Il potere occulto di Yann Sommer
Due rigori parati a Sergio Ramos, uno a Mbappé, uno a Jorginho: qual è il segreto?
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Due rigori parati a Sergio Ramos, uno a Mbappé, uno a Jorginho: qual è il segreto?
• – Libano Zanolari
Qualche riflessione sul nuovo Municipio di Lugano
• – Marco Züblin
Accettare la fragilità, rinunciare all'idolatria dell'identità - La filosofia al tempo del virus
• – Redazione
Qualche possibile candidatura per un premio all’irragionevole approssimazione, fra presunte responsabilità e tesi discutibili
• – Enrico Lombardi
I fantasmi che in passato hanno rovinato vite intere non sono ancora scomparsi
• – Pepita Vera Conforti
• – Franco Cavani
26 settembre, si vota per l'iniziativa "99%": in Svizzera l'1% dei più ricchi possiede oltre il 40% del capitale complessivo. Tassare maggiormente i redditi da capitale più elevati per aiutare la stragrande maggioranza della popolazione
• – Aldo Sofia
Intervista di Lorenzo Erroi all'ex consigliere di Stato, in occasione della pubblicazione della sua biografia
• – Redazione
Secondo l’attivista Andri Snær Magnason (sabato a ChiassoLetteraria) non basta più dire che occorre agire. Occorre agire.
• – Simona Sala
L’escalation no vax è il conto che paghiamo ad anni di ambiguità e irresponsabilità politica
• – Redazione
Due rigori parati a Sergio Ramos, uno a Mbappé, uno a Jorginho: qual è il segreto?
Il portiere che “ipnotizza” chi s’appresta a calciare un rigore è un modo di dire comune al linguaggio sportivo di tutto il mondo: naturalmente è inteso in senso lato, metaforico; se fosse scientificamente vero, provato, la Fifa dovrebbe impedire a quel portiere di scendere in campo: povero Sommer, dovrebbe chiudere la sua brillante carriera, per “comportamento antisportivo, fraudolento”.
Eppure… qualcosa di vero c’è: non però nel senso di chi ha la capacità (“a me gli occhi!”) di farti fare ciò che vuole, di renderti schiavo della sua volontà. Nel nostro caso la realtà (la verità) è molto banale, più vicino al “trucco” delle tre carte o dell’asso nella manica, e tuttavia, per quanto “terre à terre,” attiene in un certo senso al para-normale, al magico legato alla forza mentale.
Il segreto di Sommer, che a questo punto ha fermato tutti i più grandi rigoristi del momento, parte da una massima che vale per tutti gli sport e per tutti i casi della vita: non si deve assolutamente mostrare paura di fronte all’avversario: non si deve scendere in campo come contro l’Italia che vinse 3 a 0 ai recenti Europei, a Roma.
Non seguendo la tendenza del momento che vuole il portiere in moto orizzontale sulla linea nel tentativo di confondere le idee a chi tira, Sommer resta a lungo immobile, spiazzando mentalmente l’avversario: all’ultimo istante, ecco la mossa: Sommer, proprio quando Jorginho alza la testa per vedere il suo comportamento, si sposta leggermente sulla sua destra: a questo punto l’italo-brasiliano è convinto di avere gioco facile: e infatti batte debolmente sulla sinistra a metà strada fra il portiere e il palo: Sommer para, senza nemmeno troppo affanno.
L’osservatore superficiale parlerà di tiro mancato: vero e falso nello stesso tempo.
Vero perché la palla non è entrata, falso perché Jorginho poteva permettersi un tiro di quel genere, se Sommer fosse stato spiazzato. Ma non lo era, era un trucco, una finta, lui non era affatto sbilanciato dall’altra parte.
Sommer è assurto a fama mondiale quando ha parato due rigori a Sergio Ramos nella stessa partita: il primo, calciato bene, con una grande reazione.
Sul secondo Sergio Ramos, il miglior rigorista del calcio spagnolo, è apparso come “paralizzato”, “ipnotizzato”, non in senso “scientifico-paranormale” ma semplicemente nel senso molto umano della paura di non farcela: infatti più che un tiro, il suo rigore è stato un passaggio al portiere. Una resa.
Ma allora: allora l’ha ipnotizzato! No, gli ha tolto la convinzione, la sicurezza, Sergio Ramos non ci credeva più.
Anche quando Berardi si è presentato solo davanti a lui, Sommer ha applicato lo stesso principio: dare l’impressione di essere facilmente battibile, inducendo l’avversario al tocco in sicurezza, tanto è fatta… Ma allora l’ha ipnotizzato! Fate voi… Per il resto la Svizzera di Yakin, priva di 5 titolari e mezzo (Gavranovic) ha dapprima corso e picchiato molto (con Steffen, specialmente), e contrariamente a quanto ha affermato l’allenatore (i capi non la raccontano mai giusta, difendono se stessi) non ha mai controllato il gioco. Quando nell’ultima mezz’ora sono entrati Zakaria e Vargas il tasso tecnico è nettamente aumentato e la partita si è fatta equilibrata.
Purtroppo s’è visto che Rodriguez sulla fascia resiste solo un tempo: non ce la fa più a difendere e ad attaccare. Il Torino l’aveva tolto dalla prima squadra.
Petkovic l’ha riciclato con successo in una difesa a tre. Yakin, che ha trovato (complimenti!) Frei e Aebischer dovrà prendere una decisione delicata già mercoledì prossimo in Irlanda, dove ritroverà Frueler. L’Italia dovrà ora battere l’avversario più debole, la Lituania, che però ha perso in Svizzera solo per uno a zero.
I drammi e le contraddizioni della Storia possono trovarsi anche dentro una partita. Saperlo può essere utile per fare davvero un passo avanti (tutti, e non solo al Mondiale)
Si ha l’impressione che il presidente USA non l’abbia sparata a caso. Ma perché?