Il corpo e il coraggio
Il racconto di Anna
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Il racconto di Anna
• – Redazione
Le ripercussioni delle votazioni: ma non è detto che sia la fine dell’onda verde
• – Daniele Piazza
Motivi e prospettive della domenica nera del fronte ambientalista
• – Aldo Sofia
Grande attesa per il primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, a Ginevra. Ma cosa bisogna aspettarsi?
• – Riccardo Bagnato
Dopo l'esito della votazione sulla nuova Legge di polizia per la lotta al terrorismo
• – Marco Züblin
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Dura Protesta del sindacato giornalisti ATG su silenzi, reticenze e critiche di chi governa
• – Redazione
Biden aveva prospettato un'imposta di oltre il 20% per i colossi mondiali. Si è già scesi al 15%, e non mancheranno escamotage e trucchi per affossare il progetto
• – Aldo Sofia
Riferire, raccontare, documentare, fra disponibilità, sfiducia e regole professionali
• – Redazione
Pensieri riassuntivi del Corvo
• – Franco Cavani
“Il corpo è mio e lo gestisco io”
Era questo il grido che si levava dalle manifestazioni femministe negli anni ’70. Mezzo secolo fa.
Lo slogan che portava molte donne alla consapevolezza del forte bisogno di ribellarsi e di reagire al dominio e all’oggettivazione del loro corpo dettato dal patriarcato.
Uno slogan che non perde di verità anche adesso. Oggi come ieri le donne sentono il bisogno di ripartire dai loro corpi, di poterli gestire autonomamente. Sottrarli al dominio di un sistema che toglie loro autonomia decisionale e soprattutto la forza di reagire a soprusi.
Autogestione è questo. È coltivare la forza di percorsi di autodeterminazione.
Sono arrivata ad esserne consapevole solo dopo aver raggiunto il livello massimo di condizionamenti dettati da un patriarcato che gioca sulla apparente debolezza e semplicità di giovani donne ancora prive di strumenti per rispettare se stesse.
Rendevo il mondo ogni giorno più fiero di me. Eseguivo ordini apparentemente autoimposti che mi portavano alla dipendenza dal sogno di una libertà letta su cartelloni pubblicitari e profili Instagram da milioni di followers. Ero fiera di me.
Sempre più fiera e sempre più infelice, spenta, trasparente, senza identità.
Ci ho messo 6 mesi per riuscire a raggiungere solo il desiderio di disintossicarmi da tutto ciò. Mi sono poi autorizzata anche all’attivismo per far capire che si può. Si può uscire di lì.
Unite possiamo, insieme con la forza della sorellanza diventeremo gocce dell’onda del cambiamento.
È ancora necessario dire “i corpi sono nostri e ce li autogestiamo”. La nostra forza parte da qui. E da qui potremo sentirci autorizzate ad autogestirci in tutto. Insieme possiamo essere una forza nuova, solidale, una forza per fermare gli abusi, le discriminazioni e i femminicidi.
Solo sentendoci individui, anzi, individue libere e uguali ma uniche come lo siamo ora qui oggi, possiamo essere davvero autonome e autogestite ed uscire insieme dalla subalternità.
Voglio continuare a gridare per tutte coloro che non hanno voce. Ma vorrei ancora di più mostrare quanto è bello camminare sul sentiero della libertà.
“Sorella, io ti credo!”
A Lugano si discute di “ricostruzione” mentre in Ucraina infuria la guerra e nel mondo non si parla che di armi. Di Bruno Brughera
La strategia digitale, soprattutto se volta sostanzialmente alla razionalizzazione e al puro guadagno economico non rispetta certo gli obiettivi di un servizio pubblico - Di...