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Lelio Demichelis
Lelio Demichelis
La pedagogia del Partito comunista cinese, e...
• 1 Ottobre 2021 – Lelio Demichelis

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Scandalosissima e totalitaria Cina, vergognati! Fai il lavaggio del cervello alla gente, iniziando dai bambini e dalle scuole. Cosa che hanno fatto già tutti i totalitarismi (ma non solo) del Novecento e che rifà oggi anche la Cina non di Mao ma quella diventata seconda/prima potenza economica del mondo. Contro cui opponiamo i sottomarini nucleari, ma anche i media, oggi inorriditi dal fatto che l’indottrinamento cinese preveda non solo il culto del partito ma anche quello del presidente Xi Jinping.

Da settembre gli alunni delle scuole elementari hanno iniziato infatti a studiare una nuova materia: “il pensiero di Xi Jinping”. Dove Xi Jinping non è tanto il piccolo padre, come si faceva chiamare Stalin, ma il nonno della Cina e dei bambini, con un nuovo tocco di familiarità che non guasta mai.

E molti media occidentali hanno scritto di un ulteriore processo di colonizzazione ideologica – ma anche personalistica – della mente dei giovani che ormai va appunto dalle elementari fino all’università, dove già da tempo il pensiero di Xi Jinping peserebbe nei corsi accademici. Agli insegnanti viene dunque demandato il compito di piantare nei cuori dei giovani i semi dell’amore per il Partito, la patria e il socialismo, come si legge nelle istruzioni emanate dal governo cinese. E ancora: “Le scuole primarie si concentreranno sulla coltivazione dell’amore per il Paese, il Partito comunista e il socialismo. Nelle scuole medie, l’attenzione sarà invece focalizzata sulla combinazione di esperienza percettiva e studio della conoscenza, per aiutare gli studenti a formare giudizi e opinioni politiche di base”, ovviamente secondo l’ideologia ufficiale. Nei college, invece, “ci sarà una maggiore enfasi sul pensiero teorico”. A questo si è aggiunta una campagna di moralizzazione per limitare l’uso dei videogame online (tre ore a settimana), cancellando i talent show in Tv e allo stesso tempo promuovendo una immagine più virile dell’uomo tra i giovani. Ma ciò che marcherebbe davvero la strategia di Xi Jinping – secondo le critiche occidentali – è la sua pervasività. Finalizzata a maggiorare/affinare la capacità di cattura e di controllo da parte del Partito su affari, mass/social-media, cultura e istruzione – sulla vita intera dell’uomo. Costruendo fin da piccoli gli uomini nuovi necessari alla Cina di domani.

Scandaloso, tutto questo? Ma è esattamente ciò che fa anche il capitalismo e il sistema tecnico nel mondo occidentale, la differenza è che l’occidente si dice democratico, la Cina no. Anche in occidente infatti, a partire dalle scuole fino alle università, con accompagnamento di media e di social, si insegna un pensiero unico e un modello esistenziale, quello dell’ideologia neoliberale e della ragione solo calcolante; si insegna che bisogna adattarsi velocemente all’innovazione tecnologica quale che sia e alle esigenze della rivoluzione industriale; che bisogna valorizzare non se stessi come persona, ma il proprio capitale umano per vendersi meglio sul mercato (povero Socrate!); che si deve essere e vivere come imprenditori di se stessi in un regime di concorrenza infinita; che importante è acquisire competenze a fare (hard o soft skill che siano) e non conoscenza per pensare. E la pubblicità non è forse una forma di propaganda capitalistica (lo scriveva già Günther Anders in L’uomo è antiquato), per farci consumare sempre di più, una propaganda come o forse peggio (perché molto più invasiva, pervasiva e persuasiva) della propaganda politica? E la Silicon Valley non è forse una fabbrica di immaginari collettivi e di ideologia, prima che di tecnologia? E il tecno-capitalismo non vuole produrre anch’esso il suo uomo nuovo, formattandolo fin da piccolo sia attraverso il consumismo (da rileggere I persuasori occulti di Vance Packard, libro degli anni ’50 ma attualissimo anche in tempi di micro-targeting), sia con videogiochi e smart-phone e tecnologie-giocattolo? E non vive forse anche l’occidente nel culto della personalità, soprattutto non politica ma imprenditoriale (i guru, i visionari, i creativi) – arrivando a quello che era un grande giornale italiano e che si sta dedicando da settimane alla costruzione mitopoietica di Elon Musk quale modello virtuoso per i giovani italiani? Ma allora: dov’è la differenza con la Cina che celebra Xi Jinping? Prima di scandalizzarci per la Cina (comunque giusto e doveroso) che colonizzerebbe le menti di giovani innocenti ingegnerizzandoli psichicamente con lo stampino dell’ideologia, dovremmo cominciare a scandalizzarci di noi stessi: dei nostri modelli pedagogici (che devono piantare nei cuori dei giovani i semi dell’amore per il mercato, la tecnologia e la competizione) e che rifuggono a priori dal pensiero critico; scandalizzarci dell’ideologia neo-liberale e tecnologica che ci è entrata dentro diventando la nostra forma di vita quotidiana (produrre-consumare-produrre-consumare…oggi anche o soprattutto dati), impedendoci di immaginare altro e di meglio; scandalizzarci per le celebrazioni ad Angela Merkel come grande leader quando in realtà ha demolito l’idea di Europa e di solidarietà (generando populismi ovunque), ha praticato la macelleria sociale sui greci (e non solo), ha vissuto nel dogma dell’austerità quando invece servivano più Stato e più spesa pubblica in funzione anticiclica; scandalizzarci del nostro culto per il denaro e del nostro feticismo infantile per la tecnologia.

Tutti pezzi, questi, di un modello pedagogico/ideologico neoliberale e tecnofilo a prescindere che da tempo ha colonizzato le nostre menti per maggiorare la capacità di cattura e di controllo da parte del capitale e della tecnologia sulla vita intera dell’uomo. Da cui discende poi anche il no svizzero alla tassa sulla CO2 e alla iniziativa 99% e gli industriali del mondo che vogliono tornare a prima della pandemia, producendo ancora più ingiustizia ambientale (non pensando alle future generazioni) e ingiustizia sociale; e pure il voto in Germania, dove per principio ideologico neoliberale ormai introiettato non si cambia nulla o si cambia troppo poco. Anche davanti a un cambiamento climatico sempre più drammatico.






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