in America Latina, Africa e Asia, dove l’agricoltura e altre forme di sostentamento rurale sono diventate impossibili. Gli spostamenti dovuti al clima si aggiungono alla massiccia migrazione già in atto, in tutto mondo, verso le città. Nell’ultimo decennio il numero di migranti a livello globale è raddoppiato, e con il riscaldamento del pianeta il problema di cosa fare in merito alle popolazioni di sfollati in rapido aumento diventerà sempre più urgente.
Non c’è dubbio che stiamo affrontando un’emergenza che coinvolge l’intera specie umana, tuttavia siamo in grado di gestirla. Possiamo sopravvivere, ma per farlo sarà necessaria una migrazione pianificata e ben organizzata, un tipo di movimento su scala planetaria che l’umanità non ha mai intrapreso prima d’ora. Si sta finalmente iniziando ad affrontare l’emergenza climatica. Tuttavia, mentre le nazioni si mobilitano per ridurre le emissioni di anidride carbonica e cercano di adattare a condizioni più calde i luoghi a rischio, c’è un elefante nella stanza: in ampie porzioni del pianeta, le condizioni stanno già diventando estreme e non c’è modo di adattarsi. Già ora, nel mondo, i giorni in cui le temperature superano i 50 °C sono raddoppiati rispetto a trent’anni fa: questo livello di calore è letale per gli esseri umani, ma anche estremamente problematico per edifici, strade e centrali elettriche. In sostanza, rende un’area invivibile.
Questo esplosivo dramma planetario richiede una risposta umana dinamica, e le soluzioni sono nelle nostre mani. Se vogliamo costruire una società globale più resiliente a beneficio di tutti, dobbiamo aiutare le popolazioni minacciate a passare da condizioni di pericolo e povertà a condizioni di sicurezza e benessere. Spostamenti umani su una scala mai vista prima domineranno questo secolo e riconfigureranno il nostro mondo. Questo processo potrebbe diventare una catastrofe oppure, se gestito bene, la nostra salvezza. Le persone dovranno trasferirsi per sopravvivere.
Ingenti popolazioni dovranno migrare, e non solo verso le città più vicine, ma anche da un continente all’altro. Coloro che vivono in regioni con condizioni climatiche più tollerabili, soprattutto le nazioni situate alle latitudini settentrionali, dovranno accogliere milioni di migranti in città sempre più affollate, al contempo adattandosi loro stessi alle esigenze imposte dal mutamento climatico. Dovremo creare città completamente nuove vicino ai poli del pianeta, in territori freddi che si stanno rapidamente liberando dai ghiacci. Alcune zone della Siberia, ad esempio, registrano già temperature di 30 °C per più mesi consecutivi.
Ovunque stiamo vivendo ora, questa migrazione avrà un impatto su di noi e sulla vita dei nostri figli. Può sembrare ovvio che il Bangladesh, un Paese in cui un terzo della popolazione vive lungo una costa bassa e in continua erosione, stia diventando inabitabile. (Si prevede che entro il 2050 più di 13 milioni di bangladesi – quasi il 10 per cento della popolazione – lasceranno il paese). O che nazioni desertiche come il Sudan stiano diventando invivibili. Ma nei prossimi decenni anche alcune nazioni ricche saranno gravemente colpite: ne risentirà l’Australia, afflitta da climi torridi e dalla siccità, così come alcune regioni degli Stati Uniti, con milioni di persone che saranno costrette a lasciare città come Miami e New Orleans per cercare condizioni migliori in stati più freddi come l’Oregon e il Montana. E sarà necessario costruire nuove città per ospitarle.
Nella sola India, quasi un miliardo di persone sarà a rischio. Un altro mezzo miliardo dovrà spostarsi all’interno della Cina e altri milioni nell’America Latina e nell’Africa. Il prezioso clima mediterraneo dell’Europa meridionale si è già spostato a nord, lasciando dietro di sé condizioni desertiche dalla Spagna alla Turchia. Nel frattempo, alcune zone del Medio Oriente sono già diventate intollerabili a causa dell’aumento della temperatura, della mancanza d’acqua e della povertà dei suoli.
Dunque le persone inizieranno a partire. Lo stanno già facendo.
In un nuovo CD gran parte della trionfale serie di concerti che Antonello Venditti e Francesco De Gregori hanno proposto in coppia per oltre un anno e mezzo
Charles M. Schulz: i cento anni del papà dei Peanuts