Il ritorno del “rosso-bruno” che vince a Bratislava
In Slovacchia vittoria elettorale dell’ex premier Fico (oggi iper-populista, xenofobo, e pro-Putin) costretto 5 anni fa a dimettersi per pesanti sospetti per l’assassinio di un giornalista
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
In Slovacchia vittoria elettorale dell’ex premier Fico (oggi iper-populista, xenofobo, e pro-Putin) costretto 5 anni fa a dimettersi per pesanti sospetti per l’assassinio di un giornalista
• – Aldo Sofia
In Russia stamane il record storico della moneta americana nei confronti rublo; per Putin si complica l’obiettivo di contrastare il dominio del dollaro, un pilastro della sua strategia internazionale
• – Yurii Colombo
Biden senza seri rivali per le primarie democratiche. Ma dov’è finita la sinistra, che dietro Bernie Sanders era sembrata così forte alle ultime elezioni?
• – Redazione
A Pregassona la Lega presenta la proprie liste elettorali… a tavola
• – Enrico Lombardi
Al MASI di Lugano, nella sede del LAC, 300 capolavori della Graphische Sammlung del Politecnico federale di Zurigo in mostra fino al 4 gennaio 2024 – Un’esposizione da non perdere
• – Michele Ferrario
Il Teatro Sociale di Como inaugura la stagione 2023/24 con "Die Zauberflöte" di Mozart
• – Redazione
Uno spot pubblicitario sta facendo discutere tutta Italia (a cominciare, naturalmente, dai politici)
• – Paolo Di Stefano
Una nuova raccolta di poesie dell’intellettuale troppo trascurato nella Svizzera italiana
• – Sergio Roic
Il vecchio Rupert molla, ma non è detto che sia una buona notizia
• – Redazione
I due esponenti dell’UDC gestiscono una fiduciaria che per oltre un anno ha operato senza una persona iscritta all’apposito albo. Il caso è stato segnalato all’Autorità di vigilanza cantonale
• – Federico Franchini
In Slovacchia vittoria elettorale dell’ex premier Fico (oggi iper-populista, xenofobo, e pro-Putin) costretto 5 anni fa a dimettersi per pesanti sospetti per l’assassinio di un giornalista
Socialdemocratico (fondatore del partito Smer) ma simpatizzante dell’estrema destra illiberale polacca e ungherese (il magiaro Victor Orban ha subito espresso grande soddisfazione – “un piacere per noi patrioti, e non vedo l’ora di collaborarci” – Fico è obiettivamente un politico inquietante. Tre volte premier in passato (allora europeista a sufficienza per ottenere i sussidi di Bruxelles necessari per rilanciare l’economia del paese), al potere per un periodo di dodici anni, costretto alle dimissioni per uno scandalo che scosse il paese e lo sfiorò pesantemente, è nel frattempo diventato una sorta di crociato di un sovranismo che in politica estera nemmeno è paragonabile a quello dell’italiana Giorgia Meloni: ora è pubblicamente anti-Nato, contrario alla presenza di contingenti statunitensi nella sua nazione, pro-putiniano e xenofobo, ha più volte dichiarato che Bratislava (che in realtà ha arsenali militari assai limitati) non dovrà più consegnare una sola pallottola all’Ucraina: aiuto umanitario sì, ma non soccorso militare.
Posizioni legittime, e legittimamente premianti nell’ultima votazione, nonostante un altissimo grado di manipolazione propagandistica da parte dei servizi russi. Ciò che è inquietante, semmai, è che Fico uscì allora precipitosamente dall’arena politica, appunto nel 2018, dopo l’assassinio del giovane giornalista Jan Kurciak, un mastino delle inchieste sulla criminalità infiltratasi in Slovacchia, freddato insieme alla compagna Martina da un commando di sicari penetrato nella loro casa. Il reporter stava investigando da tempo sui legami tra la ‘ndrangheta calabrese (che in Slovacchia aveva trovato un autentico “pozzo dei miracoli” frutto di malaffare e corruzione) e due massimi esponenti della cerchia dell’allora premier: la sua consigliera personale, ex modella, e il suo capo della sicurezza nazionale. Autentica “banda criminale”, sentenziò la magistratura. Nell’ultimo lustro il “rosso-bruno” ora tornato alla vittoria elettorale ha passato gran parte del suo tempo a schivare i giudici anche per altre accuse. Non sorprende dunque che fra i suoi più ferrei propositi vi sia anche quello di riformare la giustizia, evidentemente per sottometterla al partito al potere, come avviene a Budapest e Varsavia.
Certo, non basta un ritratto così fosco per derubricare ad episodio marginale la vittoria di Robert Fico (quasi un quarto dei suffragi), corroborata dall’affermazione di un partito di estrema destra che ha superato la quota del cinque per cento per entrare in parlamento, che è anche più putiniano, e disponibile ad allearsi al leader di Smer. Per gli occidentali (già in allarme per la crescita dell’estrema destra nazionale ADF in Germania) un altro tassello va comunque ad aggiungersi alle preoccupazioni per la “war fatigue” rispetto all’Ucraina che attraversa non solo l’Europa, ma anche gli Stati Uniti di Joe Biden, costretto nelle ultime ore a cancellare un pacchetto di sei miliardi di dollari in ulteriori aiuti militari a Kiev, per potersi garantire un accordo con i repubblicani ed evitare il default dell’amministrazione washingtoniana.
Si vedrà nelle prossime settimane se Fico (che il gruppo socialista al parlamento europeo non aveva avuto la prontezza e il coraggio di espellere per i suoi trascorsi giudiziari e la sua involuzione anti-democratica) riuscirà a formare la coalizione indispensabile per tornare alla guida della Slovacchia. Ma ancora non si vedono eventuali alternative, dato che i liberali europeisti e anti-Mosca del suo principale concorrente Michal Simecka sono staccati di cinque punti percentuali.
Così, già oggi, il vincitore incontrerà il capo dello Stato, la giovane progressista Zuzana Caputova: che “bulldog Fico” arrivò a definire “cagna” e “puttana”. Lei lo ha denunciato, ma dopo aver subito anche anonime minacce di morte, ha annunciato di non volersi ripresentare alle prossime presidenziali. Ecco dunque l’uomo di cui parla oggi tutta l’Europa politica. L’uomo che ripropone i conati di una estrema destra, falsa nella sua definizione socialdemocratica, che si impone nel 55esimo anniversario di quell’intervento a Praga dei carri armati sovietici che spezzarono l’esperienza di Alexander Dubcek. Lo slovacco di Bratislava, diventato giardiniere dopo aver sognato, all’interno della ferrea logica del Patto di Varsavia, un socialismo dal volto umano. E pretendete che Putin, riabilitatore di buona parte dell’esperienza dell’Urss, oggi non festeggi?
Nell’immagine: Robert Fico
Annotazioni su democrazia, convivenza, giustizia e altri valori da difendere strenuamente e quotidianamente, anche da noi
Per fare passi avanti nella prevenzione dei femminicidi occorre disinnescare alla base la cultura maschilista e patriarcale